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PER LA COSTITUZIONE. UN APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E AL PARLAMENTO ....

RICHIESTA DI DIMISSIONI PER IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. Fondando il Partito "Forza Italia", il cittadino Silvio Berlusconi si è appropriato indebitamente della Parola della Repubblica: ITALIA - a cura di pfls

mercoledì 2 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] «Dicono che faccio leggi nel mio interesse. Ma io in politica sono sceso per difendere gli interessi degli italiani. Il mio interesse semmai sarebbe quello di lasciare il Paese e godermi i soldi meritatamente guadagnati» [...]

«non accetto che un potere dello Stato voglia cambiare chi sta al governo»
«Vogliono darmi 6 anni e farmi dimettere»
Lo sfogo di Berlusconi con i suoi: come potrei continuare a governare con una (...)

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> RICHIESTA DI DIMISSIONI PER IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. Fondando il Partito "Forza Italia", il cittadino Silvio Berlusconi si è appropriato indebitamente della Parola della Repubblica: ITALIA ----Salvapremier, il Pdl chiede le dimissioni di Mancino

giovedì 26 giugno 2008

Salvapremier, il Pdl chiede le dimissioni di Mancino *

Non è bastato alla maggioranza il monito del vicepresidente del Csm Nicola Mancino «alla riservatezza degli atti non ufficiali» della Magistratura. Il Pdl, dopo il parere sfavorevole dei giudici sul dl sicurezza per la parte che riguarda la sospensione dei processi ne chiede le dimissioni. «Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino deve trarre le conseguenze di quanto sta succedendo e si deve dimettere. Sarebbe un atto dovuto di elementare sensibilità istituzionale». Così il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, a proposito della fuga di notizie sulla bozza di parere negativo del Consiglio alla norma che blocca i processi, inserita nel decreto sulla sicurezza, considerata come «un’amnistia occulta».

Berselli spiega che il problema non è «il merito del parere che è legittimo ed è previsto da una legge dello Stato del 1958» ma «le indiscrezioni che trapelano riportate da tutti i giornali che - precisa Berselli - screditano direttamente il presidente del Csm che è il Capo dello Stato e ha la funzione di promulgare le leggi». Per Berselli «si tratta di un atto di assoluta, gravissima scorrettezza istituzionale verso il Quirinale» dunque.

Al presidente della commissione giustizia al Senato, infatti, non basta, dice, apprendere dai giornali che «Nicola Mancino è infuriato per le indiscrezioni» finite sulle stampa. Quello che ci vorrebbe «a questo punto - dice Berselli- è che Mancino «traesse le conseguenze istituzionali» perché ha la responsabilità del Csm, cioè si dimetta «subito».

Le indiscrezioni niente hanno a che vedere con le difficoltà della maggioranza, dice ancora Berselli, «visto che il parere che viene dato per legge al ministro non è vincolante. Ma mettono in difficoltà il Quirinale perché non viene garantito il principio di riservatezza del Csm».

Il vicepresidente del Csm, che già aveva dichiarato che il Consiglio superiore della Magistratura è «obbligato alla riservatezza» e che le indiscrezioni uscite nei giorni scorsi sul parere al dl sicurezza screditavano la Magistratura» avanza l’ipotesi di nuove regole contro indiscrezioni e fughe di notizie dal Csm.

In apertura del plenum del Csm di giovedì, infatti, Mancino ha dato incarico al presidente della II commissione di Palazzo dei Marescialli Giuseppe Maria Berruti di stabilire delle regole a tutela della riservatezza degli atti e del lavoro dell’organo di autogoverno della magistratura, ed eventuali sanzioni da adottare i caso di violazione.

Mancino poi risponde alle accusa del Governo dicendo che il suo è sempre stato un tentativo «di presentare il Consiglio Superiore della Magistratura come istituzione dialogante che colloquia col Governo corrispondendo puntualmente alle funzioni e alle prerogative che la Costituzione gli assegna. Non ho mai pensato - continua Mancino - che possiamo essere una terza Camera, come pure qualcuno ci rimprovera. «Gia due sono troppe, spiega il vicepresidente, una terza, con 26 componenti per quanto tutti autorevoli, presieduta dal Capo dello Stato è una invenzione di chi non vorrebbe un Csm autonomo, non collegato a maggioranze politiche, che, richiesto o non richiesto fa lo stesso, avanza una proposta in tema di ordinamento e di organizzazione giudiziaria, che formula un parere, ai sensi dell’art. 10 della legge istitutiva del 1958».

«Mi rendo conto - ha ribadito Mancino - che un Csm come lo descrivono la Costituzione e la migliore dottrina, può dare fastidio: amicus Plato sed magis amica veritas», mi è amico Platone ma mi è più amica la verità.

«L’attendibilità dei documenti - ha continuato il vicepresidente del Csm - non è l’opinione di ciascuno di noi, per quanto argomentata essa possa essere, studiata e autorevole. L’attendibilità è quella che emerge, quando emerge, dal confronto di tutte le opinioni che si esprimono con l’intento di formare quel sentire comune che, poi, diventa risoluzione. Ecco: un documento in bozza non è mai una risoluzione, è un testo in fieri, può diventare ma può anche non diventare una risoluzione».

Prende spunto dal richiamo di Mancino il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri secondo il quale le esternazioni del vicepresidente del Csm confermerebbero che «il ruolo che taluni esponenti del Csm svolgono. «Sembra trattarsi - dice Gasparri - più di una funzione di militanza politica di parte a sinistra, che non un ruolo di garanzia. Il Parlamento è sovrano e il Csm dovrebbe semmai occuparsi degli enormi ritardi della giustizia che sono il vero scandalo dell’Italia».

* l’Unità, Pubblicato il: 26.06.08, Modificato il: 26.06.08 alle ore 13.37


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