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EU-ANGELO= BUONA-NOTIZIA, PER TUTTI GLI ESSERI UMANI: Deus charitas est (non - enciclicamente e ratzingerianamente - "Deus caritas est", SCV - 2006)!!!

ADAMO ED EVA, MARIA E GIUSEPPE UGUALI DAVANTI A DIO: L’ALLEANZA DI FUOCO. SI’ ALLE DONNE VESCOVO: LA CHIESA ANGLICANA SORPASSA LA CHIESA "CATTOLICA". Il cattolicismo "andropologico" romano è finito - a cura di Federico La Sala

L’antropologia della "sacra famiglia" della gerarchia vaticana è zoppa e cieca: il Figlio ha preso il posto del padre "Giuseppe" e dello stesso "Padre Nostro" e continua a "girare" il suo film pre-evangelico preferito, "Il Padrino"!!!
sabato 12 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
DOPO 500 ANNI, PER IL CARDINALE RAVASI LA PRESENZA DELLE SIBILLE NELLA SISTINA E’ ANCORA L’ELEMENTO PIU’ CURIOSO.
AL DI LA’ DELLA LEZIONE DI PAOLO DI TARSO: "Diventate miei imitatori [gr.: mimetaí mou gínesthe], come io lo sono di Cristo. Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo [gr. ἀνήρ (...)

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> ADAMO ED EVA, MARIA E GIUSEPPE UGUALI DAVANTI A DIO: L’ALLEANZA DI FUOCO. --- La Chiesa d’Inghilterra dice sì alle donne vescovo. Le donne vescovo nella chiesa d’Inghilterra

giovedì 21 novembre 2013

Le donne vescovo nella chiesa d’Inghilterra

di Redazione (www.ilpost.it, 21 novembre 2013)

Mercoledì 20 novembre il sinodo generale della chiesa d’Inghilterra, tenuto a Londra, ha approvato con 378 voti a favore, 8 contrari e 25 astenuti la proposta per l’ordinazione delle donne vescovo. Per un eventuale “sì” definitivo si dovrà aspettare fino alle riunioni del prossimo sinodo, che si terranno da luglio a novembre 2014, ha detto l’arcivescovo di York e numero due della chiesa d’Inghilterra, John Sentamu. Il risultato della votazione di mercoledì fa comunque ben sperare l’ala meno tradizionalista della chiesa anglicana, soprattutto perché fino a novembre scorso, nella precedente discussione sull’ordinazione delle donne vescovo, erano prevalse le posizioni più conservatrici.

Il vescovo che ha presentato la proposta, James Langstaff di Rochester, ha detto che il grande merito del risultato della votazione di mercoledì va al nuovo arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, che si è mostrato un convinto sostenitore della riforma, molto di più del predecessore Rowan Williams. Inoltre, ha detto Langstaff, ha avuto un ruolo fondamentale un gruppo di mediatori cristiani che ha facilitato il dialogo tra ala modernizzatrice e ala tradizionalista della chiesa d’Inghilterra: il gruppo, la cui esistenza era stata confermata per la prima volta dalla chiesa anglicana all’inizio del 2013, è stato guidato dal pastore di Belfast David Porter, che tra le altre cose contribuì a sviluppare il processo di pace tra governo nordirlandese e gruppi paramilitari cattolici e protestanti durante gli anni dei “Troubles” in Irlanda del Nord.

Anche il primo ministro britannico, David Cameron, ha appoggiato la riforma, dicendosi favorevole alle donne vescovo. Secondo Cameron l’introduzione della riforma potrebbe riaffermare «la posizione della chiesa d’Inghilterra come una chiesa moderna». L’argomento di una chiesa più moderna è stato ripreso parecchio da tutti i sostenitori della riforma nel corso degli ultimi anni: John Sentamu, arcivescovo di York, ha detto che «discutere di qualsiasi cosa che non sia attrarre nuovi fedeli è come cambiare i mobili mentre la casa sta andando a fuoco».

