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COSTITUZIONE, EVANGELO, e NOTTE DELLA REPUBBLICA (1994-2016): PERDERE LA COSCIENZA DELLA LINGUA ("LOGOS") COSTITUZIONALE ED EVANGELICA GENERA MOSTRI ATEI E DEVOTI ...

VIVA L’ITALIA!!! LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico. Una nota (del 2006) - di Federico La Sala

La Costituzione è (...) la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemblea).
domenica 31 gennaio 2016 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il messaggio del patto costituzionale, come quello del patto eu-angelico ...e della montagna è ben-altro!!! La Costituzione è - ripetiamo: come ha detto e testimoniato con il lavoro di tutto il suo settennato il nostro Presidente, Carlo A. Ciampi - la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemblea), e non la ’Legge’ di “mammasantissima” e (...)

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>LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. -- UNIONI CIVILI. Il peso della piazza e il trucco del voto libero.

lunedì 8 febbraio 2016

Il peso della piazza

di Adriano Prosperi (la Repubblica, 08.02.2016)

LO SCONTRO sulla questione di come introdurre nella legislazione italiana il riconoscimento delle unioni tra omosessuali e il loro diritto ad adottare figli riguarda sempre più chiaramente non solo lo stato dei diritti civili nel nostro Paese ma prima ancora la verifica dei rapporti di forza tra Stato e Chiesa. C’è un dato importante da tenere presente: il peso politico esercitato dalla Chiesa come gerarchia ecclesiastica. Fu riflettendo su questo aspetto che Antonio Gramsci creò il concetto di egemonia.

Di fatto ogni volta che il Parlamento della Repubblica italiana si è trovato davanti a una scelta che sfiorava questioni di interesse della Chiesa abbiamo assistito a mobilitazioni politiche forti e diffuse. Questa volta la scelta cade in pieno Giubileo cattolico della misericordia e perfino un Papa che ci ha abituato a prese di posizione inattese e sconcertanti si è attestato sulla più tradizionale dottrina della Chiesa in materia di matrimonio. Di fatto, se ci può essere misericordia per gli omosessuali e si può consentire il riconoscimento civile dei loro legami affettivi, deve essere esclusa l’adozione di figli del partner.

E qui riconosciamo il volto attuale di un tabù antico: è il controllo del corpo delle donne che occupa da sempre un posto di primo piano nella gerarchia maschile della Chiesa. Da qui l’imperversare di progetti per prevenire e bloccare il pericolo di donne che quel loro potere di far figli lo mettano liberamente e generosamente a disposizione di coppie omosessuali.

C’è una presunzione di maggioranza esibita da coloro che si attestano sul rifiuto davanti all’ipotesi dell’adozione del figlio del partner. Angelino Alfano lo ha detto: «La maggioranza degli italiani è contro le adozioni gay». Una stessa presunzione si affaccia da tante voci, come quella di Gaetano Quagliarello: «Noi siamo minoranza in Parlamento, ma siamo convinti di essere maggioranza nel Paese ».

Da dove viene tanta sicurezza? È un fatto che questa convinzione si è fatta strada in seguito alla manifestazione del “Family Day”. Quello che ne ha gonfiato le bandiere è il vento che spira dal mondo ecclesiastico, le voci di un corpo che ha trovato finalmente nella questione del matrimonio legale tra omosessuali l’occasione buona per ricompattarsi, nella speranza di far dimenticare all’opinione pubblica scandali e durissimi scontri interni.

Da qui la grandinata continua di ammonimenti, di opinioni autorevoli sugli effetti negativi del crescere con due genitori dello stesso sesso; e quanta commozione si è spesa sulla disgrazia dei poveri bambini e sui danni immensi quanto sconosciuti del crescere deprivati di una coppia “naturale”. Tutta la furia spesa nella battaglia contro la “teoria del gender” trova oggi la sua spiegazione. Curiosamente nessuno parla più di quello che è accaduto nell’esperimento più antico e più noto di bambini affidati alle cure di sostituti genitoriali monosesso - preti, frati, monache.

