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Italia. Stato e Chiesa...

DIO A CARO PREZZO ("Deus caritas est"). Esce "La Questua", un’inchiesta di Curzio Maltese su cattolicesimo e finanza - a cura di pfls

giovedì 15 maggio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] In Italia il rapporto fra Stato e Chiesa non è di reciprocità. La Chiesa può intervenire quando vuole negli affari interni italiani, mentre il contrario è vietato dall’articolo 11 del Concordato: «Gli enti centrali della Chiesa sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano». Le gerarchie ecclesiastiche, dall’alto di un magistero morale, possono dunque giudicare criminali le leggi dello Stato, criticare la pressione fiscale, mettere sotto accusa una Regione o un Comune (...)

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sabato 17 maggio 2008

Pedofilia. Indagato vescovo Maggiolini per favoreggiamento a prete (coinvolto nell’inchiesta anche mons. Oscar Cantoni attuale Vescovo di Crema e al tempo in Curia di Como?) http://www.corrieredicomo.it/frm_articoli.cfm?ID=86093

Processo all’ex parroco: Curia comasca sotto accusa Laglio Violenza sessuale: chiesta una condanna a 8 anni per il prete Il pm: «La Diocesi informò don Mauro delle indagini in corso»

Una richiesta di condanna a otto anni. Bordate alla curia comasca, in particolare a chi informò don Mauro Stefanoni delle indagini in corso. Ma dure critiche anche ai parenti dell’imputato in merito alle testimonianze rese in aula. In quattro ore abbondanti di requisitoria, il pubblico ministero Maria Vittoria Isella ha ripercorso punto per punto, con estrema durezza, le fasi del procedimento collegato all’ex parroco di Laglio accusato di violenza sessuale su un ragazzo che, all’epoca dei fatti - la denuncia dei genitori risale al 21 ottobre del 2004 - era minorenne. Le parole più pesanti sono per la curia. Ecco le parole del pm Isella: «Il 21 ottobre 2004, don Mauro è stato denunciato dai genitori del ragazzo per abusi sessuali su loro figlio. Le indagini sono state immediate, ma non si è arrivati a monitorare l’incontro tra i due perché il 16 novembre 2004 la curia comasca è intervenuta. Don Mauro è chiamato a colloquio con monsignor Oscar Cantoni (oggi vescovo di Crema, ndr) e monsignor Enrico Bedetti, che lo informano dell’indagine a suo carico. Alla sera poi il vescovo, che all’epoca dei fatti era Alessandro Maggiolini, riparla con don Mauro. Tutti fanno presente al parroco di Laglio di essere controllato e intercettato. Questo intervento ha vanificato le indagini in corso, tanto è vero che il giorno successivo la Pg ha dovuto intervenire e perquisire l’abitazione del parroco in cui è stata trovata una cassetta vhs a carattere pedopornografico e sequestrati tre computer». La conclusione è minacciosa: «Questo processo è la madre di tanti altri procedimenti che si apriranno in seguito. Tutto quello che è emerso verrà vagliato per vedere se esistono gli estremi per procedere». Il mirino del pubblico ministero si è poi spostato sulla teoria del complotto, più volte caldeggiata in aula dalla difesa. «Complotto contro don Mauro della famiglia della vittima a cui poi si sarebbero uniti polizia, Gip, Pm, testi dell’accusa che avevano il solo intento di mandare via il parroco da Laglio. Ma tutti questi argomenti verranno poi affrontati nelle opportune sedi da processi che si apriranno dopo questo. Questa tesi si poggiava su liti di paese, e quale genitore esporrebbe un figlio minorenne e con disagio a questa tortura?». Accuse dal pm, come detto, anche ai testi della difesa, soprattutto al padre di don Mauro e alla sorella, che in aula hanno dipinto la presunta vittima come un ragazzo fortemente erotizzato. «Anche il padre è poi stato costretto ad ammettere che nell’unico episodio di cui era a conoscenza diretta (un presunto palpeggiamento all’Acquatica di Milano, ndr) si trattava di uno scherzo. Questi due testi - è stata la continuazione della Isella - hanno palesemente esagerato. Valuterà il Collegio se sussistono gli estremi per la falsa