Ansa» 2009-02-10 19:07
DARWIN: L’EVOLUZIONE IN MOSTRA AL PALAEXPO’
di Nicoletta Castagni
ROMA - Un armadillo di nome Charlie, futuro beniamino dei romani, un’iguana, alcune tartarughe, la grande mappa del viaggio di cinque anni sul Beagle, i celebri taccuini e lo schema del ’corallo della vita’, primo abbrozzo della teoria evoluzionistica: Charles Darwin arriva a Roma con la bella mostra che dal 12 febbraio a Palazzo delle Esposizioni ne celebra i duecento anni dalla nascita. Un’importante rassegna scientifica, forse la più esaustiva realizzata sul naturalista inglese, che con le sue idee rivoluzionò il mondo.
Presentata alla stampa, ’Darwin 1809-2009’ è stata organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo e da Codice. Idee per la cultura e si basa su una mostra organizzata dall’American Museum of Natural History di New York in collaborazione con il Museum of Science di Boston, The Field Museum di Chicago, il Royal Ontario Museum di Toronto e il Natural History Museum di Londra. "L’aristocrazia mondiale dei musei", ha chiosato il direttore generale Mario De Simoni, che ha parlato di "esperimento nuovo per il Palaexpò, ma anche per l’Italia" (dopo Roma, la mostra sarà a Milano, alla Rotonda della Besana dal 4 giugno e a Bari, al Castello Svevo, da novembre).
"Una straordinaria mostra scientifica, ma visivamente appagante", ha aggiunto il nuovo presidente dell’Azienda Speciale Palaexpò, un’emozionata Ida Gianelli, che, insediatasi ieri, non ha voluto mancare questo primo appuntamento. Arricchito, rispetto all’edizione anglosassone, con due sezioni inedite, dedicate rispettivamente al darwinismo in Italia e all’origine dell’uomo. Un ulteriore approfondimento ideato da Telmo Piovani, che affiancato i curatori Niles Eldredge e Ian Tattersal, definiti da De Simoni "tra i maggiori evoluzionisti del momento". Decisamente soddisfatto dell’allestimento romano, emozionante e pieno di luce, Eldredge ha spiegato che lo scopo della mostra è quello di raccontare il processo creativo che sta dietro alle terorie darwiniane.
E se "Darwin ci ha lasciato ìqualcosa come 13 milioni di parole, tra taccuini, lettere, libri, e quindi è facile ricostruire la sua lunga avventura", il taglio individuato è stato quello di mettere in risalto il lato della ricerca scientifica. Questa è "un’attività profondamente umana", non dissimile da qualsiasi altra produzione culturale, contraddistinta dalla creatività. Le sezioni introduttive illustrano la scienza prima di Darwin, per introdurre quindi alla sua giovinezza, la difficoltà di trovare la strada giusta, poi i cinque anni in mare, a bordo della nave Beagle, e le sue più importanti fonti di ispirazioni. Non solo le Galapagos, ma anche il Sudamerica, l’Australia e le ricerche del geologo Giambattista Brocchi, che lo avevano molto influenzato.
"Senza Brocchi - ha detto Eldredge - non ci sarebbe stato Darwin", come dimostrano gli appunti del 1832, che precedono di tre anni la sosta alle Galapagos. La mostra indaga il dibattito dopo la pubblicazione del ’L’origine delle specie’ fino ad arrivare all"Origine dell’uomò, che viene approfondito in una suggestiva sezione conclusiva che spiega lo stato attuale della ricerca.