Il Parlamento europeo vota un risoluzione: "Prima decida la Commissione"
Il governo italiano manda una lettera di "chiarimenti" a Barrot
Strasburgo avverte l’Italia
"Stop alle impronte ai nomadi"
STRASBURGO - La risoluzione sulle impronte ai nomadi, presentata da Pse, Verdi, Liberaldemocratici e Sinistra europea è passata al parlamento europeo con 336 sì, 220 no e 77 astenuti. Nel testo si mette in guarda dalla violazione delle norme "antidiscriminazione". Una richiesta di rinvio del voto, presentata dal Ppe (che ha poi deciso di votare no alla risoluzione, ad eccezione di alcuni eurodeputati rumeni e ungheresi), era stata precedentemente respinta dalla maggioranza dell’Aula.
Gli europarlamentari hanno approvato un emendamento al testo della risoluzione col quale si esortano le autorità italiane "ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori e dall’utilizzare le impronte digitali già raccolte in attesa dell’imminente valutazione delle misure previste annunciata dalla Commissione, in quanto questo costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l’origine etnica".
L’assemblea ha anche approvato una proposta di modifica presentata dal gruppo di destra con la quale si fa riferimento alla risoluzione approvata dall’Europarlamemto nel gennaio di quest’anno nella quale si sollecitano gli Stati ue a risolvere il problema dei campi "illegali" dove non c’è igiene o standard di sicurezza e dove "un alto numero di bambini rom muore per incidenti domestici".
Nel frattempo al commissario Ue alla Giustizia, Jacques Barrot è arrivata una prima risposta del governo italiano alla nuova lettera della Commissione Ue per chiedere ulteriori chiarimenti sulla raccolta delle impronte digitali nei campi rom. Solo tre giorni fa il ministro Maroni aveva detto di aver chiarito "i malintesi" con Barrot. E oggi il commissario avverte: " Sulla questione dei rom occorre una soluzione effettiva e adeguata, soprattutto per quanto riguarda i minori. Occorre aiutare i rom, non stigmatizzarli".
* la Repubblica, 10 luglio 2008.