Bondi, Eco e quella gelida manina
di Toni Jop (l’Unità 10.07.2008)
Eravamo avvertiti: il ragazzo è tenero, ma non avremmo mai immaginato che una persona bene educata come Eco sarebbe riuscita suo malgrado a ferirlo. Invece, il ministro Bondi si sfoga - e per fortuna non si tiene dentro il dispiacere sennò sai che orticarie - per come il noto intellettuale italiano lo avrebbe maltrattato nel corso di una delle recenti iniziative della Milanesiana dove i due si sono sfiorati. Bondi vuota il sacco al Giornale, cioè in casa, ma è così che si fa tutti quando ci pestano per strada.
Allora, rileggiamo con attenzione che: 1) «Il professor Eco non si è neppure alzato», 2) «e restando seduto, ha faticato a darmi la mano», 3) «ritraendola immediatamente, forse per paura che lo infettassi», 4) «un gesto fuori misura», commenta, 5)«da parte di alcuni cosiddetti intellettuali di sinistra c’è un odio quasi antropologico».
Facciamo così: stiamo sempre dalla parte della sofferenza, quindi stavolta siamo con quel panda di Bondi e torniamo ai fatti. Eco doveva scattare in piedi non appena intravvisto il ministro. Come fa un gentiluomo quando nota che una signora gli si sta avvicinando; su da bravo, sorriso e mano tesa: «Madame...». Certo che Bondi non è una signora, si vede bene che è un maschietto ma è tanto sensibile: Eco è un fine intellettuale, lo avrà capito anche lui che il ministro ha solo bisogno di coccole, invece niente. La vecchia brutalità di una sinistra che non sa che farsene neanche della mamma e per questo si trova male nella vita. E va bene, vuoi restare seduto? Almeno fai partire la mano come si deve, vitale, positivo, che ti costa?
Macché, Eco ritrae subito la mano dando al nostro protetto la sensazione più che sgradevole di essere in fuga dal contatto con la pelle, peraltro delicata, del ministro. Anche qui: e lascia quella mano dove sta, dimenticala per un po’; l’altra è sudaticcia? La pelle è molle? Stai facendo i conti con l’irresistibile percezione di avere tra le dita un geco gigante però moribondo? Niente che non sia alla portata di un omaccione grande e grosso come Eco che avrà fatto il militare (a Cuneo?), che avrà pure avuto una nonna che gli catturava la mano e intanto gli aggiustava il ciuffo. È chiaro che Bondi non è una nonna ma chi glielo ha detto alla sinistra che un ministro non può meritare la cedevole delicatezza che si riserva a una «nonnetta» (thanks, Albertone)?
Cosa dovrebbero dire e fare allora tutti quei bimbi rom ai quali verranno catturate le manine per poi sporcarne i polpastrelli di inchiostro tanto per essere sicuri che crescendo qualcuno di loro non si inventi di dire che non è di razza rom? Eppure stanno buoni, non piangono, non fanno scene isteriche, hanno capito che è per il loro bene; che lezione, caro il nostro Eco. E non lamentiamoci, poi, se passiamo per essere la fabbrica dell’odio. Bondi, io ti voglio bene/ avanti e avanti/ con te o senza di te/ io ti voglio bene/ avanti e avanti/ con te o senza di te. (Testo e musica di Paolo Pietrangeli).