Eppure in un’Irlanda più cattolica dell’Italia la storia delle violenze sessuali di gente di Chiesa su minori ha portato al risultato referendario del tutto inatteso di una larga maggioranza favorevole al matrimonio gay.

E gli italiani? Qui il mondo tradizionalmente laico, delle minoranze culturali e dei partiti di sinistra, sembra muoversi in ordine sparso, balbettando davanti alle certezze dei combattenti per la famiglia “naturale”, come Dio comanda. Affiorano argomenti dove al posto della ragione ragionante e della concreta valutazione dei fatti si incontra spesso un insolito afflato religioso, come di chi sente di toccare finalmente il fondo ultimo delle cose, di potersi riposare sul cuore della natura e della tradizione. E tanta commozione per i bambini: non quelli che muoiono nelle traversate del mare, non quelli che aspettano in Africa o negli istituti per orfani qualcuno che si prenda cura di loro. No, quelli futuri, ipotetici, condannati a crescere senza l’immagine “naturale” della famiglia - un’entità mutevole quanto le storie, i popoli e le culture del mondo.

Ora, sul voto del Paese è lecito scommettere per spaventare l’altra parte. Ma non è chiaro fino a che punto vogliano spingersi le minoranze parlamentari e la Chiesa che le sostiene. Se il gioco dovesse passare davvero nelle mani degli elettori, allora bisognerà ricordare che non è la prima volta che il Paese si trova davanti a scelte importanti sui diritti civili.

Anche quando si trattò dell’introduzione del divorzio e della legalizzazione dell’aborto la sensazione di stare sfidando il fondo più arcaico e immutabile dell’economia morale degli italiani rese timidi e riluttanti i partiti della sinistra. Ma la iattanza delle destre e dell’allora partito dei cattolici - oggi da rimpiangere nella sua funzione di argine all’ingerenza della Chiesa - durò solo fino al giorno del voto referendario. Poi lo spoglio dei dati elettorali sgombrò di colpo tutte le nebbie dal cielo della politica.


Il trucco del voto libero

NON è un altissimo valore ma un bassissimo trucco la libertà di coscienza, improvvisamente invocata da Beppe Grillo “contro” la sacrosanta legge sulle unioni civili.

di Francesco Merlo (la Repubblica, 08.02.2016)

È FURBISSIMA dissimulazione e non purissima moralità. Si sa infatti che la coscienza, soprattutto con il voto segreto, nella politica italiana è il nascondiglio dei traffici più illeciti, il modo per lasciarsi le mani libere o meglio la libertà del gioco di mano, con destrezza e secondo convenienza. Persino noi ci schierammo con Beppe Grillo nel settembre del 2013 quando, a proposito della decadenza di Berlusconi, il comico del malumore tuonò contro il voto segreto che, pur previsto dal regolamento, a quel tempo giustamente gli pareva «un abominio». Il «nascondiglio della coscienza - diceva allora - non protegge la moralità ma l’immoralità» e alimenta quel clima grottesco di sospetti in cui si impastano le ribalderie.

Aveva ragione. E infatti l’altisonante libertà di coscienza porta oggi il rivoluzionario Movimento 5 stelle nella piazza reazionaria del Family day. Alfano applaude Casaleggio che «ha riaperto la partita» e “Grillo contro Grillo” non è più il titolo dello spettacolo di teatro, ma è anche l’adesione alla scienza politica come gioco delle tre tavolette. È soprattutto il completamento dello sporcarsi in società dopo il comparaggio con i briganti di Quarto e i loro codici mafiosi.

Il trucco della libertà di coscienza disarma dunque il vaffanculo. E viene fuori il grillino teocon, Sergio Puglia, che come Giovanardi si batte contro «l’ignoto delle adozioni» in nome della «normalità ». La deputata Tiziana Ciprini come Eugenia Roccella rivela all’Avvenire che la legge «mette i brividi, come l’utero in affitto». Di Maio annuncia: «Abbiamo delle remore». Di Battista non vuole più il sabotaggio del sistema ma la grazia di Dio e, come ha raccontato Jacopo Iacoboni sulla Stampa, con il pio Nicola Morra viene ricevuto in Vaticano dal sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, arcivescovo Giovanni Angelo Becciu. Intanto Roberta Lombardi, nell’ombra della cappella della Camera, sceglie come padre spirituale l’elegante ed erudito monsignor Fisichella.

