Un confronto tra due ottiche differenti
Natoli e monsignor Monari: «Gesù conversione del cuore e luce di verità»
piacenza - Il filosofo Salvatore Natoli e monsignor Luciano Monari, vescovo a Brescia dopo aver trascorso tanti anni indimenticabili a Piacenza, in un confronto tra un non credente e un credente. La conferenza, ieri in un affollatissimo Duomo, è ruotata attorno alla lettura "Che c’entri con noi Gesù Nazareno?" (Mc 1,24).
Enrico Garlaschelli ha presentato i due illustri studiosi e ha dapprima ceduto la parola a Natoli: «Cosa Gesù Cristo dice a me, nel modo in cui concepisco il mondo? Si presenta come una soluzione, bisogna vedere in che termini ci si riferisce a lui. Il non credente recepisce Cristo al di fuori della dogmatica e dell’ortodossia cristiana. Gesù rappresenta la morale, colui che riesce a placare l’angoscia dell’uomo».
Dopo la lettura del versetto, Natoli si è soffermato su Gesù che si oppone al male demoniaco attraverso la conversione del cuore, che è un’indicazione di vita. «Più che di donare, si tratta di accogliere, ascoltare l’altro. Dai greci a Spinoza, il male che viene dalla natura non è imputabile. E, nel corso della vita, c’è l’esperienza del dolore: non è una conseguenza di una colpa, ma è colpa non condividerlo. Ecco cosa un non credente può farsi carico di Cristo. La storia migliora o arretra - ha concluso il filosofo - a seconda della nostra capacità di essere o meno egoisti. La parola chiave non è tanto speranza, ma perseveranza cioé la capacità di essere fedeli al reciproco servizio che, nel mondo pieno di negligenza, tende a sparire».
Monsignor Monari si è fatto Parola egli stesso, come accadde a Gesù, leggendo con intensità il testo di Marco, soffermandosi su come la vicinanza di Dio comincia a cambiare la vita delle persone: dai pescatori che smettono di lavorare allo spirito immondo che affronta Gesù e sul quale il figlio di Dio compie il suo esorcismo. «Il legame col demoniaco - ha spiegato monsignor Monari - è falso; il male può avvinghiarsi alla vita dell’uomo ma non può togliergli la radice di bene, legata all’atto creativo di Dio, che si trova nella Parola di Cristo».
Luciano Monari ha dunque ripreso l’atto creativo della Genesi: «E Dio vide che era una cosa buona», allargando il tema sull’umanità. «All’origine del male c’è odio per l’uomo, menzogna, rifiuto della verità che, come scrive Giovanni, è l’amore di Dio. Dio smaschera la mediocrità e l’egoismo umano: e qui, o l’uomo si converte o spegne la luce perché dà fastidio, mostra la paura della morte. Per certi versi - ha concluso Monari - questa paura è umanizzante perché invita l’uomo a compiere delle scelte, a costruire un’identità. Ma quando è un’ossessione, lo costringe ad aggrapparsi a tutto ciò che la vita offre, anche un bene da poco».
Eleonora Bagarotti
* LIBERTA’. Quotidiano di Piacenza, 18/05/2008