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COSTITUZIONE, EVANGELO, e NOTTE DELLA REPUBBLICA (1994-2016): PERDERE LA COSCIENZA DELLA LINGUA ("LOGOS") COSTITUZIONALE ED EVANGELICA GENERA MOSTRI ATEI E DEVOTI ...

VIVA L’ITALIA!!! LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico. Una nota (del 2006) - di Federico La Sala

La Costituzione è (...) la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemblea).
domenica 31 gennaio 2016 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il messaggio del patto costituzionale, come quello del patto eu-angelico ...e della montagna è ben-altro!!! La Costituzione è - ripetiamo: come ha detto e testimoniato con il lavoro di tutto il suo settennato il nostro Presidente, Carlo A. Ciampi - la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemblea), e non la ’Legge’ di “mammasantissima” e (...)

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> VIVA L’ITALIA!!! Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico --- Dal Partito della Nazione al Partito della Costituzione (di Michele Di Schiena).

lunedì 30 novembre 2015

Dal Partito della Nazione al Partito della Costituzione

di MICHELE DI SCHIENA*

Nel film “Cose da pazzi” del 2005, diretto e interpretato da Vincenzo Salemme, il protagonista principale della commedia chiede a uno stupefatto impiegato pubblico la pensione di invalidità per un «handicap morale» provocatogli dal fallimento del comunismo e si produce poi in un estroso ma significativo monologo nel corso del quale spiega la sua inidoneità affermando che, nonostante la sconfitta del suo credo politico, egli non può che vivere ispirandosi agli ideali comunisti e quindi adottando «un codice di comportamento che questa società non considera valido».

In polemica con l’inflessibile funzionario che gli chiede se sia ancora comunista, il deluso personaggio così reagisce: «Non è il comunismo che mi manca! Non sono stupido! A me manca il sogno comunista! Io sono stato ingannato. Voglio essere risarcito».

E conclude poi la sua perorazione con queste parole: «Voi non mi volete aiutare ed allora insegnatemi a vivere come voi, senza scrupoli e senza sensi di colpa. Altrimenti mettetemi in un mondo dove non esistono zingari, negri, poveri, disperati, un mondo dove non si sappia quanti bambini muoiono di fame ogni giorno... mandatemi qualcuno che mi dimostri che vivere in questa società è giusto».

Un monologo interessante e significativo (peraltro in un film senza grandi pretese) che dovrebbe far riflettere sullo stato d’animo di quella sinistra che continua a credere negli ideali di emancipazione sociale e di giustizia del movimento comunista che aveva acceso nel cuore di milioni di esseri umani la speranza di un mondo migliore per poi crollare sotto il peso delle degenerazioni ideologiche e delle tragiche esperienze di governo del cosiddetto socialismo reale.

C’è quindi ancora una sinistra di cultura socialista che non è fatta solo dei nostalgici del passato, ma include anche tanti giovani e meno giovani che non si trovano a loro agio in un mondo senza forti tensioni etiche e senza progetti di profondo cambiamento economico e sociale.

Persone che si riconoscono in un nuovo socialismo che coincide, per dirla col vescovo Pedro Casaldáliga, con una «democrazia radicalizzata, universale, economica, sociale e culturale », una democrazia insomma piena e senza confini tesa a realizzare alcuni obiettivi di vitale importanza: la dignità della persona, un’economia più umana, la libertà, l’uguaglianza sociale, la partecipazione, la corresponsabilità, la tutela della salute, il diritto al lavoro e il diritto allo studio.

Ma c’è di più e cioè un vasto movimento di popolo, fatto di credenti e di non credenti, che oggi si riconosce nel pensiero di papa Francesco, il quale parla di un mondo dilaniato da scandalose disuguaglianze e dalla «cultura dello scarto» che produce «rifiuti umani», e che condanna un sistema definito dell’esclusione e dell’inequità, un’economia «che uccide» e che perciò deve essere incisivamente riformata.

Un discorso, quello dell’attuale pontefice, condiviso anche da tante personalità di rilievo internazionale e specialmente in Italia da importanti settori della cultura progressista di matrice liberaldemocratica.

A ben guardare, mai come oggi si è fatta pressante nel mondo la domanda di politiche nuove che rendano più sostanziale e partecipata la democrazia e puntino alla trasformazione del sistema economico dominante in direzione di strutture e dinamiche informate ai principi dell’uguaglianza e della solidarietà.

Ma resta il problema di quale via imboccare per fare in modo che queste nuove e diffuse sensibilità, questi aneliti di radicale cambiamento dall’ambito etico e culturale vengano proiettati sul versante della politica, per essere tradotti in solidali ed efficaci esperienze di testimonianza e di impegno.

La strada maestra sembra quella di riproporre con rinnovata determinazione il messaggio della Dichiarazione universale dei diritti umani e delle più avanzate Costituzioni varate dopo il secondo conflitto mondiale. Documenti che non si limitano solo a proclamare ideali e principi, ma indicano anche i metodi e gli strumenti per tradurli in politiche concrete.

Per quanto riguarda il nostro Paese, l’auspicato cambiamento non è certo quello delle pseudorottamazioni renziane che hanno lasciato le cose come erano e in diversi casi le stanno rendendo peggiori.

La vera svolta è quella di dare finalmente attuazione alla nostra Costituzione. Una Costituzione che “fonda” la Repubblica sul lavoro, che promuove la partecipazione dei lavoratori all’organizzazione anche economica del Paese, che sancisce il diritto al lavoro facendo carico allo Stato di renderlo effettivo, che riconosce la proprietà e l’iniziativa economica privata ma esige che l’una e l’altra siano indirizzate e coordinate a fini sociali, che prescrive un sistema tributario informato a criteri di progressività e obbliga i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche ad adempierle con disciplina e onore. Uno Statuto che ripudia la guerra e candida l’Italia a svolgere sul versante internazionale il ruolo di “una grande potenza di pace”.

Il nostro Paese non ha bisogno di riforme in contrasto con questo grande progetto e, ancor meno, di un egemonico Partito della Nazione destinato a mortificare ulteriormente dentro e fuori il Parlamento la dialettica democratica e ad ogni livello il controllo sociale.

Ciò che occorre è invece un grande e pluralistico “Partito della Costituzione”, un coagulo di forze di diversa ispirazione culturale, un nuovo e questa volta autentico “arco costituzionale” che contrasti in tutte le legittime forme possibili il progressivo svuotamento del nostro Statuto e abbia l’obiettivo di tradurre in programmi politici il suo messaggio e le sue direttive per far coincidere la più piena legalità con la pacifica e più autentica rivoluzione.

* presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione

Adista - Segni Nuovi, 5 DICEMBRE 2015 • N. 42


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