Come se lo spiega che la disoccupazione sia cresciuta? Non c’è nulla che funzioni in Venezuela e farebbe bene a non fare dell’assurda propaganda perchè io che sono venezuelano e ci vivo e ho a che fare con i venezuelani so cosa stanno passando. Lei fa solo pubblicità di sinistra e basta. Ma questa pubblicità danneggia il mio paese e bisognerebbe pensarci un po’ prima di farla. Anche Fidel Castro dice che la sua gente gode, in realtà darebbero la vita pur di andarsene da quel paese- Cordiali saluti Sorella Colombia
Si sorrideva ascoltando i racconti italiani, soprattutto quando ci si riuniva per le feste di Natale. Noi ragazzi italo venezuelani di solito sedevamo ad un tavolo separato da quello dove sedevano i genitori italiani purosangue, provenienti da tutte le zone del sud Italia. Sapevamo di appartenere a questo paese che non era stato in grado di dare lavoro a tutti quegli italiani che erano emigrati. Credo che sia umano andare alla ricerca del meglio e di cercare di mettere da parte due soldi per offrire un buon futuro ai figli. Cosa che attualmente in certi paesi non è possibile fare. Negli anni sessanta, malgrado ci si trovasse in un paese in via di sviluppo, molti italiani, rimboccandosi le maniche, riuscivano a realizzare il sogno americano, quello, cioè, di migliorare la propria qualità di vita. Nella maggior parte della famiglie italo venezuelane i figli frequentavano le scuole venezuelane e proprio come i nostri coetanei “criollos” imparavamo ad amare il nome, le gesta e l’immagine di ‘el libertador’ Simòn Bolivar. Una passione che si manifestava ovunque. Sono convinto che per i venezuelani Simòn Bolivar sia quasi più importante del culto religioso. Ancora oggi, malgrado viva ormai in Italia da qualche anno, quando viene pronunciato il suo nome mi emoziono. Morto a soli 47 anni dopo una vita dedicata al popolo, Simòn desiderava unificare i paesi dell’America latina in nome della libertà acquisita scacciando i conquistadores. Certo non poteva sapere della futura rivoluzione industriale . Il sogno di Bolivar era di dar vita alla ‘Gran Colombia’. Non ci riuscì, mai ingannò la gente però. I venezuelani di oggi, stremati dalla povertà e dalla paura, hanno rinunciato a lottare e accettano tutto quello che viene loro propinato da chi si presenta come l’artefice del cambiamento democratico ma che in realtà è un vero burattinaio comunista. Il segnale allarmante è lo sconvolgimento che il governo sta apportando alla storia, stravolgendo addirittura i libri per mettere in bocca di Bolivar le stesse parole che proferisce Chavez giornalmente in ore di estenuanti dirette tv. Gli insegnanti venezuelani vengono sostituiti sempre più spesso da quelli cubani prescelti, per effettuare il lavaggio del cervello cominciando dalla prima infanzia con lo scopo di tirar su una popolazione comunista dipendente e sottomessa. Questo è il processo di scolarizzazione di cui parlano i sinistri d’Italia. Guarda caso, improvvisamente, Bolivar e Chavez sono voci provenienti dalla stessa fonte. E’ iniziata la metamorfosi comunista. Ricordo bene che la nostra vicina Colombia, insieme al Brasile erano considerate ‘Patrias hermanas’, ovvero ‘Nazioni sorelle’, non solo per la vicinanza, ma, soprattutto con la Colombia, anche per le usanze, il folklore, le tradizioni e la storia pressoché uguali. Colombia e Venezuela insieme nella pace e nella libertà, eppure adesso, grazie alle smanie di un golpista guerrafondaio, questi due paesi sono in attrito. In realtà Bogotà è soltanto all’erta da quando si è saputo che Chavez si è armato fino ai denti con l’aiuto di alcuni stati europei antiamericani. Qual è la colpa dei colombiani secondo la mentalità del jefe? Quella di voler liberamente creare lavoro, partecipare a opportunità commerciali con il resto del mondo per una vita migliore e per un avanzamento sociale. Credo sia più che normale desiderare per il proprio paese una serenità economica, fatta di operai, impiegati e datori di lavoro. Ognuno offre il proprio impegno, il proprio ingegno e insieme si cerca di ovviare ai problemi sociali. Forse un po’ ingenuo credere che esista una nazione perfetta ma almeno bisognerebbe provarci. A cosa serve un paese come il Venezuela degli anni duemila in procinto del baratro la cui economia è notevolmente peggiorata e la libertà minata dal plagio continuo che il governo sta infliggendo nella mente e nel cuore della gente? Si dice che bande vicine al governo si stiano accordando con terroristi colombiani per dar vita a qualche disordine alle frontiere in modo che Caracas abbia una buona scusa per poter reagire dando il la ad una guerra contro la Colombia e così dar fastidio all’America. Un governo del terrore che in nome di una democrazia che ha sepolto per dar vita al più mostruoso e degradante comunismo che ogni essere umano ha il dovere, ma soprattutto il diritto, di aborrire. Quanta tristezza per il mio bellissimo paese, che Bolivar portava verso la libertà e che ora, dopo aver insozzato il suo nome, viene privato di qualsiasi dignità. E’ così che noi figli d’italiani scappiamo da quel paese che promette male, con le lacrime in tasca ci facciamo forti dei nostri cognomi per poter mettere radici a Torino, a Milano, a Roma, città di una nazione che per ora, grazie alla moderazione governativa, gode di libertà e serenità, con lustro e onore di fronte a tutti i paesi europei. Pensiamo con tristezza ai nostri fratelli venezuelani che vogliono fuggire e a quelli che ci sono riusciti, a tutte quelle persone che da libere sono diventate vittime del pensiero dell’attuale presidente. Come odio quelle donne che plagiano i figli affinché odino il padre, così odio i dittatori che vogliono plagiare il popolo a proprio piacimento. Non sopporto l’idea che in Venezuela, come a Cuba, le ragazze arriveranno a vendersi per una saponetta. Cantiamo ancora, in nome della libertà ormai perduta in Venezuela la canzone che tutti conoscono: ‘Viva Venezuela mi Patria querida, quien la libertò mi hermano fue Simon Bolivar’.
Cosmo de La Fuente cosmo@cosmodelafuente.com