Inviare un messaggio

In risposta a:
PER LA COSTITUZIONE. A TUTTI I CITTADINI E A TUTTE LE CITTADINE, A TUTTI GLI STUDENTI E A TUTTE LE STUDENTESSE D’ITALIA...

MATURITA’ 2008. TEMA D’ITALIANO. Traccia 1. FASCISMO. LA VIA ITALIANA AL TOTALITARISMO. Fondando il Partito "Forza Italia", il cittadino Silvio Berlusconi si è appropriato indebitamente della Parola: ITALIA. Si svolgano proprie riflessioni sul fatto, sotto forma di Lettera al Presidente della Repubblica, il cittadino Giorgio Napolitano - a cura di Federico La Sala

giovedì 26 giugno 2008 di Maria Paola Falchinelli
Materiali per riflettere, sul sito, si cfr.:
E’ tutto finito? La lezione di Antonino Caponnetto: "Nessuno di noi, e io meno di chiunque altro, puo’ dire che ormai tutto e’ finito" (Una preghiera laica ma fervente)!!!
RESTITUITEMI IL MIO URLO!!! IL GIORNO DELLA MEMORIA E LA DIGNITA’ DELL’ ITALIA, 27 GENNAIO 2008.
IL TRUCCO DELLO SPECCHIETTO DELLE ALLODOLE FUNZIONA ANCORA E LA CARTA DI IDENTITA’ DI TUTTI GLI ITALIANI E DI TUTTE LE ITALIANE E’ RIDOTTA IN POLTIGLIA .... DALLA CINA UNA GRANDE (...)

In risposta a:

> MATURITA’ 2008. TEMA D’ITALIANO. Traccia 1. FASCISMO. LA VIA ITALIANA AL TOTALITARISMO. ---- La parola è «dimissioni » (di Marco Galluzzo)

giovedì 26 giugno 2008


-  «non accetto che un potere dello Stato voglia cambiare chi sta al governo»
-  «Vogliono darmi 6 anni e farmi dimettere»
-   Lo sfogo di Berlusconi con i suoi: come potrei continuare a governare con una condanna?

ROMA - Forse è l’unica parola che non ha ancora pronunciato in pubblico, che non è entrata nello sfogo di ieri, o in quello della settimana scorsa a Bruxelles. Ma è una parola che illustra un incubo, che spiega lo stato d’animo del premier meglio di qualsiasi discorso sul diritto di governare o sulla sovranità popolare minacciata dalle toghe. La parola è «dimissioni », e il Cavaliere non ha dubbi: «Questi magistrati vogliono darmi 6 anni e un istante dopo sarei obbligato a dimettermi ».

Non l’ha ancora detto in pubblico, ha girato intorno al concetto, ma chi chiacchiera in modo riservato con Berlusconi è proprio questo ragionamento che ascolta: «Come potrei continuare a fare il capo del governo con una condanna, con i risvolti interni e internazionali che avrebbe? Non potrei. E conterebbe poco il fatto che l’accusa dei magistrati milanesi è ridicola, che persino all’estero - compreso il liberalissimo Financial Times - si sono accorti che i magistrati italiani tengono da troppo tempo sotto ricatto la democrazia del nostro Paese ».

Ieri mattina, calcolo o meno, è anche questa paura che ha fatto da molla alle parole di Berlusconi davanti alla platea di Confesercenti. Alla definizione di una parte dei giudici come «metastasi della democrazia». Al gesto mimato delle manette: «Certi giudici vorrebbero vedermi così...». Appena finito di parlare il Cavaliere ha preso sotto braccio il presidente di Confesercenti, Marco Venturi, e ha continuato lo sfogo, anche per rispondere ai fischi: «Voi non avete ancora capito nulla, non avete capito che io difendo anche voi, i vostri interessi a vivere in un Paese non soffocato da un potere che non ha più nulla di legittimo, che tiene sotto scacco il Paese dal ’94: prima con me, poi con Mastella e Prodi, ora di nuovo con il sottoscritto ». C’era Veltroni in prima fila: poteva essere un deterrente, non lo è stato. Berlusconi è entrato pienamente, o rientrato se vogliamo, in quella fase che gli è caratteristica, congeniale, naturale: dire quello che pensa. Da alcune settimane ormai è in totale disaccordo anche con il suo primo consigliere, quel Gianni Letta che lui stesso tributa di onori ad ogni possibile occasione.

In queste ore Letta dice agli alleati che «Silvio sbaglia», che «ci vorrebbe meno aggressività », che «non è questo il metodo giusto». E in queste ore Berlusconi continua a fare di testa sua, a respingere i tentativi di mediazione condotti con un occhio alle ragioni del Colle, ai possibili obiettivi da raggiungere con un approccio più soft. Si è rimesso in moto il meccanismo che due legislature fa divideva la corte del premier in falchi e colombe. La differenza con il passato è il Cavaliere, che non ha più voglia di ascoltare grandi discorsi. Ieri lo ha spiegato anche dal palco di Confesercenti, per rispondere ai fischi. Ha reagito alle critiche con un «mi avete invitato voi...». Poi ha concluso avvertendo, assimilando il proprio disastro a quello del Paese: «Dicono che faccio leggi nel mio interesse. Ma io in politica sono sceso per difendere gli interessi degli italiani. Il mio interesse semmai sarebbe quello di lasciare il Paese e godermi i soldi meritatamente guadagnati».

E se questa è la cornice la presenza di Veltroni diventa invisibile: «Se questa opposizione non capisce, il dialogo si spezza. Lo hanno voluto spezzare loro, ma adesso non lo vogliamo più noi, sono ancora giustizialisti». L’Italia, conclude Berlusconi, è ormai «una democrazia in libertà vigilata, tenuta sotto il tacco da giudici politicizzati, ma i cittadini hanno il diritto a esser governati da chi scelgono democraticamente: non posso accettare che un ordine dello Stato voglia cambiare chi è al governo, con accuse fallaci».

Marco Galluzzo

* Corriere della Sera, 26 giugno 2008


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: