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ELEZIONI USA. Politica e Religione....

USA ED EUROPA. LA DEMOCRAZIA, LO SPIRITO DI FILADELFIA DI OBAMA, E L’INTEGRALISMO DELLE CHIESE INVISIBILI. L’analisi di Barbara Spinelli - a cura di pfls

L’Islam integralista in Francia è cresciuto in scantinati adibiti al culto, non nelle moschee visibili dove aleggiano forse pensieri ostili ma almeno c’è luce.
domenica 4 maggio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] per risolvere i conflitti occorre complicare e non semplificare, negandoli: «La rabbia non sempre è produttiva; anzi, fin troppo spesso distoglie l’attenzione dalla risoluzione dei problemi reali; ci impedisce di guardare in faccia le nostre responsabilità per la condizione in cui ci troviamo e impedisce alla comunità afro-americana di stringere quelle alleanze di cui ha bisogno per produrre un cambiamento reale. Ma la rabbia è reale; è molto forte; e limitarsi a desiderare che (...)

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> ELEZIONI USA. ---- Valanga voto anticipato. Obama in testa di 6 punti.

domenica 2 novembre 2008

ELEZIONI USA 2008

Valanga voto anticipato

Obama in testa di 6 punti

Si prevede affluenza record. Un professore di Oxford pagato per dimostrare che un ex terrorista ha scritto l’autobiografia del senatore democratico

WASHINGTON - Ultime battute della campagna presidenziale americana, con i due sfidanti impegnati a conquistare i voti degli indecisi in un pugno di Stati considerati determinanti per l’esito del voto del 4 novembre. Obama rimane saldamente in vantaggio nei sondaggi, con un più 6 per cento secondo l’indagine quotidiana di Zogby per Reuters-C/SPAN (50 per cento contro il 44 per cento di John McCain), cifra confermata dalla media dei sondaggi operata da Pollster (50,2 contro 43,8). A 48 ore dal voto la tendenza delle intenzioni di voto in favore del candidato democratico si può dire sia rimasta invariata per tutta la durata della campagna elettorale, evento con pochi precedenti.

Il fattore più sorprendente di questi ultimi scorci di campagna è senz’altro la corsa al voto anticipato nei 30 Stati dove questa possibilità è offerta agli elettori. Sono ben 20 milioni gli americani che hanno scelto di recarsi alle urne o di inviare per posta la scheda prima del 4 novembre e in Stati decisivi come la Florida e l’Ohio le file ai seggi sono notevoli. Secondo gli analisti l’affluenza finale alle urne per queste presidenziali potrebbe segnare un record storico, arrivare a toccare le punte degli anni 60 o forse addirittura conquistando il primo posto nell’ultimo secolo.

La maggioranza di questi elettori, secondo i sondaggi, preferisce il senatore democratico. Ma ci sono ancora 20 milioni di elettori indecisi ed è per loro che i due candidati spendono in queste ore le loro ultime energie. Dalla scelta dei luoghi dei comizi, che ormai si susseguono senza sosta in diversi Stati nel giro delle 24 ore, si può avere un’indicazione del tono della campagna: difensivo da parte di McCain, che punta su Pennsylvania e New Hampshire (Stati vinti da Kerry nel 2004) per tentare di rovesciare a favore dei repubblicani il conteggio dei voti elettorali, temendo che alcuni dei grandi Stati conquistati da Bush 4 anni fa (come Florida e Ohio) saranno espugnati da Obama.

Ieri Obama è volato dal Nevada al Coloradio al Missouri, dopo essere apparso in Iowa e Indiana - tutti Stati che hanno votato repubblicano quattro anni fa. Oggi sarà in Ohio - lo Stato che decretò la vittoria di Bush nel 2004 - e in Virginia domani, dove i democratici non vincono da trent’anni.

Ingente l’impegno di spesa per questi viaggi e le relative campagne pubblicitarie. Dal 21 al 28 ottobre, la campagna di Obama ha speso circa 21,5 milioni di dollari in pubblicità elettorale, rispetto ai 7,5 milioni del senatore repubblicano. Oltre il 70% di questa spesa si è concentrata negli Stati repubblicani. Venerdì è stata lanciata un’altra serie di affissioni e spot in North Dakota, Georgia e persino in Arizona, a casa di McCain - mossa che è suonata più come una provocazione che una reale intenzione di strappar voti.

McCain, intanto, ha passato il venerdì in Ohio, ieri è stato in Virginia e andrà in Pennsylvania, l’unico grande Stato democratico che può costituire una speranza di rimonta per i repubblicani. Qui i sondaggi però danno ancora i democratici saldamente in testa.

E per tentare di rovesciare in extremis una campagna finora poco fortunata, i repubblicani cercano di giocare ancora una volta la carta di Obama "terrorista" (ieri sera al comizio della candidata vice di McCain, Sarah Palin, la folla scandiva "McCain, non Hussein", a rimarcare il secondo nome di origine islamica di Barack Obama, che pure non è di fede musulmana). Un professore di Oxford esperto di decrittazione informatica di testi ha ricevuto diecimila dollari di compenso per dimostrare con il suo software che l’autobiografia di Obama "Dreams of my father" è stata in realtà scritta da William Ayers, l’ex attivista radicale che negli anni 60 piazzò bombe negli Stati Uniti e che negli anni 90 Obama conobbe a Chicago. Dall’analisi del suo libro "Fugitive Days", il professor Peter Millican dovrebbe trovare analogie linguistiche tali da inchiodare Obama allo scomodo ghostwriter. Impresa rocambolesca, che la dice lunga sullo stato di ansia del campo di McCain.

Il timore della vigilia di voto comincia però a essere che la grande affluenza possa creare situazioni di caos e di possibili contestazioni (come accadde nel 2004 in Ohio, quando molti elettori non vennero fatti accedere alle urne). Come già accaduto in passato, l’Osce ha inviato negli Stati Uniti una missione di un centinaio di "osservatori" internazionali per vigilare sulla correttezza delle operazioni di voto. Ne fanno parte anche sette italiani, guidati dalla senatrice Pdl Allegrini, dispiegati in Florida, Missouri e New Hampshire. Oltre a questi, sarà controllata la correttezza del voto in North Carolina, Virginia, Maryland, Ohio, Colorado e New Mexico.

* la Repubblica, 2 novembre 2008


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