Incostituzionale per il Csm la norma blocca processi
Prima bocciatura quasi unanime
Quasi all’unanimità la Sesta Commissione del Csm ha approvato il parere che boccia come incostituzionale la parte del decreto sicurezza con le norme "blocca processi". Nel documento , che ora passerà così al vaglio del plenum dell’organo di autogoverno della magistratura non sarebbero state introdotte modifiche sostanziali rispetto alla bozza già diffusa sugli organi di stampa e che hanno provocato la richiesta di dimissioni del vicepresidente Nicola Mancino da parte del Pdl.
L’alzata di scudi del centrodestra non ha spaccato il Consiglio Superiore della Magistratura che ha finora difeso le sue ragioni. L’unico voto contrario al parere è venuto nella Sesta Commissione dal consigliere laico del centrodestra Michele Saponara. Non un togato.
Nel parere approvato che passerà al vaglio del plenum martedì prossimo - è stato già convocato in seduta straordinaria il 1 luglio alle 15.30 - sono confermati tutti i giudizi di incostituzionalità. I consiglieri di Palazzo dei Marescialli confermano che la violazione di due articoli della Costiutuzione per la norma "blocca-processi": non solo non rispetta il principio della ragionevole durata del processo, tutelato dall’articolo 111, ma «pone delicati problemi di compatibilità» anche con l’obbligatorietà dell’azione penale sancita dall’articolo 112 della Carta fondamentale.
Nell’ultima versione del testo sarebbe rimasta anche la parte che riguarda i «profili di irragionevolezza» della disposizione: in particolare, lo «spartiacque temporale» fissato al 30 giugno 2002 per stabilire i processi che devono essere sospesi viene giudicato «casuale a arbitrario». Così come «appare ugualmente non ragionevole» la scelta dei reati, tra i quali vi sono «numerosi delitti che, secondo altre previsioni dello stesso decreto, determinano particolare allarme sociale».
La norma "salvapremier" come è stata ribattezzata, che blocca i processi per i reati puniti con meno di 10 anni e commessi prima del 30 giugno 2002 presenta secondo questo primo pronunciamento del Csm «profili di irragionevolezza» sia sullo spartiacque temporale «causale e arbitrario» tra i processi che devono essere sospesi e quelli che invece devono proseguire, come appare «irragionevole» la scelta dei reati per cui va disposta la sospensione dei procedimenti visto che tra questi ci sono «numerosi delitti che determinano particolare allarme sociale». Inoltre nel parere approvato si ribadisce il concetto che la norma che sospende i processi produrrà una «ulteriore dilatazione» dei tempi della giustizia.
I relatori della Sesta sezione del Csm erano Livio Pepino (Md) e Fabio Roia (Unicost) e quindi uno della corrente centrista e l’altro della corrente più a sinistra della magistratura: Magistratura Democratica. Ma lo stesso i rappresentanti del governo continuano lo scontro frontale con le toghe.
«Ci vorrebbe più serenità da parte della politica verso la magistratura e viceversa. Quando il Csm parla di "amnistia occulta" compie un’azione politicamente aggressiva», ha sostenuto il sottosegretario all’Interno Francesco Nitto Palma, ex magistrato.
* l’Unità, Pubblicato il: 26.06.08, Modificato il: 26.06.08 alle ore 19.30