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IN PRINCIPIO ERA IL LOGOS. La Memoria, la Filologia e ... la Teologia del "latinorum" e dell’eu-carestia!!!

LA CARESTIA E LA CHIESA CATTOLICO-ROMANA. "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1Gv., 4., 1-8). LO SCEMPIO DEL "CORPUS DOMINI". Una nota di don Aldo Antonelli sulla presente *carestia*, umana e teologica - a cura di Federico La Sala

MA CHI E’ IL “PADRE NOSTRO”?! AMORE (gr.: “AGAPE”, gr.: “CHARITAS”, da “charis” da cui anche “eucharistia) O MAMMONA (lat.: “CARITAS”)?!
lunedì 26 maggio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] E mi infonde coraggio e mi dà nuovo ardire ciò che scrive don Paolo Farinella da Genova:
«Nel giorno in cui viviamo Dio in quanto corpo/carne, non possiamo non pensare ed essere uniti e solidali con tutti i corpi/carne dilaniati, squartati, violati, violentati e stuprati nel mondo. Oggi il nostro cuore è accanto ai bambini e alle bambine vittime della pedofilia, di cui si rendono colpevoli anche coloro che dovrebbero maestri e custodi dei corpi indifesi.
Oggi vogliamo essere accanto (...)

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> LA CARESTIA E LA CHIESA CATTOLICO-ROMANA!!! - I VESVOVI, GLI AMMINISTRATORI DEL "TESORO OFFERTO DA DIO", SI DIFENDONO. Comunione negata? Non è vero, accolto quel bimbo disabile (di Giacomo Gambassi)

venerdì 13 aprile 2012


FERRARA

Comunione negata? Non è vero, accolto quel bimbo disabile *

Una carezza del sacerdote nel giorno della Prima Comunione doveva essere il gesto dell’accoglienza e dell’attenzione speciale di un’intera comunità a un bambino di dieci anni con gravi disabilità psichiche. Invece su molti canali mediatici è diventato l’emblema dell’esclusione della «vita debole» dal banchetto eucaristico. Una barriera che sarebbe stata alzata dal parroco di Porto Garibaldi, nell’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, durante la Messa del Giovedì Santo quando venti ragazzi si sono accostati per la prima volta al sacramento. «Siamo amareggiati, non ce lo aspettavamo», racconta la mamma alle agenzie di stampa.

La Curia, invece, non parla di sorprese: il percorso era stato concordato con la famiglia che aveva avuto anche un lungo incontro con un sacerdote nel palazzo vescovile. E l’arcidiocesi tiene a sottolineare che non c’è stato alcun rifiuto dell’Eucaristia, che nessuna discriminazione è stata compiuta dal parroco e che il cammino di preparazione continuerà in modo che il ragazzo possa accedere al Sacramento nei tempi opportuni.

E i tempi contano per capire ciò che è accaduto. Spiega la Curia che a fine febbraio i genitori del disabile - una coppia di conviventi - si presentano dal parroco di Porto Garibaldi (che non è quello del paese dove vivono) per chiedere che il figlio possa ricevere la Comunione. Come faranno i compagni di classe, riferiscono. Il sacerdote prende a cuore fin da subito la situazione. Coinvolge i catechisti, sente le insegnanti di sostegno del bambino, acquista dvd e sussidi per una preparazione a misura di portatore di handicap.La Curia segue con attenzione il caso, mentre si constata che il ragazzo interagisce quando viene sollecitato dalle carezze. La «teologia dell’affetto» viene adottata dalla parrocchia che mette a punto una proposta con un approccio molto graduale e senza scadenze prefissate. Ai genitori viene chiesto di portare il figlio negli ambienti parrocchiali: cosa che avviene, seppur con l’intermezzo di un ricovero ospedaliero. L’intento è farlo sentire parte della comunità.

All’inizio di aprile avviene l’incontro in Curia. Durante il colloquio il sacerdote offre al ragazzo un’ostia non consacrata che lui respinge bruscamente. Ecco allora il suggerimento ai genitori: alla Messa della Prima Comunione il bambino sarà nelle panche insieme con i coetanei; però non riceverà il Santissimo Sacramento ma una carezza del parroco e la benedizione. Secondo l’arcidiocesi, è la via per mostrare che la disabilità interpella la Chiesa, che ciascun portatore di handicap è «persona prediletta» e partecipa come tutti i credenti alla celebrazione, che la parrocchia lo sostiene nella promozione integrale. In attesa che il percorso possa proseguire e compiersi.

Il Giovedì Santo il bambino è in mezzo ai compagni. Vicino ha la madre. E la carezza con la benedizione c’è. A distanza di qualche giorno, quanto accaduto in quella chiesa sui lidi ferraresi si trasforma in un caso mediatico con tanto di presunto esposto alla Corte europea dei diritti dell’uomo «per violazione della libertà religiosa» (poi rivelatosi una patacca) mentre la madre nega di aver dato mandato a un legale. L’arcidiocesi intanto continua a tendere la mano: nel rispetto della natura del Sacramento, il bambino sarà accompagnato per condividere il «tesoro offerto da Dio» sulla mensa eucaristica.

Giacomo Gambassi

* Avvenire, 12 aprile 2012


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