DOPO LE CADUTE, PROTESTE PER I TRASFERIMENTI
Giro? No, tour de force
e il gruppo si spacca
Pellizzotti: «Così non va», Bettini : «Io non sciopero»
di GIORGIO VIBERTI, INVIATO A CATANZARO LIDO (Corriere della Sera, 14/5/2008)
Mark Cavendish, 22enne inglese dell’Isola di Man, iridato quest’anno su pista, ha bruciato il tedesco Forster e Bennati nella volatona della 4ª tappa conclusasi con un’altra maxicaduta a 300 metri dal traguardo di Catanzaro Lido (sospetta frattura di una clavicola per il belga Nuyens). Questa volta però nessuno ha parlato di pericolosità del percorso. Eppure le polemiche al Giro sono continuate per il trasferimento che lunedì aveva portato i corridori dalla Sicilia alla Calabria fino a Pizzo, sede di partenza della tappa di ieri.
Franco Pellizotti, sempre leader della classifica, ha sintetizzato il problema: «Così non va. Lunedì mattina avevamo fatto 130 km in pullman per raggiungere Catania, poi ci siamo sciroppati 220 km in bici e alla fine della tappa alcuni di noi non hanno nemmeno fatto la doccia per raggiungere in tempo l’imbarco. Ci avevano detto che la traversata in aliscafo fino a Vibo Valentia sarebbe durata un’ora e mezza, invece abbiamo raggiunto l’hotel alle 22,45 e siamo andati a dormire a mezzanotte e mezza, senza neanche poter fare i massaggi. Siamo stati trattati male e dovremmo farci sentire di più, dare un segnale perché i corridori ormai sono l’ultima ruota del carro e non contano più nulla». Simili sono stati i commenti di Savoldelli, Rebellin, Contador, Noé, Bruseghin, Bennati e Gasparotto, appena più morbida la posizione di Di Luca.
Dalla protesta si sono invece dissociati Simoni («L’importante è che i disagi siano uguali per tutti») e Bettini («Alzare la voce adesso non serve, dovevamo farlo a dicembre quando presentarono il Giro. Nel ciclismo ci sono motivi ben più seri per fare uno sciopero»). Addirittura fuori dal coro il belga Rik Verbrugghe, che ieri subito dopo il via è andato in fuga (restandoci per 164 km) trasgredendo il tacito accordo del gruppo di non forzare l’andatura per cercare di recuperare energie.
«Il trasferimento da e per la Sicilia è un problema del nostro Paese, non del ciclismo - ha invece sottolineato Angelo Zomegnan, patron del Giro -. Non è colpa mia se lunedì sera c’era mare mosso e i traghetti sono stati più lenti. Il percorso era stato discusso anche con Amedeo Colombo, rappresentante dei corridori, e allora nessuno aveva detto nulla. Per noi i ciclisti sono il bene più prezioso, da tutelare a tutti i costi. Le critiche servono, ma non se diventano solo uno strumento per fomentare inutili polemiche». Intanto però ieri sera i corridori hanno viaggiato per altri 140 km verso Belvedere, ennesimo faticoso trasferimento.