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Al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - e a tutti i cittadini e a tutte le cittadine di ITALIA, un appello ...

E BASTA CON QUESTA OPPOSIZIONE!!! BERLUSCONI (CON I SUOI COM-PARI) RUBA LE CHIAVI DI CASA DELL’ITALIA INTERA, REALIZZA UN COLPO DI STATO, E IL PARLAMENTO E IL CAPO DELLO STATO PERMETTONO A 14 ANNI DI DISTANZA ANCORA L’ESISTENZA DEL SUO PARTITO!?! ALLORA, VIA, TUTTI IN CORO: VIVA BERLUSCONI, VIVA "FORZA ITALIA"!!! Un appello di Federico La Sala

venerdì 18 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
Non basta direi come fanno i francesi che la loro nazione è stata colta alla sprovvista. Non si perdona a una nazione, come non si perdona a una donna, il momento di debolezza in cui il primo avventuriero ha potuto farle violenza. Con queste spiegazioni l’enigma non viene risolto, ma soltanto formulato in modo diverso. Rimane da spiegare come una azione dì 36 milioni di abitanti abbia potuto essere colta alla sprovvista da tre cavalieri di industria e ridotta in schiavitù senza far (...)

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> E BASTA CON QUESTA OPPOSIZIONE!!! BERLUSCONI (CON I SUOI COM-PARI) RUBA LA PAROLA-CHIAVE DELLA "IDENTITA’ DELL’ITALIA INTERA .. E A 14 ANNI DI DISTANZA ANCORA L’ESISTENZA DEL SUO PARTITO!?! ---- EMPOLI. LUCA CESARETTI, un cittadino italiano, finisce in carcere per 50 giorni ... Qualcuno ha rubato la sua identità e poi ha copmpiuto una serie di reati in Germania (di Luciano Menconi).

mercoledì 16 settembre 2009


-  IL CASO

-  Finisce in carcere per 50 giorni
-  per uno scambio di identità

-  Un giardiniere di Empoli finisce in carcere per 50 giorni per errore. Qualcuno ha rubato la sua identità e poi ha copmpiuto una serie di reati in Germania. Un caso che ha dell’incredibile

-  di Luciano Menconi *

EMPOLI. Gli hanno rubato l’identità, un pezzo di vita e la serenità delle persone perbene. Luca Cesaretti fino a due mesi fa era un padre di famiglia come tanti: quarant’anni, una moglie, tre figli, un lavoro da giardiniere, piccole e grandi preoccupazioni, piccole e grandi soddisfazioni. Poi il 9 luglio scorso tutto cambia improvvisamente.

Alle 23,20 il campanello di casa suona, all’ingresso ci sono i carabinieri, entrano, gli fanno leggere un foglio, lui impallidisce, non capisce, legge e rilegge quelle righe, poi, come se quello che sta avvenendo fosse un incubo, riesce solo a salutare la moglie e si avvia verso la porta insieme ai militari in borghese.

Meno di un’ora dopo viene rinchiuso in una cella di Sollicciano: secondo il mandato di cattura internazionale che i carabinieri hanno appena eseguito sarebbe il responsabile di una serie di furti commessi in giro per l’Europa. In particolare avrebbe compiuto un colpo al castello di Pullach in Germania l’11 agosto 2002, dove avrebbe sottratto dalla cassaforte scardinata a picconate orologi e preziosi per 50mila euro, poi un secondo colpo il 27 luglio 2003, in un appartamento di Villach in Austria, poi un altro ancora, tra il 28 e 29 agosto 2006 a Monaco di Baviera, dove avrebbe svaligiato una villetta. A inchiodarlo le impronte digitali e le tracce di dna sui luoghi dei delitti.

Ma Luca Cesaretti in Germania e in Austria non c’è mai stato, nei giorni in cui venivano commessi i furti stava lavorando tra Empoli e Fucecchio come dimostrano le fatture da lui consegnate ai clienti, non è pregiudicato e perciò nessuna banca dati può essere in possesso delle sue impronte digitali e tantomeno del suo dna.

