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ITALIA: LA PAROLA RUBATA. Forza ITALIA o "Forza ITALIA"?! Questo il problema...

NO CAV - I GIROTONDINI, DI PIETRO, GRILLO E L’ITALIA. SCIOGLIERE IL LEGAME TRA L’ONORE E L’INDECENZA: UN PICCOLO TEST. INVITO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, AL PARLAMENTO E A TUTTO IL POPOLO ITALIANO, A GRIDARE: FORZA ITALIA!!! Lunga vita all’ITALIA!!! - a cura di Federico La Sala

PER L’OFFESA PIU’ GRANDE, SCIOGLIMENTO DEL PARTITO "Forza Italia" E DIMISSIONI IMMEDIATE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SILVIO BERLUSCONI.
giovedì 10 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
NO CAV DAY - INTERVENTO DI MONI OVADIA

Muro contro muro tra Berlusconi e i giudici. Polemica sulle intercettazioni: Di Pietro ha indetto una manifestazione di protesta "No Cav" per l’8 luglio. Che cosa ne pensate? Dite la vostra.
Forza ITALIA o "Forza ITALIA"? QUESTO IL PROBLEMA
FEDERICO LA SALA *
PER LA COSTITUZIONE. A TUTTI I CITTADINI E A TUTTE LE CITTADINE, A TUTTI GLI STUDENTI E A TUTTE LE STUDENTESSE D’ITALIA...
MATURITA’ 2008. TEMA (...)

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> NO CAV - I GIROTONDINI, DI PIETRO, GRILLO E L’ITALIA. SCIOGLIERE IL LEGAME TRA L’ONORE E L’INDECENZA: UN PICCOLO TEST. ---- L’urlo in piazza.. La manifestazione di ieri di Antonio Di Pietro (non solo sua, soprattutto sua) è stata un successo ma sarà inutile. Quello che ci aspetta sono cinque anni di inarrestabile potere berlusconiano. Cinque anni almeno. La legge che garantisce l’immunità al presidente del Consiglio, il principale, sacrosanto obiettivo dei manifestanti di ieri, sarà approvata domani sera dalla camera dei deputati. Senza problemi. (di Andrea Fa

mercoledì 9 luglio 2008

L’urlo in piazza

di Andrea Fabozzi (il manifesto, 09.07.2008 )

La manifestazione di ieri di Antonio Di Pietro (non solo sua, soprattutto sua) è stata un successo ma sarà inutile. Quello che ci aspetta sono cinque anni di inarrestabile potere berlusconiano. Cinque anni almeno. La legge che garantisce l’immunità al presidente del Consiglio, il principale, sacrosanto obiettivo dei manifestanti di ieri, sarà approvata domani sera dalla camera dei deputati. Senza problemi. Le contromisure al regime, se di regime si tratta e probabilmente sì senza per questo proporre impossibili paralleli con il passato, non si improvvisano. Non saremmo nell’abisso democratico che proprio i girotondi denunciano se bastasse lanciare un grido per provocare una reazione sufficiente a bloccare il treno del governo. Questa reazione non si intravede.

Che i manifestanti di ieri con il loro furore antiberlusconiano siano i principali alleati di Berlusconi, come ci raccontano in troppi, è una sciocchezza. Il cavaliere è un re nudo che si muove completamente al di fuori della Costituzione. Se c’è qualcuno tra la folla osannante che a un certo punto lancia un grido è un bene e al cavaliere non fa affatto comodo. Infatti ne è ossessionato. L’ossessione però finisce con l’essere reciproca. E trasforma la vicenda personale del presidente del Consiglio - i suoi interessi economici, i suoi processi, le sue amanti - nell’unica ragione valida per fargli opposizione. Il fatto che Berlusconi governa diventa più grave, più insopportabile del come effettivamente stia governando. Molte ragioni di opposizione al centrodestra e dunque al razzismo, all’istinto securitario, al classismo delle misure economiche, sono rimaste fuori dalla piazza di ieri sera. Sembra questo il limite più forte dei girotondi, più ancora delle semplificazioni, delle volgarità, degli argomenti che in fondo esprimono la stessa cultura autoritaria che si vorrebbe contestare.

L’opposizione non è un pranzo di gala. A farla nei confini dettati dal Corriere della Sera, Veltroni finisce col non farla affatto. Se adesso - a giorni alterni - promette battaglia è perché Berlusconi lo ha costretto e perché le grida di questa piazza disturbano anche lui. Ma non è al partito democratico che si può affidare l’alternativa al potere berlusconiano. Non ne ha le caratteristiche strutturali perché è nato per venire a patti con Berlusconi, tanto è vero che si è inventato un inesistente presidente del Consiglio statista. Non ne ha più il background istituzionale tanto è vero che si ricorda della Costituzione solo di fronte agli avvocaticchi del primo ministro e anche in quel caso chiuderebbe un occhio se servisse a resuscitare il «dialogo». Non ne ha alla fine nemmeno la voglia perché se padroni e salariati sono uguali non ha senso dividersi su chi sta con gli uni e chi con gli altri. L’alternativa dovremmo aspettarcela dalla sinistra, ma quel che resta della sua rappresentanza partitica è troppo impegnata a massacrarsi nelle sue piccole stanze. E se ieri ha fatto una pausa è stato solo per venire ad ascoltare l’urlo dei girotondi, ai piedi del palco. Ma almeno di questo non diamo la colpa a Di Pietro.


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