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IL TERRIBILE E’ GIA’ ACCADUTO. L’ANIMA VENDUTA E LA PAROLA RUBATA. A "REGIME LEGGERO", FINO ALLA CATASTROFE

ANNO PRIMO DELL’ERA "FORZA ITALIA". Tutte le persone (donne e uomini, bambini e bambine) residenti in Italia che non hanno la carta d’identità del Partito saranno schedate!!! «Impronte? Ma no, faremo solo foto segnaletiche» - a cura di pfls

Il censimento dei campi nomadi sarebbe fatto proprio «per tutelare i bambini. Parlare di leggi razziali è una stupidaggine».
sabato 28 giugno 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Secondo il prefetto con la nuova ordinanza del ministero degli Interni per il censimento dei nomadi, «non ci sono novità», perchè «le norme già in vigore consentono il fotosegnalamento per chi non riesce a dimostrare la propria identità, siano anche minori». Il prefetto fa riferimento ad una legge del ’41- in tarda epoca fascista, dunque -che prevede che chi non è in grado di dimostrare la propria identità possa essere fotosegnalato.
Si tratta della legge 633 del 22 aprile 1941 che (...)

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> ANNO PRIMO DELL’ERA "FORZA ITALIA". --- Schedature e immunità. «È inaccettabile, un altro passo verso il baratro».. Nell’ Europa del diritto per fortuna l’omertà non è di casa.Il caso Italia. Osservati speciali.... mons. Agostino Marchetto, di fronte alla decisione annunciata da Maroni: «Che succederebbe se si generalizzasse la decisione italiana?». «Personalmente mi trovo tra coloro che disapprovano, convinto dell’esistenza di altri mezzi, rispettosi della persona anche del bambino e della sua dignità psicologica per giungere a una finalità buona, quale può essere per esempio evitare che i bambini rom dormano tra i topi» (l’Unità).

sabato 28 giugno 2008

l’Unità 28.6.08

Nell’ Europa del diritto per fortuna l’omertà non è di casa

Il caso Italia. Osservati speciali

di Umberto De Giovannangeli

La «vergogna delle impronte» varca i confini nazionali e riporta il caso italiano all’attenzione degli organismi europei. A Strasburgo, all’Europarlamento, alla Commissione europea, al Consiglio d’Europa. come nelle principali capitali europee, Italia è sempre più sinonimo di intolleranza, discriminazione, criminalizzazione... A dar corpo all’indignazione crescente, e trasversale alle «famiglie» politiche europee, è un quotidiano autorevole, e non certo sovversivo, quale l’Independent.

Il quale in un editoriale ha accusato ieri il governo Berlusconi di «comportamento incivile» nei confronti degli zingari e degli immigrati clandestini, avvertendo che l’Italia stessa soffrirà per l’attuale «raptus di crudeltà nei confronti degli stranieri» avendo un gran bisogno di manodopera forestiera.

Il caso-Italia è sul tavolo europeo. Ed è un caso che produce inquietudine, allarme, proteste. Le nervose pressioni diplomatiche esercitate ieri da Palazzo Chigi su singoli rappresentanti della Commissione europea danno conto del nervosismo di Silvio Berlusconi, sempre più alla mercé politica della Lega Nord del trio Bossi-Maroni-Calderoli, con l’appendice ultrà all’Europarlamento del pasdaran padano Mauro Borghezio. Preme il Cavaliere, invoca solidarietà che ha l’amaro, insopportabile, retrogusto della complicità silente. Ma in Europa, per fortuna del diritto e dei valori più elementari di giustizia e rispetto per le minoranze, l’omertà non è di casa. La proposta di prendere impronte digitali ai bambini rom viola le regole Ue. Una constatazione che suona come una sonora bocciatura della pseudofermezza tratteggiata dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Ed è emblematico che a ricordarlo sia un italiano: il portavoce della Commissione europea, Pietro Petrucci. Nessuno Stato membro, ha ricordato, può decidere di prendere le impronte digitali per uno specifico gruppo etnico.

Fino ad oggi, ha ribadito il portavoce della Commissione europea, «non è mai successo» che uno Stato membro volesse prendere le impronte digitali di uno specifico gruppo etnico. Fino ad ora. Fino alla rottura di un codice di civiltà condiviso dai Paesi della Ue, determinata dal governo Berlusconi-Bossi. «Certe cose non le avevamo sentite proporre neanche da Le Pen»: questa considerazione, tra lo sbigottito e l’indignato, di una fonte Ue a Bruxelles, racchiude ciò che l’Europa democratica, di centro, di sinistra e anche conservatrice, pensa oggi delle misure congegnate dal governo italiano.

