Un duello scientifico che dura da cinque anni *
Una bomba gettata in uno stagno. E’ l’effetto innescato cinque anni fa dalla pubblicazione di un articolo («Postilla testuale sul nuovo Artemidoro» ) di Luciano Canfora sulla sua rivista Quaderni di storia. L’ipotesi ĺ suggerita di un clamoroso falso era un cuneo inserito nella granitica certezza che il cosiddetto rotolo di Artemidoro fosse un’eccezionale scoperta. Come se le sabbie d’Egitto avessero restituito la maschera di Tutankhamon. Un paragone che calza bene, visto che si penṣ che il papiro provenisse dall’involucro di una maschera funeraria. La Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo di Torino non esiṭ a pagare questa striscia lunga circa due metri e mezzo la bellezza di quasi tre milioni di euro. Finiva il luglio del 2004.
Due anni dopo il maxi-rotolo fu esposto con rulli di tamburo a Palazzo Bricherasio nel corso delle Olimpiadi ospitate nel capoluogo piemontese. Di quella pomposa mostra fu stampato da Electa il catalogo Le tre vite del papiro di Artemidoro. Ma chissà quante altre ancora gliene attribuiranno i contemporanei. La prima pubblicazione parziale del papiro fu curata da Claudio Gallazzi e Barbel Kramer sulla blasonata rivista Archiv für Papyrusforschung nel 1998. Tanto per capirci, una specie di bibbia dei papirologi.
In attesa che esca l’edizione critica completa, Canfora, dopo svariati libri scritti sull’argomento (Laterza, Edizioni di Pagina, Rizzoli, Stilos), mostra di avere sempre nuove frecce nel suo arco da scagliare contro gli esponenti del partito dell’autenticità. Primo fra tutti quel Salvatore Settis con cui il filologo barese ha da tempo intrecciato un duello rusticano a distanza. (s. f. lat.)
*Corriere del Mezzogiorno, 12.06.2011