Italia dei diritti rovesciati, rapporto 2008
di Alessia Grossi *
«Un vero e proprio libro nero, nero come il lutto delle morti sul lavoro, la guerra a bassa intensità che solo nel 2007 ha fatto più di mille morti contro i 3mila e cinquecento della guerra in Iraq». Sergio Segio, curatore del Rapporto per i diritti globali e direttore dell’Associazione SocietàINformazione, illustra con questa immagine forte un pezzo del rapporto 2008. Uno studio dal quale esce un’Italia quasi al collasso per la mancata redistribuzione del reddito, per i salari sempre più bassi, un caro vita ai massimi storici, morti sul lavoro ai limiti di una vera e propria guerra, indebitamento in crescita e aumento incontrollato degli stipendi dei top manager.
Presentato lunedì a Roma, il rapporto è pubblicato da Ediesse e redatto da una galassia di organizzazioni, da Arci a Cgil, Antigone, ActionAid, Cnca, Forum Ambientalista, Gruppo Abele e Legambiente. E dal libro nero emerge un mondo «sull’orlo del precipizio» dice Sergio Segio, un’Unione Europea che fatica a reinventarsi un modello di futuro diverso da quello proposto dalla globalizzazione. In questo scenario l’Italia appare dal Rapporto uno dei paesi a più alto rischio di precipitare nel baratro.
Salari
La copertina nera del volume, infatti, sembra anche indicare il colore della maglia che l’Italia si aggiudica con il 22esimo posto per l’Ocse con i salari più bassi tra i paesi europei, dove la ridistribuzione del reddito «è ferma da 35 anni a favore delle imprese», scrive Guglielmo Epifani, segretario nazionale della Cgil.
«Un paese in cui il caro vita al contrario cresce a grande velocità. Nera come la povertà che si estende, secondo il Rapporto sempre di più ai lavoratori dipendenti, tra cui spuntano un 4,6 per cento di poveri in più rispetto allo scorso anno. Una famiglia su cinque, quindi, è povera secondo i dati Istat, mentre lo stipendio di un top manager è 1000 volte superiore a quello di un operaio».
Dato allarmante è la povertà cosiddetta "differita" e non ancora percepita, cioè i debiti contratti non per spese straordinarie ma per arrivare alla fine del mese e che un giorno dovranno essere rimborsati. Un italiano su quattro si indebita per vivere e il credito al consumo è cresciuto dell’86 per cento negli ultimi quattro anni. Insomma gli italiani sono sempre più poveri e non sembra abbiano molte speranze di miglioramento.
Capitolo inedito e analizzato per la prima volta in sei anni dal Rapporto è quello della sicurezza. «Paura e insicurezza sono in forte crescita- dichiara Segio - se si pensa che in Italia per dati del Ministero dell’Interno sono in diminuzione i reati e il nostro è il paese più sicuro- non si capisce come mai ci 9 italiani su 10 credono siano in aumento i crimini e 6 su 10 sono d’accordo con le ronde». Dunque il rapporto fotografa una insicurezza percepita e «enfantizzata per nascondere le vere emergenze come la violenza sulle donne» conclude Segio.
«È emergenza politica - spiega invece Paolo Beni, presidente dell’Arci alla presentazione del Rapporto- perché c’è un’assenza completa di politiche redistributive, una politica che si piega sempre di più alla ricerca del consenso e che non lavora ad un nuovo modello di sviluppo. Serve il coraggio di provare a cambiare il senso comune» conclude Beni
Ma nel resto del mondo la globalizzazione non ha prodotto meno danni. Il modello di sviluppo globale, semmai, stando ai dati del Rapporto- sembra aver più sull’affare della guerra, che sul benessere delle popolazioni mondiali.
Guerra
«Con una crescita del 37 per cento nell’ultimo decennio e un’equivalenza di 184 dollari per ogni abitante della terra, la spesa militare mondiale ha superato i 1200 miliardi di dollari all’anno, con soli 15 paesi che insieme spendono l’83 per cento del totale e gli Usa al primo posto con il 46 per cento della spesa mondiale» si legge nel Rapporto sui diritti globali. «Nel frattempo il cambiamento climatico, il caro pane, e anche le stesse guerre affamano l’altra parte del mondo - commenta Segio - pensare che a cambiare le cose basterebbero le centinaia di miliardi di dollari che gli Usa spendono in spese militari» conclude Segio.
Ambiente
«Nel mondo si muore anche per l’Ambiente, non solo per le guerre - sottolinea durante la presentazione del Rapporto Ciro Pesacane, presidente nazionale Forum Ambientalista - si muore anche per mancanza d’acqua, tutto dato dai cambiamenti climatici, ma in Italia di tutto questo non si parla quasi mai- continua Pesacane - ed invece si continua a parlare di ricorso al nucleare». E mentre dal il Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite, (Unep) dice che il numero dei profughi ambientali ha superato quello delle vittime di guerra, e i pronostici per per i prossimi 20 anni sono catastrofici, «l’Italia continua ad occuparsi del problema immigrazione e sicurezza» spiega Maurizio Gubbiotti.
Diritti umani
E anche nel campo dei diritti umani la globalizzazione risulta perdente. «Nel Rapporto 2007 - spiega Segio - si sono posti all’attenzione paesi come la Birmania, il Tibet, la Cina - che nonostante il lustro delle Olimpiadi continua ad essere ai primi posti per la pena di morte. Ma soprattutto dal Rapporto si evince che i diritti umani, a 60 anni dalla stesura della Carta, non vengono rispettati neanche nei paesi cosiddetti democratici, con 80 mila persone rinchiuse in carceri speciali». Ultime vittime della "guerra democratica"- secondo il Rapporto - sono stati nel 2007 giornalisti e sindacalisti. Per i giornalisti, infatti, il 2007 è stato l’anno peggiore soprattutto in territorio iracheno. E ai sindacalisti di tutto il mondo non è andata meglio. Solo nel 2007 nel mondo ne sono stati uccisi 144.
«La situazione globale - conclude Sergio Segio- risulta davvero sull’orlo del precipizio - se si considera che anche dal vertice Fao sono venute fuori piuttosto promesse che veri obiettivi».
* l’Unità, Pubblicato il: 09.06.08, Modificato il: 09.06.08 alle ore 20.30