L’Europa alza la voce. Lo fa attraverso il Consiglio d’Europa e il suo segretario generale Terry Davis, che di fronte ad un ministro che vuol far prendere le impronte digitali ai bambini rom, afferma: «Si tratta di una proposta che suscita delle analogie storiche così manifeste che è inutile precisarle». Analogie storiche terrificanti. A cui è utile, drammaticamente utile, dare nome: nazismo. Il segretario del Consiglio d’Europa aggiunge: «Pur considerando che la democrazia italiana ha acquisito una sufficiente maturità per impedire che simili idee diventino legge, sono nondimeno preoccupato nell’apprendere che un membro eminente del governo di uno degli Stati membri del Consiglio d’Europa ha formulato una simile proposta». L’Europa alza la voce. E, con l’Independent, ricorda che il giro di vite contro gli immigrati clandestini promesso dal governo Berlusconi «ha scatenato le furie popolari» e ha finito per recar danno alla reputazione dell’Italia». «Ogni atto di violenza popolare contro gli stranieri, ogni caso di discriminazione ufficiale nei confronti dei rom - scrive l’Independent - diminuisce la pretesa del Paese di essere considerato una nazione civile».

È questo oggi in discussione, in Europa. Essere considerati ancora una «nazione civile». Perchè una nazione civile non prende impronte digitali ai bambini rom. Perché una nazione civile non alimenta «raptus di crudeltà nei confronti degli stranieri». L’Europa non ha bisogno, non può accettare una «nazione incivile». Per evitare disastrosi, incivili, «contagi». In Europa, ricorda il segretario del Pontificio consiglio della Pastorale dei migranti e degli itineranti, monsignor Agostino Marchetto, sono circa quattro milioni i ragazzi di etnia rom e sinti che dovrebbero andare a scuola. Che succederebbe, si chiede monsignor Marchetto, se si generalizzasse la decisione italiana? «A volte - avverte l’esponente vaticano - per capire la gravità di un certo modo di procedere bisogna porsi proprio a livello generale». L’Europa lo ha capito. Per questo alza la voce e si chiede, e ci chiede, se l’Italia è ancora una «nazione civile».


l’Unità 28.6.08

.Schedature e immunità
-  Se questo è un Paese normale

Venerdì 27 giugno 2008? Una normale giornata italiana, a ben vedere. Berlusconi riunisce il Consiglio dei ministri per farsi concedere (e concedersi partecipando al voto) un’immunità pari a quella di cui gode il Sommo Pontefice. Il ministro Alfano bacchetta il Consiglio superiore della magistratura che si appresta a bocciare la «salva-premier» e minaccia una riforma normalizzatrice del Csm nei prossimi mesi. L’Europa boccia la schedatura italiana dei bambini rom, perché evoca «manifeste analogie storiche» (allusione al nazismo, naturalmente). Bossi, infine, regala al Cavaliere ciò che aveva già negato a Prodi. La possibilità, cioè, che la Lombardia e il resto del Nord possano aiutare la Campania a smaltire l’emergenza rifiuti. Sei mesi fa la Lega prese a sberleffi l’appello del Professore alla solidarietà nei confronti del Mezzogiorno. Il Carroccio fece la sua parte per aggravare l’emergenza nel Napoletano. Oggi, al contrario, Bossi corre in soccorso di un Cavaliere costretto a constatare che il piglio decisionista, ostentato nel famoso Consiglio dei ministri partenopeo, frutti ne ha dati pochi. L’estate avanza, infatti, e a Napoli «la spazzatura rimane in mezzo alle strade». A giudicare dalla soddisfazione di Berlusconi per il disegno di legge che gli garantisce l’immunità penale, tuttavia, l’Italia «sta diventando un Paese normale». Il «sabato mattina», infatti, il Presidente del Consiglio potrà pensare finalmente a governare piuttosto che a studiare i procedimenti giudiziari in compagnia dei suoi avvocati. Guai a parlare di immunità «ad personam», però, visto che il disegno di legge varato ieri tutela le più alte cariche dello Stato e non solo il premier. Berlusconi, che deve vedersela ancora con giudici e tribunali, e i presidenti della Repubblica, della Camera e del Senato che - al contrario - non hanno l’assillo di questi imbarazzanti problemi. Fino a oggi l’unico cui la Repubblica riconosce una immunità assoluta è il Papa - la cui persona è considerata sacra ed inviolabile - in quanto capo della Chiesa Cattolica. Se le Camere dovessero varare il disegno di legge illustrato ieri dal ministro Alfano, gli esiti del processo Mills - e non solo - verrebbero depotenziati. Il premier, tra l’altro, non avrebbe «l’obbligo giuridico di dimettersi in caso di condanna». Blindatura nei confronti di giudici e pubblici ministeri. Ma anche nei confronti degli imprevisti che potrebbero riservare, domani, gli alleati del centrodestra al Cavaliere. Se il governo dovesse andare in crisi «nel corso di questa legislatura» il lodo, infatti, sarebbe «reiterabile». Senza contare che i benefici dello “Schifani bis” potrebbero accompagnare il premier - fra cinque anni e per altri sette - fin dentro il Palazzo del Quirinale. Un «privilegio» non da poco, che potrebbe consentire a Berlusconi di guadagnare un’«immunità a vita» e di mettersi al sicuro dalle incognite che riserba il suo passato. Il governo sembra impegnato a fondo per raggiungere l’obiettivo. Sgomberando il sabato mattina dagli impegni con i legali si potrebbe sperare che il Cavaliere possa dedicare almeno quelle ore alle promesse elettorali inevase: alla riduzione delle tasse, all’aumento del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, ecc. Auspicio azzardato se le priorità rimangono le leggi ad personam e qualche trovata demagogica sulla sicurezza per far contente An o la Lega. Perfino la Commissione europea dell’«amico» Barroso è stata costretta, ieri, a mettere le mani avanti sulle impronte digitali dei bambini rom targate Maroni. «Mai successo prima in Europa», sottolinea Bruxelles. E l’ammonimento Ue va alle «manifeste analogie storiche» che coprono di vergogna l’Italia di Berlusconi.


