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STATI UNITI D’AMERICA. NOMINATION, PER LE ELEZIONI DEL 4 NOVEMBRE. BARACK OBAMA E’ IL CANDIDATO DEL PARTITO DEMOCRATICO. Da Washington, Marco Bardazzi (Ansa) - a cura di pfls

"E’ un giorno nuovo e migliore in America", ha annunciato Obama, il primo afro-americano a raggiungere un traguardo del genere nella storia
mercoledì 4 giugno 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Nella notte del trionfo di Obama, delle sfide di McCain e del fischio d’inizio della corsa verso l’Election Day, è rimasto da sciogliere il nodo di Hillary Clinton. L’ex First Lady, messo da parte il sogno di diventare la prima donna presidente degli Usa, si è detta pronta "a lavorare per l’unità del partito" e per la vittoria a novembre. I prossimi giorni diranno se Obama accetterà di fare di lei la ’running mate’ - un’ipotesi che negli ultimi mesi è sembrata inconcepibile alla (...)

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> STATI UNITI D’AMERICA. NOMINATION, PER LE ELEZIONI DEL 4 NOVEMBRE. --- Nonostante una nomination storica e la prospettiva di essere il primo presidente di colore degli Stati Uniti, il tempo delle feste per Barack Obama dura lo spazio di una notte. Il candidato democratico, infatti, deve fronteggiare l’affondo sulla politica estera di John McCain e cercare gestire i rapporti con Hillary Clinton che ancora non ha sciolto la riserva sul suo futuro.

giovedì 5 giugno 2008


-  Il candidato democratico deve gestire i rapporti con l’ex First Lady che ancora non ha sciolto la riserva
-  Il leader repubblicano: "Aperture ingenue ad Ahmadinejad". La proposta: "Dibattiti pubblici"

-  Usa, inizia la sfida Obama-McCain
-  Barack "tratta" con Hillary Clinton

WASHINGTON - Nonostante una nomination storica e la prospettiva di essere il primo presidente di colore degli Stati Uniti, il tempo delle feste per Barack Obama dura lo spazio di una notte. Il candidato democratico, infatti, deve fronteggiare l’affondo sulla politica estera di John McCain e cercare gestire i rapporti con Hillary Clinton che ancora non ha sciolto la riserva sul suo futuro. Nel frattempo, incassa i complimenti di George W. Bush e del segretario di Stato Condoleezza Rice per la nomination alle elezioni di novembre.

Le mosse di McCain. Il candidato repubblicano ha proposto a Obama una serie di 10 dibattiti in 10 settimane, a partire dal 12 giugno, con la formula dell’assemblea dove il pubblico fa liberamente domande. Un colloquio con la gente che vada oltre le barriere dei tre dibattiti formali, moderati da giornalisti, in programma in autunno. L’idea di McCain è di andare in giro per l’America a dibattere con l’avversario: "Possiamo anche viaggiare sullo stesso aereo - scherza - così facciamo anche un po’ di risparmio energetico". Obama non si tira indietro e rilancia: "Facciamo dibattiti alla Lincoln-Douglas". Un riferimento ai sette storici dibattiti sul tema della schiavitù che il repubblicano Abraham Lincoln e il democratico Stephen Douglas ebbero nel 1858. Una controproposta che ha sorpreso gli addetti ai lavori negli Usa. Alla fine di aprile, Hillary Clinton aveva sfidato l’avversario a confrontarsi proprio in dibattiti ’alla Lincoln’ e Obama aveva rifiutato.

Obama e Israele. Lo scontro tra i due candidati alla presidenza americana tocca anche la politica estera. Con Obama impegnato a non fare sconti all’Iran e a dimostrarsi amico di Israele. "Non scenderò mai a compromessi quando si tratta della sicurezza di Israele" dice il candidato democratico alla lobby filo-israeliana Aipac. Parole nette che arrivano dopo dopo gli interrogativi suscitati dalle sue aperture al dialogo con il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad. "La sicurezza di Israele è sacrosanta e non negoziabile", aggiunge tra gli applausi della platea. "Gerusalemme resterà la capitale di Israele - prosegue - e deve restare non divisa". ("E’ un nemico degli arabi", reagisce immediatamente Hamas da Gaza, e anche il presidente dell’Anp Abu Mazen ha respinto le affermazioni su Gerusalemme) Quanto all’Iran, Obama assicura: "Farò tutto quello che è in mio potere per impedirgli di ottenere un’arma nucleare, e sottolineo tutto".

Ma McCain non si ferma e attacca il senatore dell’Illinois per le sue "ingenue e pericolose" aperture sul dialogo con Ahmadinejad e per il voto in Congresso contro le legge che dichiara organizzazione terrorista la Guardia Rivoluzionaria iraniana.

I rapporti con Hillary Clinton. Prima di tutto Obama deve risolvere la questione Hillary. Con la Clinton, che punta alla vicepresidenza, Obama ha detto che ci sarà un incontro "nelle prossime settimane", spostando così in avanti la difficile scelta se accettare o meno la senatrice come compagna d’avventura. Il senatore ha affidato un incarico esplorativo a una commissione di tre ’saggi’, di cui fa parte anche Caroline Kennedy, figlia di Jfk. Per adesso l’ex First Lady prende tempo e non si ritira dalla gara. Almeno non immediatamente. Dando l’impressione di negoziare il suo futuro, puntando a ottenere il massimo prima di abbandonare la corsa per la Casa Bianca.

* la Repubblica, 4 giugno 2008


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