25 aprile, Napolitano: fare l’Italia nuova
Le celebrazioni per il 63mo anniversario della liberazione dal nazifascismo sono iniziate con una cerimonia ufficiale a Roma, all’altare della Patria, alla quale ha partecipato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del consiglio Romano Prodi, ministri e pochissimi parlamentari. Spiccavano Francesco Rutelli e Gianni Alemanno, candidati sindaci di Roma. Ostentatamente assente Silvio Berlusconi, l’uomo che definisce il mafioso Mangano, un "eroe". Ha detto che non ci sarà alle manifestazioni perché deve lavorare. D’altronde, nei cinque anni in cui è stato presidente del Consiglio non ha mai preso parte alle celebrazioni per il 25 aprile.
Napolitano sabato, ricevendo le associazioni d’arma, aveva detto: «Credo sia importante che gli italiani mantengano costantemente viva la memoria e consapevole la coscienza delle diverse tappe e componenti del processo di maturazione e di lotta che ha condotto il nostro Paese alla Liberazione».
La Liberazione, in realtà, ricorda Napolitano «non fu soltanto il coronamento di una luminosa rinascita» che era stata sognata durante «tutto lo scuro periodo del nazifascismo e della guerra, ma anche e soprattutto una promessa: la promessa di un’Italia nuova, di una vera costituzione dei cittadini, di una democrazia reale, una promessa di sviluppo economico e sociale per tutto il Paese». «Siamo spronati ad un impegno maggiore per mantenere quella promessa» dobbiamo dire che «quei principi vanno vissuti quotidianamente».
Tutti gli italiani devono concorrere a «tenere alti i principi ed i valori anche morali che hanno ispirato la stesura del documento fondante della nostra vita democratica, principi che si esprimono nei diritti e nei doveri sanciti nella Costituzione e vanno apprezzati e coltivati».
«Se l’indifferenza è quello che resta dopo tanti anni», ha ricordato il generale Calamani, eroe di quella parte della Resistenza che fu combattuta dai militari regolari delle forze armate, «quello che abbiamo fatto non è servito a niente: a Cefalonia, a Montelungo, a Sant’Anna di Stazzema. Lo sappia chi dice che il 25 aprile deve essere abolito».
* l’Unità, Pubblicato il: 25.04.08, Modificato il: 25.04.08 alle ore 17.50