TELESCOPIO GLAST A CACCIA DELL’UNIVERSO INVISIBILE *
ROMA - Grandissime attese dall’Italia per il telescopio spaziale Glast, lanciato dalla base statunitense di Cape Canaveral (Florida) con un razzo Delta II. Glast (Gamma-ray Large Area Space Telescope)’ lo strumento il più potente che abbia mai esplorato su larga scala le grandi esplosioni dell’universo, invisibili all’occhio umano in quanto emettono raggi gamma, la più potente forma di energia nello spettro elettromagnetico.
Costato complessivamente 690 milioni di dollari, Glast è un progetto della Nasa e del Dipartimento per l’Energia degli Usa, al quale l’Italia contribuisce attraverso Agenzia spaziale Italiana (Asi), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) con le sezioni di Bari, Padova, Perugia, Pisa, Roma, Trieste e Udine.
Gli altri partner del progetto sono Francia, Germania, Giappone e Svezia. "L’Italia ha un ruolo di primo piano. Fornisce infatti tutta la strumentazione", osserva il presidente dell’Asi, Giovanni Bignami. Glast è infatti il fratello maggiore del piccolo satellite italiano Agile ed entrambi sono basati sulla stessa tecnologia, anche se Glast ha un campo visivo decisamente più ampio: "é ottenuto mettendo 16 piccoli Agile uno di fianco all’altro" e "riprenderà le osservazioni dove Agile le ha lasciate", aggiunge. Proseguirà così su larga scala la caccia ai cosiddetti "Ugo", che sta per Unidentified Gamma Object (Oggetti gamma non identificati), che si stima possano essere almeno 200.
Finora ne è stato scoperto con sicurezza solo uno, la pulsare Geminga, dallo stesso Bignami e da Patrizia Caraveo. Anche per il presidente dell’Infn, Roberto Petronzio, Glast é un occhio speciale capace di osservare cose che l’occhio non può percepire: vede la luce come se avesse una retina speciale". Una retina che l’Infn ha avuto un ruolo di primo piano nel costruire e che molto probabilmente farà di Glast un apripista in un campo di frontiera come quello delle astroparticelle, a metà fra l’astrofisica e la fisica delle particelle. Le attese per questa missione sono grandi anche per il presidente dell’Inaf, Tommaso Maccacaro: "poter rilevare la radiazione gamma, ossia la più energetica dello spettro elettromagnetico significa poter studiare un indicatore dei processi più violenti dell’universo".
Glast, prosegue , potrà farlo con un’efficienza unica "grazie al suo enorme campo visivo e alla capacità di tenere sotto controllo una grandissima parte del cielo. Siamo ansiosi di cominciare a ricevere i dati". Una volta in orbita, Glast dispiegherà i pannelli solari e le antenne, quindi comincerà la fase di test degli strumenti: il Lat (Large Area Telescope), progettato dalla sezione dell’ Infn di Pisa, e il Glast Burst Monitor (Gbm), responsabile del quale è Patrizia Caraveo, dell’Inaf. Si ritiene che fra 90 giorni sarà pronto per le cui analisi contribuirà il centro dati scientifici dell’Asi.
* Ansa » 2008-06-11 19:06