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L’ANIMA VENDUTA E LA PAROLA RUBATA. A "REGIME LEGGERO", FINO ALLA CATASTROFE ...

ITALIA. POLITICA E GIUSTIZIA. Un invito e un appello alla misura e all’equilibrio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Forza Italia!!! - a cura di Federico La Sala

Per un clima di ascolto reciproco e di confronto costruttivo tra tutte le componenti del mondo della giustizia e del mondo politico e istituzionale.
mercoledì 25 giugno 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] io non dissimulo la mia forte preoccupazione. Non sono in grado, purtroppo, di fare alcuna previsione. Il mio ruolo è quello, come si dice spesso, di moral suasion: spesso equivale a lanciare dei messaggi nella bottiglia non sapendo chi vorrà raccoglierli. E bisognerebbe che li raccogliessero tutti perché abbiano effetto [...]
____________________________________________________
INTERVENTO
DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
ALL’INCONTRO CON IL
CONSIGLIO (...)

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> ITALIA. POLITICA E GIUSTIZIA. --- Se fallisce la "moral suasion"... occorre ascoltare solo la voce della Costituzione (di Stefano Passigli).

venerdì 27 giugno 2008

Se fallisce la "moral suasion"

Per il Presidente della Repubblica un compito arduo: può riuscire solo di fronte a una sensibilità istituzionale che sembra estranea alla cultura del premier

di STEFANO PASSIGLI (La Stampa, 27/6/2008)

L’avvio della legislatura aveva fatto registrare un clima nuovo nel rapporto tra maggioranza e opposizione, e con esso la speranza che fosse possibile perseguire consensualmente le più urgenti riforme costituzionali, ponendo così fine alla nostra transizione. Ma sono bastate poche settimane per mostrare che, assieme ai provvedimenti per fronteggiare l’emergenza rifiuti e per rispettare le promesse elettorali in materia di sicurezza, i «cento giorni» di Berlusconi avrebbero riproposto una serie di controversi interventi sulla giurisdizione. Come già nel caso della Bicamerale, ancora una volta le vicende giudiziarie del premier e la sua decisione di andare a uno scontro frontale con la magistratura sembrano avere spento ogni possibile accordo sulle riforme istituzionali.

In questo contesto ben si comprende, e va apprezzato, che il Presidente della Repubblica abbia fatto ogni sforzo per tenere aperto un dialogo sulla questione giustizia e ricercare un possibile compromesso fondato sulla rinuncia da parte del governo a mantenere nel decreto sicurezza la norma blocca-processi, e sulla disponibilità dell’opposizione a esaminare senza ricorrere all’ostruzionismo una nuova versione del lodo Schifani.

L’indisponibilità di Berlusconi

Sforzo apprezzabile - ripeto - ma impresa tra le più difficili che un Capo dello Stato si sia mai trovato ad affrontare, per l’indisponibilità del premier a rinunciare alla sola strategia in grado di evitargli una probabile condanna nel processo Mills, ma anche per la necessità sottolineata dall’opposizione di procedere all’approvazione di un nuovo lodo Schifani solo con legge costituzionale. Molti sono infatti i dubbi di costituzionalità nei confronti di un’approvazione con legge ordinaria di una simile norma, specie alla luce della già dichiarata incostituzionalità del vecchio lodo Schifani. In cosa il nuovo lodo si distinguerebbe dal vecchio? E come superare il forte ostacolo posto dal vincolo di eguaglianza dei cittadini dinnanzi alla legge sancito dall’articolo 3 della nostra Costituzione?

Il compito del Presidente della Repubblica è dunque ben arduo e merita rispetto, ma evidenzia anche i limiti di una moral suasion che riesce a essere tale e ad avere successo solo se trova nelle controparti un’analoga sensibilità istituzionale. Ma la sua principale controparte, e cioè il presidente del Consiglio, è invece portatore di una cultura istituzionale ben diversa, che il suo consigliere Baget Bozzo ha così efficacemente descritto (Il Giornale del 24 giugno 2008): «Berlusconi, il Pdl, la Lega Nord \, queste forze vengono tutte dall’affermazione che il popolo sovrano che si manifesta nel corpo elettorale e nel Parlamento è la prima Costituzione della democrazia e che volerla bloccare con la lettera della Costituzione del ’48, con la Corte Costituzionale, con la Magistratura, è impossibile. \ La Costituzione scritta è diventata un blocco della costituzionalità reale che è la democrazia in crescita, la partecipazione in aumento, la volontà di contare del corpo elettorale. \ Questa dinamica della Costituzione e della democrazia non si può fermare alla lettera del testo scritto di cui la Corte Costituzionale è divenuta il gendarme. Democrazia contro Costituzione rigida, corpo elettorale contro Corte Costituzionale e Magistratura: questa è la crisi dello Stato italiano».

La voce della Costituzione

Tutte le recenti dichiarazioni di Berlusconi, tutta la sua insofferenza verso ogni forma di checks and balances, confermano che questa è la sua cultura istituzionale. E se questo è il caso, allora la moral suasion è inevitabilmente destinata al fallimento, o a progressivi cedimenti. Molto dobbiamo nella nostra storia recente alla moral suasion dei Presidenti. Ma quando la moral suasion incontra il suo limite, al Presidente della Repubblica, supremo garante della Costituzione, rimane solo un compito: quello di un’integrale applicazione della Costituzione vigente. Perfino un inveterato innovatore come l’ex Presidente Cossiga ha invitato a rinviare alle Camere una legge ordinaria che introducesse un nuovo lodo Schifani. Sarebbe ben lesivo del ruolo di garante degli equilibri costituzionali del Presidente della Repubblica se una successiva pronuncia della Corte Costituzionale sancisse l’incostituzionalità di una legge promulgata dal Capo dello Stato malgrado le riserve che nei confronti di tale legge da più parti (giurisprudenza, dottrina e forze politiche) si levano. È un vulnus alla funzione del Presidente della Repubblica che il nostro ordinamento non si può permettere. Quando la moral suasion è costretta a tacere occorre ascoltare solo la voce della Costituzione.


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