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EU-ANGELO= BUONA-NOTIZIA, PER TUTTI GLI ESSERI UMANI: Deus charitas est (non - enciclicamente e ratzingerianamente - "Deus caritas est", SCV - 2006)!!!

ADAMO ED EVA, MARIA E GIUSEPPE UGUALI DAVANTI A DIO: L’ALLEANZA DI FUOCO. SI’ ALLE DONNE VESCOVO: LA CHIESA ANGLICANA SORPASSA LA CHIESA "CATTOLICA". Il cattolicismo "andropologico" romano è finito - a cura di Federico La Sala

L’antropologia della "sacra famiglia" della gerarchia vaticana è zoppa e cieca: il Figlio ha preso il posto del padre "Giuseppe" e dello stesso "Padre Nostro" e continua a "girare" il suo film pre-evangelico preferito, "Il Padrino"!!!
sabato 12 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
DOPO 500 ANNI, PER IL CARDINALE RAVASI LA PRESENZA DELLE SIBILLE NELLA SISTINA E’ ANCORA L’ELEMENTO PIU’ CURIOSO.
AL DI LA’ DELLA LEZIONE DI PAOLO DI TARSO: "Diventate miei imitatori [gr.: mimetaí mou gínesthe], come io lo sono di Cristo. Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo [gr. ἀνήρ (...)

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> ADAMO ED EVA, MARIA E GIUSEPPE UGUALI DAVANTI A DIO. SI’ ALLE DONNE VESCOVO. LA CHIESA ANGLICANA SORPASSA LA CHIESA "CATTOLICA". --- La risposta "andro-po-logica" del consultore della Congregazione per il clero: Monsignor Miralles, perché la Chiesa cattolica non ammette le donne al sacerdozio? ... A questa domanda cercano di rispondere i teologi: è il loro mestiere... È possibile che in futuro il Magistero cattolico, approfondendo la questione, possa arrivare a conclusioni diverse e aprire quindi al sacerdozio femminile? Questa possibilità è esclusa (intervista di Gianni Cardinale).

venerdì 11 luglio 2008

l’intervista

La decisione del Sinodo anglicano di «aprire» alle «donne vescovo» sta lacerando la Chiesa d’Inghilterra. Ed è l’occasione per rileggere le ragioni del magistero cattolico. Monsignor Miralles: «La dignità delle donne nella comunità ecclesiale non dipende dall’accesso al sacerdozio, come mostrano Maria e le sante della nostra storia»

«Come scrisse Paolo VI all’arcivescovo di Canterbury, fu Cristo a designare fra gli uomini i suoi apostoli. E non fu una concessione alla mentalità del tempo, che mai condizionò il nostro Salvatore». Parla il consultore della Congregazione per della Congregazione della fede

Il «no» alle donne prete: «La libera scelta di Gesù è il criterio dei cattolici»

DA ROMA, GIANNI CARDINALE (Avvenire, 11.07.2008)

La decisione del Sinodo anglicano d’Inghilterra di dare il via libera alla nomina di « vescovi » donne ha avuto ampio risalto sui media. Sul perché la Chiesa cattolica ammette al sacerdozio solo uomini Avvenire ha posto alcune domande a monsignor Antonio Miralles, del clero dell’Opus Dei, professore ordinario di teologia sacramentaria alla Pontificia Università della Santa Croce. Spagnolo di Salamanca, ma da 47 anni a Roma, Miralles è consultore della Congregazione per il clero e, dal 1990, della Congregazione per la dottrina della fede.

Monsignor Miralles, perché la Chiesa cattolica non ammette le donne al sacerdozio?

Quando nel 1975 l’arcivescovo di Canterbury, Donald Coggan, informò Paolo VI che gli anglicani erano sul punto di ammettere le donne al sacerdozio, cosa che poi fecero, papa Montini gli scrisse una lettera per spiegare che la Chiesa cattolica non si sentiva autorizzata a farlo perché era obbligata dalla scelta fatta da Gesù Cristo, il Signore, di scegliere i suoi apostoli solo tra gli uomini, e contestualmente chiese alla Congregazione per la dottrina della fede di elaborare un documento che desse ragione di questa posizione. Così nacque la dichiarazione Inter insigniores, pubblicata nel 1976. In essa si spiega più ampiamente la ragione data da Paolo VI. Nel maggio 1994 questa posizione è stata ribadita in modo definitivo con la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II Ordinatio sacerdotalis.

