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COSTITUZIONE, EVANGELO, e NOTTE DELLA REPUBBLICA (1994-2016): PERDERE LA COSCIENZA DELLA LINGUA ("LOGOS") COSTITUZIONALE ED EVANGELICA GENERA MOSTRI ATEI E DEVOTI ...

VIVA L’ITALIA!!! LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico. Una nota (del 2006) - di Federico La Sala

La Costituzione è (...) la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemblea).
domenica 31 gennaio 2016 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il messaggio del patto costituzionale, come quello del patto eu-angelico ...e della montagna è ben-altro!!! La Costituzione è - ripetiamo: come ha detto e testimoniato con il lavoro di tutto il suo settennato il nostro Presidente, Carlo A. Ciampi - la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemblea), e non la ’Legge’ di “mammasantissima” e (...)

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> VIVA L’ITALIA!!! LA QUESTIONE "CATTOLICA" E --- Il «Concordato materiale» (di Alberto Melloni)

martedì 5 febbraio 2013

Il «Concordato materiale»

di Alberto Melloni (Corriere della Sera, 05.02.2013)

Se c’è qualcuno che ha un debito particolare di riconoscenza verso Giorgio Napolitano è la gerarchia della Chiesa. Non è l’unica. Ma certo la complessa struttura dell’autorità ecclesiastica - la Conferenza episcopale, la segreteria di Stato, gli organi di un’ispirata azione pre-politica diventata politica in un lampo - ha trovato nella linea del presidente della Repubblica il sentiero per uscire da una situazione che sarebbe eufemistico definire complessa. Il concerto offerto ieri dall’ambasciatore Francesco Greco al Papa e al capo dello Stato doveva celebrare l’anniversario dei Patti Lateranensi. In realtà festeggia il «concordato materiale» che Napolitano lascia in eredità al suo successore e che va al di là dei rapporti, per definizione «eccellenti», fra Stato e Chiesa.

Durante tutta l’era Berlusconi le autorità ecclesiastiche sembravano convinte che il (solo) centrodestra potesse ridare forza alla Chiesa in una società per loro illeggibile. Quando il cardinal Bertone archiviò la presidenza Ruini, iniziò l’attesa di uno sganciamento: che non arrivò né allora né mai. E invece arrivò un diluvio di maldicenza e scandali che hanno disgustato i fedeli.

È stato Napolitano che a fine del 2011 ha inventato una via di uscita. Nominando Mario Monti e affidandogli la guida del governo tecnico, il Quirinale ha consentito al Vaticano di uscire dall’incubo di esser condannati a una sempre più imbarazzante difesa d’ufficio di Silvio Berlusconi. L’episcopato ha colto l’occasione. Le scaramucce fra Cei e Vaticano, che nemmeno il Papa aveva potuto sedare, si sono chetate. E Benedetto XVI ha trovato in Monti un interlocutore capace di moderare l’euroscetticismo pontificio degli ultimi anni. «Mimare» Napolitano è stato insomma per tutte le autorità della Chiesa il modo per poter fare una scelta senza fare scelte. E senza correre rischi.

Poi sono arrivati l’inverno delle primarie, i primi profumi di elezioni e la salita in politica di Monti: cosa che non poteva che trovare il rispettoso «discontento» di chi - il capo dello Stato - lo aveva iscritto in una lista - quella dei senatori - che inizia con Camillo Benso conte di Cavour e nella quale a maggio ritornerà lo stesso Napolitano.

Ma anche quel discontento ha «coperto» la Santa Sede, prima lanciatasi in un inedito sostegno a Monti e poi rapida a battere in ritirata non appena il Professore ha pronunciato la parola «coscienza». Ha dato ansa ai leader cattolici di Todi per posizionarsi nelle retrovie elettorali. Ha fatto uscire allo scoperto le molte posizioni dei vescovi. Da quella del ferrarese monsignor Negri, che ha dato il suo sostegno ai cattolici rimasti a destra, a quella del confratello reggiano monsignor Camisasca, che ha sdoganato il cristiano «adulto» Romano Prodi.

Fra i leader della Cei il cardinal Bagnasco ha lanciato una chiamata al voto che potrebbe rivolgersi ai delusi del centrodestra, ma che riprende i richiami del capo dello Stato. Il cardinal Betori, invece, ha riconosciuto che i cattolici presenti in tutti gli tre schieramenti (dunque perfino i negletti del Pd) si misurano con culture «altre» in una logica di confronto che richiama molti appelli del Quirinale. E monsignor Crociata, con un richiamo esplicito alla democrazia «sostanziale» di marca dossettiana, ha riproposto il problema di una dialettica autentica e pacata che ha autorevoli echi al Colle.

Dall’altra parte il cardinal Sepe ha personalmente guidato Monti fra le opere di Sant’Egidio, per dare un segnale plateale del sogno suo e di altri di trovare nel premier uscente una sponda conservatrice e presentabile: forte del fatto che non la Chiesa, ma proprio Napolitano lo ha «inventato», e dunque...

In questo moltiplicarsi di voci della Chiesa tutti continuano a far riferimento a Napolitano, per una ragione o per l’altra. E forse il merito maggiore del capo dello Stato è, paradossalmente, aver fatto uscire allo scoperto quelle tante voci: che fra loro ve ne siano alcune che guardino a destra è normale; che non si sentano solo quelle è un bene.


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