Allora perché secondo la polizia tedesca è lui il ladro che nei giornali - qui in Toscana e in Baviera - era stato subito ribattezzato come il giardiniere Arsenio Lupin? La risposta è tanto semplice quanto agghiacciante: per un clamoroso scambio di persona. Qualcuno - a tutt’oggi libero e senza nome - si è impossessato della sua identità, ne ha trascritto i dati anagrafici su documenti sapientemente contraffatti, moduli rubati in un qualche municipio o riprodotti chissà come, poi è andato in giro per l’Europa a commettere reati. Quando è stato fermato, nel 2003 in Austria, il ladro è stato schedato negli archivi della polizia di Vallach come Luca Cesaretti, residente a Empoli, professione giardiniere, al cui nome sono stati associati volto, impronte digitali e dna del malvivente.

L’ultimo colpo, quello compiuto nel 2006, fa scattare la tagliola kafkiana che lo fa finire a Sollicciano. Gli inquirenti rilevano sul luogo del furto le impronte digitali e tracce del dna del ladro, le comparano con quelle contenute negli archivi della polizia, scoprono che corrispondono all’identità dell’autore del furto commesso anni prima in Austria e schedato come Luca Cesaretti. Da qui il mandato di arresto europeo che viene girato ai carabinieri di Firenze due mesi fa. Così il vero Cesaretti si ritrova in carcere con una condanna a 10 anni e 2 mesi di reclusione comminata dalla pretura di Rosenheim per furto aggravato e continuato.

Ci sono voluti 50 giorni e la grinta dell’avvocato Antonio D’Orzi di Empoli per chiarire che in realtà si è trattato di un madornale errore giudiziario. D’Orzi ha raccolto tutta la documentazione che dimostra l’estraneità del suo assistito alle accuse: agende e fatture della sua impresa di giardinaggio relative ai giorni dei furti, amici e conoscenti (compreso un carabiniere) pronti a testimoniare che nelle date dei furti avevano avuto con lui incontri e colloqui, e soprattutto le impronte digitali e il volto che sono completamente diversi da quelli che negli archivi della polizia tedesca corrispondeno all’autore dei delitti.

Così, mentre Cesaretti dopo 18 giorni di reclusione ottiene prima gli arresti domiciliari e poi una misura cautelare ancora più blanda, la direzione centrale della polizia criminale del Viminale e poi la Corte d’appello di Firenze devono prendere atto dell’e rrore e scagionano definitivamente il giardiniere. La stessa cosa che è costretta a fare - e riconoscere con tanto di telex inviato ai carabinieri di Firenze - la polizia tedesca.

«Non so come ho fatto a sopravvivere a tutto questo - commenta adesso il quarantenne empolese - se ci sono riuscito è solo grazie alle persone che mi vogliono bene e che mi sono state vicine durante questo incubo interminabile. Quando i carabinieri hanno bussato alla mia porta ho pensato che fosse uno scherzo di cattivo gusto orchestrato chissà da chi e chissà perché. Quando mi hanno detto perché mi stavano per rinchiudere a Sollicciano mi è sembrato di svenire. In carcere sono stati giorni molto duri, non ho quasi mai dormito e ho perso otto chili. Questa esperienza mi ha tolto moltissimo: oltre a un bel po’ di lavoro mi ha preso un pezzo di anima e mi ha portato via la fiducia che avevo nella giustizia. Senza contare che ogni volta che vedo carabinieri o poliziotti ho come un sussulto di paura. Mi sono molto preoccupato per i miei figli, avevo il timore che i compagni di scuola li prendessero in giro o li guardassero con sospetto per causa mia. Sono pensieri pesanti che mi hanno accompagnato in tutte queste settimane. Ma ancora una volta, grazie all’appoggio prezioso di parenti e amici, oltre a quello di mia moglie che è stata fortissima, i miei figli hanno capito che il loro papà non aveva fatto nulla di male e che possono continuare ad essere orgogliosi di lui».

* Il Tirreno 16 settembre 2009


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