La possibilità di avere donne vescovo in realtà è già prassi in alcune delle comunità anglicane sparse per il mondo: sulla proposta di ordinare donne vescovo si sono espresse favorevolmente 42 diocesi della Chiesa anglicana su 44. Lo scorso anno la Chiesa anglicana del Sudafrica ha eletto la sua prima donna vescovo e lo stesso hanno deciso i vescovi dell’Australia e degli Stati Uniti, che sono guidati da una donna, Kathrine Jefferts Schori. Prima di poter diventare effettiva, comunque, la riforma dovrà superare ancora diversi passaggi: oltre a essere approvata al prossimo sinodo, dovrà essere ratificata anche dal Parlamento inglese e poi approvata dalla regina Elisabetta, capo della chiesa anglicana.


La Chiesa d’Inghilterra dice sì alle donne vescovo

di Enrico Franceschini (la Repubblica, 21 novembre 2013)

La Chiesa d’Inghilterra dice di sì all’episcopato femminile. Anche le donne potranno diventare vescovi nella religione anglicana, dopo lo storico voto del Sinodo Generale che ha approvato ieri il provvedimento a larghissima maggioranza, 378 a 8, con 25 astensioni. Esattamente un anno fa, il medesimo organismo, composto dal vertice del clero e da laici, aveva respinto la proposta, facendo vincere i “no”, sebbene di appena 6 voti. Fu un rifiuto sorprendente, inatteso, perché tutta la società britannica spinge da tempo per una simile svolta. L’arcivescovo di Canterbury promise di accelerare le pratiche per arrivare a un nuovo voto, nella speranza che sarebbe stato positivo. E così è stato.

Il primo ministro David Cameron, che in queste cose non si dimostra affatto un conservatore, da tempo schierato a favore della riforma, ha reagito impegnandosi a nominare al più presto le prime donne vescovo alla camera dei Lord, dove siedono tradizionalmente i leader della chiesa d’Inghilterra. «Sono uno strenuo sostenitore di questa iniziativa», ha detto il premier parlando ieri alla camera dei Comuni. Il reverendo Christopher Chessun, vescovo di Southwark, descrive la votazione come «quasi un miracolo», per l’ampio appoggio che è riuscita a raccogliere rispetto a dodici mesi or sono, quando il Sinodo appariva ancora sostanzialmente diviso a metà.

Se il provvedimento è passato quasi all’unanimità, il merito è di una formula che, pur introducendo l’episcopato per le donne, la accompagna con una dichiarazione dei vescovi che guiderà le diocesi contrarie al rivoluzionario provvedimento. Viene istituita la figura di un “ombudsman”, una sorta di giudice al di sopra delle parti, che valuterà caso per caso ogni possibile disputa. Il clero più tradizionalista che si opponesse alla riforma e rifiutasse di cooperare con le indagini dell’ombudsman potrebbe essere punito con misure disciplinari.

«Ma è presto per stappare lo champagne o qualsiasi cosa un sacerdote voglia bere per festeggiare in circostanze del genere », commenta l’arcivescovo di York, John Sentamu, «perché dobbiamo cercare di lavorare insieme e restare uniti in questa vicenda». In effetti ci saranno altri voti su aspetti secondari del provvedimento, prima che la riforma entri ufficialmente in vigore e in ogni caso le prime donne sacerdoti non potranno essere ordinate vescovo prima del luglio prossimo. Lo spettro di una scissione del movimento anglicano, già sollevato dalla questione dei vescovi omosessuali, non è scomparso. «Questo voto è comunque un passo incoraggiante - dice la teologa Vicky Beeching - è importante vedere riconosciuto dal 92 per cento dei membri del Sinodo quello che nei sondaggi è accettato dalla popolazione generale, e cioè che le donne possono fare tutto quello che fanno gli uomini, compreso il vescovo».


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