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EU-ANGELO, BUONA-NOTIZIA. "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1Gv., 4. 1-16). «Et nos credidimus Charitati...»!!!!

"DIO NON E’ CATTOLICO". "Dio è al di là delle frontiere che vengono erette". Accorato appello del Cardinale Carlo M. Martini alla Chiesa per una sua rapida e profonda riforma - a cura di Federico La Sala

Sulle riflessioni del card. Carlo Maria Martini raccolte nei “Colloqui notturni a Gerusalemme"
martedì 4 settembre 2012 di Maria Paola Falchinelli
[...] le istituzioni ecclesiastiche "ci servono nella vita, ma non dobbiamo confonderle con Dio, il cui cuore è sempre più largo". Incontrare e (perché no) pregare insieme all’amico di altra religione, dice, "non ti allontanerà dal cristianesimo, approfondirà al contrario il tuo essere cristiano". E invita: "Non aver paura dell’estraneo".
Il grande comandamento invita ad amare l’altro come se stessi. "Ama il tuo prossimo - afferma - perché è come te". Il "giusto" - e in questo caso (...)

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> "Dio è al di là delle frontiere che vengono erette". --- «Voleva che l’ultima intervista fosse inserita nel testamento» intervista a Federica Radice (a cura di Gian Guido Vecchi)

martedì 4 settembre 2012


-  «Voleva che l’ultima intervista fosse inserita nel testamento»
-  intervista a Federica Radice

a cura di Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera, 4 settembre 2012)

«Quando ho incontrato per l’ultima volta il cardinale era il 23 agosto. Avevamo fatto avere a don Damiano Modena il testo della conversazione che il cardinale Martini aveva avuto con padre Georg Sporschill e me due settimane prima, l’8. Padre Sporschill aveva limato il testo in tedesco, io l’avevo ritradotto in italiano per poi mandare a Gallarate le due versioni, il cardinale aveva letto e approvato.

Quel giorno don Damiano mi disse: il testo è stupendo ma è molto forte, aspettiamo a renderlo pubblico dopo la morte. Tutti avevamo la consapevolezza che fosse una sorta di testamento. E ormai sapevamo che era una questione di giorni. L’idea era che quel testo facesse parte anche del suo lascito testamentario, don Damiano lo aveva già consegnato all’esecutore». Federica Radice Fossati Confalonieri non fa la giornalista, vive a Vienna e ha impegni più urgenti, «mi occupo dei miei tre bambini», è una delle persone che in questi anni è stata più vicina al cardinale, «un amico, un padre spirituale, un confessore: fu padre Georg a presentarmelo, nella Pasqua del 2008 a Gerusalemme».

La eco mondiale della «conversazione» con Martini pubblicata dal Corriere l’ha colta di sorpresa, ma fino a un certo punto. Il lamento per una Chiesa «stanca» e «rimasta indietro di 200 anni», l’invito a «liberare la brace dalla cenere», il bisogno di «uomini che ardono in modo che lo Spirito possa diffondersi ovunque», le domande: «Come mai non si scuote? Abbiamo paura?», l’esortazione: «Fede, fiducia, coraggio».

E gli occhi di Martini che sembravano ardere a loro volta, racconta Federica Radice Fossati Confalonieri, quando chiese secco a padre Georg: «E tu, che cosa puoi fare tu per la Chiesa?». La signora sorride: «L’ho visto vacillare, e far vacillare un uomo come Sporschill non è facile: uno che cercava i bambini nelle fogne in Romania, che ne ha salvati più di mille, un santo vivente. Lo dico per spiegare a chi il cardinale ha aperto l’ultima volta il suo cuore».

Non «un’intervista» dice, «piuttosto l’ultima conversazione, l’epilogo delle Conversazioni notturne a Gerusalemme che è diventato il libro più letto di Martini». Una conversazione che ha stupito loro per primi: «Pensavamo di parlare dieci minuti e siamo andati avanti due ore, padre Sporschill in tedesco, il cardinale in italiano e io, una donna laica, che traducevo e mi trovavo ad essere testimone di quel dialogo tra due grandi gesuiti».

Avevano deciso di andare a trovarlo quando don Damiano Modena era andato a Vienna in giugno. «Per Martini era un figlio spirituale, gli aveva detto: dopo la mia morte andrai da padre Georg». Decisero di rivedersi all’Aloisianum di Gallarate, la casa dei gesuiti dove Martini ha passato gli ultimi anni. Rimasero tutto il giorno, quell’otto agosto: la messa al mattino, dopo il pranzo e il riposo quella conversazione serrata di due ore nel pomeriggio. E Martini che, nonostante la fatica, sembrava sentisse l’urgenza di proseguire: «Continuava a parlare, andava avanti, io ero sbigottita. Poi, quando abbiamo finito, ha detto sollevato: adesso prendiamo il tè».

Non un attacco alla Chiesa, piuttosto un atto d’amore: «Non ha parlato di persone. L’attacco, semmai, è alla struttura rigida che vincola la Chiesa, i "vincoli dell’istituzione". La necessità di fare breccia, di aprirsi. Quando parlava dell’apparato burocratico ci ha detto: "Il nostro patrimonio culturale che dobbiamo conservare è ancora in grado di servire l’evangelizzazione e gli uomini? Oppure intrappolano le nostre forze in modo da paralizzarci quando un bisogno ci schiaccia?"».

Federica Radice Fossati Confalonieri si concede una breve risata: «Diceva che c’era bisogno di cardinali un po’ matti, di gente fuori dalle righe, persone che rompessero le barriere e sapessero portare novità. Come Madre Teresa». Poi ricorda quel 23 agosto: «Mi ha chiesto della mia famiglia, dei figli. Io gli ho domandato la sua benedizione. Sono uscita in lacrime. È difficile salutarsi quando sai che, su questa terra, non ti rivedrai più».


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