E fregare Renzi alleandosi con Quagliariello in nomine Dei diventa più importante delle profezie delfiche e del governo planetario della Rete. Se una volta sul blog tra tamburi, triangoli isosceli e materia cerebrale, si annunziava «la fine delle religioni, delle ideologie, dei partiti» oggi Mattia Fantinati, nunzio apostolico del Movimento 5 stelle, dialoga con quelli di Cl per conto di Di Maio così come Acquaviva pregava Dio in nome di Craxi.

Ovviamente Grillo non ha mai concesso né mai concederà libertà di coscienza ai suoi parlamentari. Con la solita logica militare i soldati dell’indignazione etica contro la casta, contro i giornalisti che disinformano, contro i ladri di Stato e contro i colpevoli di ogni genere, insomma i giustizieri che dovevano «annegare i partiti nello sputo popolare» stanno diventando truppa dorotea.

Per esempio due settimane fa, proprio mentre denunziavano (giustamente) il traffico tra il faccendiere Verdini e il Pd di Renzi, i grillini, pur di impallinare il candidato renziano, eleggevano gioiosamente presidente della commissione Lavori pubblici del Senato l’ex ministro di Forza Italia, ex finiano, ex fascista Altero Matteoli, quel dolente signore che è giudiziariamente più inguaiato di Verdini e tuttavia sostiene: «Noi politici siamo migliori della società civile».

E però maneggiare la libertà di coscienza è molto più complesso che maneggiare il vaffanculo. Grillo non si illuda e vada a studiare la storia della Dc: la libertà di coscienza, una volta invocata, «nasconde più verità di quanta lana copre una pecora» ha scritto Ceronetti. È infatti impossibile che il presidente Pietro Grasso non conceda il voto segreto per gli articoli della legge Cirinnà eticamente più sensibili, non solo quello sulle adozioni.

Ma il voto segreto - vedremo chi lo chiederà - non libera le coscienze ma i franchi tiratori, i fucilatori protetti dall’ombra, quei cecchini che impallinarono Prodi, gli amici del nemico e i nemici dell’amico che per oltre sessanta anni furono l’incubo di tutti i governi italiani, a nessuno dei quali consentivano di governare.

La politica della ripicca di coscienza produce anche paradossi straordinari. Grillo potrebbe per esempio scoprire che, nella guerriglia di palazzo, nel tradimento programmato, nell’agguato all’alleato e nell’impallinamento di se stessi, persino un ultrà cattolico potrebbe segretamente preferire Renzi e il rafforzamento della legislatura ai propri “principi non negoziabili”. Capita, trafficando con i valori.

La giravolta di Beppe Grillo nei tortuosi corridoi politici degli atti indecenti e nell’Italia delle sacrestie e dei campanili, non è dunque lo scatto virtuoso e probo del pensiero liberale, da Croce a Raymond Aron. Grillo, che pure aveva annunziato il suo definitivo ritiro dal Movimento, la sua psicoanalisi liberatoria sul palcoscenico, e anche la sua totale adesione alla civiltà europea della faticosa ma necessaria legge Cirinnà sulle unioni civili, sta in realtà procedendo nella sbrindellata omologazione del movimento più scarruffato della nostra storia all’eternità della politica italiana dove “a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”. Grillo traffica infatti con il valore della libertà di coscienza non solo per mettere in imbarazzo Renzi, ma per far saltare la legge più moderna, non di destra né di sinistra, ma la più radicale che il Parlamento italiano possa approvare in materia di diritti civili, la sola che ci possa agganciare all’Europa.

E infatti già si parla di “stralcio”, “emendamento”, di un altro “super canguro”, che è il lessico del rinvio, la più crudele pena inflitta all’Italia, condannata all’eternità dell’indolenza, al mai prendere di petto le grandi questioni nazionali. Chi l’avrebbe detto che proprio Grillo sarebbe approdato alla morbidezza del peggio, al capriccio perverso dell’andreottismo, al rinvio come via italiana al vaffanculo?


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