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"La freccia ferma" (Elvio Fachinelli) e "La banalità del male" (Hannah Arendt). A "Regime leggero", verso la catastrofe...

IL BERLUSCONISMO E IL RITORNELLO DEGLI INTELLETTUALI. Dal 1994 al 2008: "Gran brutta aria, regime ancora no"!!! La Rossanda e l’allarme di Umberto Eco. Un "aggiornamento" di Alessandra Longo - a cura di pfls

martedì 8 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Lo scrittore Predrag Matvejevic, che ha conosciuto il regime croato di Tudjman e l’aria irrespirabile dei Paesi dell’Est, e ha ricevuto la cittadinanza italiana dal presidente Napolitano, tifa per un’Italia più reattiva: «Una democrazia a rischio può scivolare facilmente in quello che io chiamo "democratura" dove tutto sembra come prima, dove si proclama con forza il rito della democrazia ma, in realtà, è rimasto solo l’involucro» [...]
"PUBBLICITA’ PROGRESSO": L’ITALIA E LA FORZA DI (...)

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> IL BERLUSCONISMO E IL RITORNELLO DEGLI INTELLETTUALI. Dal 1994 al 2008: "Gran brutta aria, regime ancora no"!!! ---- Sandro Bondi parla il giorno dopo essere stato accolto da un drappello di «buh» al teatro Dal Verme di Milano, dove Umberto Eco teneva una conferenza.

mercoledì 9 luglio 2008


-  Il ministro Bondi: "Sconvolto da Eco
-  E’ un uomo carico d’odio"

di Sabrina Cottone (Il Giornale, mercoledì 09 luglio 2008, 09:33)

Roma - «Quando ero giovane e militavo nel Pci, a Carrara mi fischiavano gridando: “Iscriviti al Psi”. Non mi spavento certo per una contestazione o perché Eco non vuole stringermi la mano». Sandro Bondi parla il giorno dopo essere stato accolto da un drappello di «buh» al teatro Dal Verme di Milano, dove Umberto Eco teneva una conferenza dal titolo «La fiamma è bella», excursus dal carro di Elia a Eraclito fino alla bomba atomica e al protocollo di Kyoto. Era una delle serate della Milanesiana, rassegna di letteratura musica e poesia diretta da Elisabetta Sgarbi. Il ministro della Cultura ha raggiunto la prima fila, si è avvicinato a Eco e ha subito capito di non essere esattamente il benvenuto: «Il professor Eco non si è neppure alzato e, restando seduto, ha faticato a darmi la mano, ritraendola immediatamente, forse per paura che lo infettassi. Un gesto senza senso della misura». Quando Elisabetta Sgarbi ha annunciato dal palco la presenza in sala del ministro, tra gli applausi sono partiti anche i fischi. «Ero andato per rendere omaggio a una manifestazione culturale, mi sono trovato tra scalmanati, gente che non ha nulla a che fare con la cultura».

Accusa Umberto Eco e il suo pubblico di maleducazione?

«Forse sono ancora troppo ingenuo e ho una sensibilità che non è fatta per la politica, ma rimango choccato da questi gesti e da un certo modo di vedere il mondo. Da parte di alcuni cosiddetti intellettuali di sinistra c’è un odio quasi antropologico. Sandro Bondi non è Sandro Bondi ma il simbolo del male sulla terra. Hanno l’idea di rappresentare i migliori e non mostrano alcun rispetto per l’uomo, per la persona».

Non vorrà impedire al pubblico di fischiare? O pensa che fosse una claque organizzata?

«Non voglio impedire nulla e per fortuna non era tutto il pubblico, c’è anche chi mi ha applaudito. Ma sono episodi che amareggiano perché danno la misura del vuoto culturale di una certa sinistra. Sono i fan di Umberto Eco, gli stessi presenti ai girotondi. A me non salterebbe mai in mente di fischiare chi non la pensa come me. È gente che presume di essere di cultura, ma i primi segni della cultura sono l’apertura al dialogo, la curiosità, il cercare di comprendere ciò che è diverso».

Molti intellettuali hanno disertato i girotondi. Anche lo stesso Eco, nonostante avesse firmato l’appello per la manifestazione, parlando di «emergenza democratica».

«Lo fanno solo perché non vogliono identificarsi in manifestazioni esagitate, cercano di mantenere una distinzione dai comici per proporsi come coloro che indicano la linea al partito. Ma viene alimentato un clima come quello che ho trovato scendendo dal treno a Roma. Sono stato assaltato da un tizio che ha cominciato a urlarmi contro: “Lei è Bondi? Non si vergogna delle leggi ad personam?” E gridava: “Vergogna, vergogna!”».

Secondo lei, i toni aspri non possono far parte dello scontro culturale e politico?

«Da cattolico che è stato iscritto al Pci, ricordo le lettere di Enrico Berlinguer a monsignor Bettazzi. Il vescovo di Ivrea riteneva l’ideologia marxista inconciliabile con la fede cristiana, eppure le divergenze non bastavano a eliminare il dialogo. Allora c’erano gesti di civiltà e rispetto personale e politico. Oggi il mondo non è più diviso in blocchi contrapposti eppure accadono episodi del genere. Pensano di essere colti ma è più colto un contadino toscano o un muratore rispetto a quelle persone lì, nutrite di faziosità e intolleranza».


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