LA TEOLOGIA-POLITICA DELLA CARITA’ POMPOSA DELLA CHIESA CATTOLICO-ROMANA E LA SEMANTICA DELLA "EUCHARISTIA-CHARITAS" CRISTIANA!!! Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno - nemmeno papa Francesco - ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!
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PROCESSIONE? NO, GRAZIE!
di don Aldo Antonelli *
Alla fine della messa di ieri sera ho congedato i miei parrocchiani con queste parole (in riferimento a quanto detto nell’Omelia sull’Eucarestia): “Andate in pace ed arricchite il mondo spezzandovi per esso e dando voi stessi da mangiare, invece di impoverirlo con le rapine”.
Questa notte, poi, pensando alla giornata di oggi, Corpus Domini, mi sono venute delle domande impertinenti (o pertinenti?).
Se i preti credessero veramente alla presenza reale di Gesù nell’Eucarestia, lo prenderebbero e lo porterebbero in giro per le strade come fosse una reliquia?
E non sono una bestemmia queste processioni con tanto di infiorate, baldacchini, riverenze e genuflessioni nelle nostre città dove i veri, poveri cristi in carne ed ossa sono costretti a dormire sotto i ponti, nei corridoi delle stazioni, negli angoli bui delle strade, come fossero sacchi d’immondizia?
Il grande teologo Jean Cardonnel soleva gridare: "Non abbiamo il diritto di celebrare la condivisione del pane in un mondo che l’accumula"!
E mi fa specie questo scialo di messe che invece di provocare e di scuotere e di mettere in crisi, accarezzano narcisismo, coltivano campanilismi, consacrano razzismi.
E non dite che sono impietoso, sono semplicemente sincero.
Ricordo che anche i Vescovi Italiani, nel documento “Evangelizzazione e testimonianza della carità” scrivevano testualmente: “Il culto si riveste di ipocrisia e contraddice nei fatti a quella comunione che l’ Eucarestia significa e realizza”.
Non sono il solo.
Dom Helder Camara diceva: “E’ facile adorare il Cristo presente nell’ostia della messa. Ma a che serve se non si riconosce la presenza di Cristo nei fratelli abbandonati e vittime della povertà ingiusta della nostra società?".
Ed anche don Tonino Bello scriveva: “Le nostre Messe dovrebbero smascherare i nuovi volti dell’idolatria. Dovrebbero metterci in crisi ogni volta. Per cui per evitare le crisi bisognerebbe ridurle il più possibile...Tante volte anche noi, presi da una fede flaccida, svenevole, abbiamo fatto dell’Eucarestia un momento di dilettazioni piacevoli, morose, di compiacimenti estenuanti che hanno snervato proprio la forza d’urto dell’Eucarestia e ci hanno impedito di udire il grido dei poveri Lazzari che stanno fuori la porta del nostro banchetto".
Chiudo con la denuncia del grande liturgista Pelagio Visentin: «Purtroppo intorno alla presenza reale eucaristica abbiamo costruito cattedrali di teologia, di arte e di sfarzo liturgico-rituale, mentre intorno al fratello bisognoso, sacramento di un altro incontro con Cristo, ci siamo accontentati di qualche pia esortazione dal tono moralistico rivolta alla buona volontà dei fedeli. La scissione Eucarestia-Carità a livello teologico e nella prassi liturgica è una delle più grandi disavventure capitate alla Chiesa» ( AA.VV: Diaconia della carità nella pastorale, ed Gregoriana,1986, pg.284).
Aldo
* Testo inviato via mail. Evidenziazioni mie (fls)