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PIANETA TERRA. DONNE E UOMINI, PER UN CAMBIO DI CIVILTA’....

INFIBULAZIONE. EGITTO. Il parlamento ha approvato nuove leggi che proibiscono le mutilazioni femminili - a cura di pfls

martedì 10 giugno 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] In Egitto il 96% delle donne, musulmane o cristiane, subiscono mutilazioni sessuali, secondo uno studio condotto dall’ufficio governativo demografico nel 2005 su donne fra i 15 e i 49 anni. L’anno scorso, in seguito alla morte di una bambina di undici anni per le complicanze di un’operazione di escissione nel governatorato di Minya nell’Alto Egitto, il ministero della salute egiziano aveva emanato un decreto che dichiarava illegale l’escissione genitale femminile in tutti gli (...)

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> INFIBULAZIONE --- Oggi è la giornata mondiale contro questa pratica. In uno studio i dati choc sull’infibulazione in Italia.

lunedì 6 febbraio 2012


-  Mutilazioni genitali settemila bimbe a rischio
-  In uno studio i dati choc sull’infibulazione in Italia
-  Oggi è la giornata mondiale contro questa pratica
-  I dati sono contenuti nel dossier «Il diritto di essere bambine»

-  IL FENOMENO L’usanza si è diffusa con l’incremento dell’immigrazione
-  LA TESTIMONIANZA «Spesso sono le stesse mamme a imporre quel supplizio alle figlie»

-  di Maria Corbi (La Stampa, 06.02.2012)

Ci sono cose che crediamo lontane dal nostro piccolo mondo sicuro. O forse siamo solo miopi rispetto a quello che ci circonda. Altrimenti non c’è spiegazione per lo stupore che colpisce come una lama quando si leggono le cifre raccolte dall’Albero della Vita in occasione della giornata mondiale contro le mutilazioni femminili, oggi: «In Italia a rischio 93.000 donne, fra cui più di 7.700 bambine».

Una cifra enorme, minuscola se rapportata al mondo dove ogni anno 140 milioni di donne sono sottoposte a queste pratiche barbare che ledono corpo, cuore, anima.

Il dossier «Il diritto di essere bambine» realizzato da L’Albero della Vita con l’Associazione Interculturale Nosotras, è una ferita anche per la società occidentale evoluta che deve fare i conti con il fenomeno dell’immigrazione. Per questo è partito nelle scuole (per adesso solo in Toscana) il progetto «pilota» di formazione e prevenzione. Per questo le parole di Gloria, una donna nigeriana sfregiata nella sua dignità quando era una bambina, sono oggi così importanti, la frattura di un muro di omertà. Gloria ha 35 anni, vive in Toscana e non si è mai sposata. Il pudore le impedisce di spiegare che anche la violenza che ha subito, quel coltello che le ha tolto un pezzo del suo essere donna, ha indirizzato la sua vita. «Voglio spiegare quello che mi è capitato perché non deve succedere più».

Gloria viveva in un paesino della Nigeria con sua nonna, una delle «ostetriche» locali che avevano il compito di incidere con la lama i genitali delle bambine per preservare la loro purezza. «Il coltello di nonna - racconta - doveva passare a me quando avessi avuto l’età per diventare io stessa l’aguzzina delle mie simili». Non c’è rancore nelle parole di questa donna che oggi ha deciso di aiutareil prossimo in Italia facendo l’infermiera. Lei ama sua nonna, una donna che aveva il limite di essere nata in un posto in cui le donne erano considerate ai suoi tempi solo forza da lavoro e da letto. Oggi che anche lì le cose sono cambiate, che ci sono donne in politica e negli affari, quello che non cambia è la consuetudine di imporre le mutilazioni alle bambine. Ne esistono di tre tipi, di ferocia diversa, dall’incisione al clitoride, all’asportazione delle piccole labbra, alla vera e propria infibulazione faraonica (cucitura delle grandi labbra per la restrizione dell’apertura vaginale).

In Egitto ancora oggi tra l’85 per cento e il 95 per cento delle donne ha subito l’infibulazione. In Somalia si sale al 98 per cento. Una donna non infibulata viene considerata impura, non riesce a trovare marito e rischia l’allontanamento dalla società.

Gloria ricorda il momento in cui decise che si sarebbe battuta contro questo orrore. «Avevo solo 11 anni quando ho assistito a una cerimonia in cui veniva mutilata una mia amichetta. Lei da neonata era stata male, era debole, per cui non le avevano praticato l’incisione. A nove anni invece la hanno considerata pronta e mia nonna mi ha detto che io dovevo fare parte del gruppo di donne che dovevano assistere al rito. Per spiegarmi per farmi accettare la cosa mi diceva che dopo una ragazza diventava più bella e pura. È stato terribile, un incubo che mi porto ancora dietro. In quel momento ho deciso che avrei combattuto per evitare ad altre donne questa ferita impossibile da rimarginare, soprattutto nella propria anima».

Gloria spiega che nonostante le leggi severe messe in campo dall’Italia per contrastare le mutilazioni genitali femminili, la battaglia è solo all’inizio. Un problema culturale, non religioso ed è una guerra tutta femminile. «Spesso gli uomini non sanno nemmeno di cosa si parla, a volte non sono neanche d’accordo. Mentre spesso sono le donne della famiglia che insistono perché le nuove leve abbiano questo marchio di purezza. Conosco a Firenze una signora del mio paese il cui marito è contrario a sottoporre la figlioletta alla mutilazione genitale. Ma lei mi ha detto chiaramente che quando tornerà al paese per le vacanze porterà con se la bambina perché venga “purificata”. Non vuole subire il disonore quando la piccola sarà adulta».


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