l’Unità 28.6.08

Il Prefetto di Milano: «Non è una novità...» e cita una legge del ’41

La bufera che ha scatenato l’ordinanza del governo sulla schedatura dei rom, non ha ragione d’essere: è tutto già previsto da una legge del 1941 e inoltre, sono misure che «vanno a tutela di questi minorenni». A parlare così è stato ieri il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, commissario straordinario per l’emergenza rom, che probabilmente pensava di smorzare le polemiche, ricordando che «le norme in vigore, oggi già consentono il foto segnalamento. Esistono da 40 anni: chi non riesce a dimostrare la propria identità può essere foto segnalato. Lo prevede la normativa italiana e anche quella europea». Lombardi cita «una legge del ’41, il “Testo unico della legge di pubblica sicurezza”. Parliamo di cose che esistono da anni. È tutto perfettamente legale». «Ci si è posti un problema - ha spiegato il prefetto - e cioè quello di bambini, di 8, 10 anni, mandati nel nostro paese a rubare, nella maggior parte dei casi dai genitori che restano in Romania. Spesso non sappiamo chi sono questi bambini. E allora si pensa di identificarli attraverso il foto segnalamento. Si tratta di un rimedio che viene adottato quando non ci sono altre modalità per arrivare all’identificazione, non abbiamo altri strumenti». E replicando indirettamente al coro di no contro l’ordinanza, il prefetto ha lanciato anche un invito: «se ci fosse qualche altra buon idea, che ce la suggeriscano».

La normativa, dunque, è già applicabile. «Se non vi abbiamo fatto ricorso - ha precisato - è solo perchè non ci sono stati casi di identità dubbia». È così come per il ministro Maroni, anche per il prefetto Lombardi questa identificazione dovrebbe essere osservata da un altro angolo visuale. Quale? Secondo Lombardi, che fa eco a Maroni, viene fatta anche a «tutela» dei minorenni. «Venire a conoscenza dell’identità dei minori serve anche per poterli assistere nelle strutture sanitarie».


l’Unità 28.6.08

«È inaccettabile, un altro passo verso il baratro»

NON SI PLACANO le proteste contro la schedatura etnica dei bambini rom proposta dal ministro degli Interni Maroni. «La considero una cosa assolutamente inaccettabile», ha detto ieri Walter Veltroni, a margine della prima assemblea nazionale di Sinistra democratica. «Chiunque abbia avuto la possibilità di vivere vicino a quelle scuole - ha detto - nelle quali si fa faticosamente il processo di integrazione sa che l’idea di tenere nella stessa classe due bambini uno che ha dovuto mettere le impronte digitali e uno che non lo deve fare è la testimonianza di un modo di concepire la convivenza tra persone per me inaccettabile». «Questo -dice ancora Veltroni- contrasta con la normativa Ue e con qualsiasi elementare ragione di umanità. Ci sono altri modi per controllare che le famiglie non sfruttino questi bambini. L’idea di dividere i bambini in base alla loro identità mi sembra un altro passo verso il baratro. E l’Europa si è preoccupata di richiamare l’Italia».

Sulla vicenda è intervenuto anche Pietro Terracina, sopravvissuto al lager di Auschwitz: «La storia si sta ripetendo», dice Terracina. «La schedatura dei rom è simile a quella contro gli ebrei». «E allora prendete anche le nostre impronte. Ho ritenuto opportuno proporlo, perchè mi ricordo molto bene del luglio 1938, quando il governo di Mussolini volle il censimento degli ebrei, una vera e propria schedatura, che precedette l’emanazione delle leggi razziali, i lager e lo sterminio. Non so se arriveremo ad una nuova Auschwitz, ma di certo anche i campi sorvegliati e attrezzati e le misure proposte assomigliano tanto a campi di concentramento. Sta emergendo in Italia una destra xenofoba, che si richiama a quello che è avvenuto ottanta anni fa».

«Sorpresa, disagio e tristezza» ha espresso invece il segretario del Pontificio consiglio della Pastorale dei migranti e degli itineranti, mons. Agostino Marchetto, di fronte alla decisione annunciata da Maroni: «Che succederebbe se si generalizzasse la decisione italiana?». «Personalmente mi trovo tra coloro che disapprovano, convinto dell’esistenza di altri mezzi, rispettosi della persona anche del bambino e della sua dignità psicologica per giungere a una finalità buona, quale può essere per esempio evitare che i bambini rom dormano tra i topi».

FONTE: SPOGLI.


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