Ma la scelta di Gesù, si obietta, non potrebbe essere determinata dal contesto storico, dalla mentalità dell’epoca?

È una obiezione che non ha fondamento. Gesù ha dato dimostrazione di sentirsi libero dai condizionamenti della società in cui è nato. E lo ha dimostrato, ad esempio ma non solo, quando si oppose al costume della società ebraica del suo tempo, ma anche di quella greco- romana, che ammetteva il ripudio della moglie, il divorzio insomma. Gesù, che pure aveva tra i suoi seguaci più fedeli proprio delle donne, a cominciare dalla madre, la Beata Vergine Maria - ai piedi della Croce c’erano varie donne e un solo discepolo! - scelse deliberatamente e liberamente come apostoli solo degli uomini. E questa scelta non può che essere vincolante per quella che vuole essere la sua Chiesa.

Ma perché Gesù fece questa scelta?

A questa domanda cercano di rispondere i teologi: è il loro mestiere. Ma tutte le spiegazioni che si possono dare a questa domanda sono sempre secondarie e accessorie, rispetto alla scelta compiuta da Gesù che la Chiesa deve seguire e non può cambiare a suo piacimento o in base alle voglie di settori più o meno ampi dell’opinione pubblica.

Ma l’escludere le donne dal sacerdozio non lede la loro dignità?

La dignità delle donne nella Chiesa non dipende certo dall’accesso al sacerdozio. La storia della Chiesa, dalla Beata Vergine Maria alla moltitudine di beate e di sante, sta lì a dimostrarlo. Perché il Magistero ha atteso il 1975 per proclamare solennemente la non ammissibilità delle donne al sacerdozio? Semplicemente perché fino a quel momento il fatto che il sacerdozio fosse riservato agli uomini era stata una prassi ininterrotta e mai messa in discussione per circa duemila anni, né quando la Chiesa si diffuse in contesti culturali e religiosi dove pure esistevano forme di « sacerdozio » femminile, penso al mondo greco- romano, né tantomeno in presenza di scarsità vocazionale o di carenza di clero. Il Magistero di norma non interviene in modo risolutivo se una verità è pacificamente considerata e non è messa in discussione.

È possibile che in futuro il Magistero cattolico, approfondendo la questione, possa arrivare a conclusioni diverse e aprire quindi al sacerdozio femminile?

Questa possibilità è esclusa. Perché il sacerdozio maschile è una verità considerata appartenente al deposito inviolabile della fede, alla Tradizione con la « t » maiuscola. Lo ha ricordato in modo formale la Congregazione per la dottrina della fede con la « Risposta al dubbio circa la dottrina della Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis » pubblicata nell’ottobre 1995 con l’approvazione e per disposizione di Giovanni Paolo II. Degli autori cattolici infatti avevano insinuato che il ’ no’ al sacerdozio femminile era da considerarsi provvisorio e che non si potevano escludere ripensamenti futuri. Non è così.

Monsignor Miralles, la decisione del Sinodo anglicano d’Inghilterra di ammettere le donne anche all’episcopato aumenta le distanze con la Chiesa cattolica?

Relativamente. La rottura drammatica si è verificata con la decisione anglicana di ammettere le donne al sacerdozio. Quella di ammetterle all’episcopato di per sé è una conseguenza secondaria, che non può peggiorare una situazione già assai deteriore. Un ultima domanda « accessoria » . Qual è invece lo « status quaestionis » riguardo all’accesso delle donne al diaconato? A questo riguardo, non c’è stato ancora un pronunciamento del Magistero come c’è stato per l’accesso al sacerdozio. Ma le norme vigenti e la prassi ecclesiastica riservano agli uomini anche il diaconato. È vero che nei primi secoli della cristianità si hanno notizie di « diaconesse » , ma è da ritenersi che non si trattasse di un corrispondente femminile dei « diaconi ». Per questo ad oggi anche il diaconato permanente è riservato agli uomini. Ma la questione è ancora oggetto di studio.


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