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"Quando venni dagli uomini, li trovai assisi su di un’alterigia antica" (Nietzsche, Così parlò Zarathustra).

NIETZSCHE, L’UOMO FOLLE. Non abbiamo capito il Crocifisso e pretendiamo di aver capito Dioniso. (Forse è meglio rileggere il "poema celeste" sia di Dante sia di Iqbal). Una nota di Pietro Citati sulle "Lettere da Torino" - a c. di Federico La Sala

sabato 12 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
Nelle "Lettere da Torino" il suo ultimo tragico autunno
L’abisso di Nietzsche
La stagione della follia
Proclamava di essere il pagliaccio della nuova eternità, si sedeva al pianoforte e cantava a gola spiegata in preda ad una irrefrenabile euforia
Il suo amico Franz Overbeck era corso da Basilea per rintracciarlo e riportarlo a casa
Sembrava un istrione impazzito e inviava proclami firmati Dioniso oppure Crocifisso
di Pietro Citati (la Repubblica, 12.7.08)
Il 21 settembre 1888 Friedrich (...)

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> NIETZSCHE, L’UOMO FOLLE. --- L’umanesimo “americano” di Ralph Waldo Emerson: i "Saggi" (di Alfonso Berardinelli).

venerdì 7 settembre 2018

L’umanesimo “americano” di Ralph Waldo Emerson

di Alfonso Berardinelli (Avvenire, venerdì 7 settembre 2018)

Quando si usa il termine “umanesimo” si pensa di solito alla grande tradizione europea nata in Italia con Petrarca, Ficino e Pico della Mirandola, continuata con Erasmo e Montaigne, culminata in Francia con Rousseau, in Inghilterra con Samuel Johnson e in Germania con Goethe e Schiller, cioè con i fondamenti filosofico-letterari e morali del romanticismo.

Noi europei continuiamo a sottovalutare, se non ignorare, l’umanesimo americano che nasce nell’Ottocento e ha caratteristiche proprie tuttora operanti nella prima e più grande società democratica dell’Occidente. Alla fonte di questo umanesimo c’è l’opera di Ralph Waldo Emerson (1803-1882), inizialmente ministro della Chiesa unitariana e predicatore, poi conferenziere, saggista e anche poeta.

Il suo seguace Henry David Thoreau ha acquistato una notorietà maggiore del maestro per il radicalismo politico e pratico formulato in scritti come La disobbedienza civile (1849) e Walden o la vita nei boschi (1854).

L’umanesimo di Emerson, che prese il nome di “trascendentalismo”, ovviamente non nasce dal nulla: presuppone quello europeo e classico, quello inglese di Coleridge e Carlyle, influenzati a loro volta da Kant e dall’idealismo tedesco, ma non trascura teologia e mistica, pur ispirandosi alle tendenze pragmatiche e vitalistiche della democrazia americana.

Ora la migliore occasione per chi volesse conoscere Emerson è l’uscita in due volumi dei suoi Saggi, pubblicati dalle edizioni La vita felice a cura di Piero Bertolucci con testo originale a fronte (pagine 548 e 352, euro 29,00). L’individualismo etico e civile americano non si spiega senza la sua origine nel trascendentalismo (che ha coinvolto anche due classici come Melville e Whitman).

Spiega Bertolucci nella sua introduzione che il primo compito educativo dell’intellettuale «si attua secondo Emerson attraverso la scoperta dell’io individuale e il suo potenziamento attraverso l’assunzione della realtà esterna nell’interiorità». La storia si realizza nella biografia di ognuno e nel rapporto dell’individuo con la Natura. «Tutte le cose sono morali», dice Emerson. E poi: «Nessun fatto è sacro per me, nessuno è profano». Due dei suoi saggi fondamentali sono intitolati La fiducia in se stessi e Esperienza. L’io individuale ha la sua radice nell’io universale. Ma senza esperienze personali e dirette non si conoscono la realtà e i suoi limiti.


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