testimonianza con l’obiettivo di scagionare il congiunto». «La vittima è senza dubbio un ragazzo vivace - ha detto ancora il pm - sopra le righe, anche con gesti sessuali, ma con comportamenti del tutto identici a ragazzi della sua età. Lo stesso perito del Gip, nella sua consulenza, ha specificato che i disturbi del ragazzo non incidono sulla sua comprensione della realtà». Il pm ha poi spiegato perché, a suo dire, le dichiarazioni di Lorenzo sono spesso apparse confuse, nebulose. «Nella testa del ragazzo, che non bisogna dimenticare mai ha un deficit cognitivo che ha finito con lo svolgere un ruolo importante, è come se ci fossero tanti pezzi di un puzzle che assembla in maniera diversa. I pezzetti sono sempre gli stessi, ma cambia il quadro finale. Questo è inquietante ma richiede una disamina attenta». A tal proposito in aula si è parlato della “teoria della spesa”: «L’abuso che avviene più volte, per un ragazzo consenziente come in questo caso, è paragonabile all’andare a fare la spesa. Chi si ricorda la prima, la seconda, la terza volta che si è andati a far la spesa? Nessuno. Ma si sa quello che avviene di solito, ovvero che si prende un carrello e si gira per le corsie. E questo è quello che il ragazzo ha raccontato. Non era possibile il ricordo esatto, preciso, di quello che era avvenuto anni prima». Maria Vittoria Isella ha poi toccato altri argomenti discussi nei mesi di processo, dalle chiavi della casa parrocchiale («La versione di don Mauro è cambiata più volte, prima non le aveva nessuno, poi qualcuno, a seconda delle esigenze, e tutto per confutare quello che diceva il suo accusatore»), ai rapporti con un ragazzo di Ponte Tresa («Non di amicizia, neppure fraterna. C’erano tra i due scenate, litigi violenti, chiamate notturne, tipici dei fidanzati. Un giorno don Mauro lo chiamò 110 volte dalle 23.58 all’1.23 e solo per dirgli “Perché non rispondevi?”»), per finire alla cassetta vhs pedopornografica trovata nel suo appartamento che, secondo il prete, fu regalata da un padre di Laglio assieme ad altre cassette: «Avete mai visto un padre portare ad un parroco una videocassetta pedopornografica? E poi perché don Mauro chiese all’uomo una dichiarazione retroattiva per fargli dire che quelle cassette erano sue? In udienza, quel padre, ha smentito, nonostante il rischio della falsa testimonianza, che quella cassetta vhs era sua, confermando invece di aver donato le altre». La presunta vittima, per la difesa, era ossessiva nei confronti del prete. Ecco però la replica del pm: «Di tutti i ragazzi di Laglio, però, era l’unico che don Mauro faceva entrare in casa, nonostante questa persecuzione. Il ragazzo ha poi riferito di vocine “erotiche” con cui gli parlava il parroco. Don Mauro ha detto che usa quel tono di voce con tutti i suoi cari. Quindi come faceva il ragazzo a saperlo non essendo una persona intima?». La chiusura riguarda una patologia del parroco che impedirebbe rapporti sessuali completi. «Nemmeno il consulente della difesa ha escluso categoricamente tale possibilità». La chiosa della Isella è una invocazione al collegio con Alessandro Bianchi, a latere Luciano Storaci e Paola Braggion. «So che vi chiedo un lavoro estenuante, da certosino, ma non fermatevi alle contraddizioni del ragazzo. Significherebbe che i deboli, tutti coloro che subiscono una violenza e non sono in grado di riferirla, non sono degni di tutela. Esaminiamo tutto, e assolviamo l’imputato perché il fatto non sussiste ma non per insufficienza di prove». Una frase ad effetto che precede la richiesta di condanna a 8 anni con le attenuanti. A cui si aggiungono le parti civili (gli avvocati Nuccia Quattrone e Leonardo Ortelli) che chiedono i danni per un totale di 250mila euro. Domani si torna in aula con le arringhe della difesa.

da PANORAMA.it

Mauro Peverelli

p.s. Mons. Maggiolini , vescovo ciellino, era il nemico giurato delle coppie gay e forte avversario di ogni legge sulla procreazione assistita ed altre riforme laiche di questo povero Paese.


louis


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