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"Quando venni dagli uomini, li trovai assisi su di un’alterigia antica" (Nietzsche, Così parlò Zarathustra).

NIETZSCHE, L’UOMO FOLLE. Non abbiamo capito il Crocifisso e pretendiamo di aver capito Dioniso. (Forse è meglio rileggere il "poema celeste" sia di Dante sia di Iqbal). Una nota di Pietro Citati sulle "Lettere da Torino" - a c. di Federico La Sala

sabato 12 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
Nelle "Lettere da Torino" il suo ultimo tragico autunno
L’abisso di Nietzsche
La stagione della follia
Proclamava di essere il pagliaccio della nuova eternità, si sedeva al pianoforte e cantava a gola spiegata in preda ad una irrefrenabile euforia
Il suo amico Franz Overbeck era corso da Basilea per rintracciarlo e riportarlo a casa
Sembrava un istrione impazzito e inviava proclami firmati Dioniso oppure Crocifisso
di Pietro Citati (la Repubblica, 12.7.08)
Il 21 settembre 1888 Friedrich (...)

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> NIETZSCHE, L’UOMO FOLLE. Non abbiamo capito il Crocifisso e pretendiamo di aver capito Dioniso. -- Fiducia nell’uomo. L’assist di Emerson alla filosofia di Nietzsche (di Armando Torno).

giovedì 13 settembre 2018

Fiducia nell’uomo

L’assist di Emerson alla filosofia di Nietzsche

di Armando Torno (Il Sole-24 Ore, Domenica, 09.09.2018)

      • Ralph Waldo Emerson,SaggiPrima e seconda serie, La Vita Felice, Milano, due voll. indivisibili, pagg. 552 e 356, € 29,50

Ralph Waldo Emerson, nato nel 1803 a Boston, è una figura-chiave della cultura americana. Così, almeno, lo considera un critico come Harold Bloom. Un pensatore quale John Dewey lo intese come il filosofo della democrazia moderna. E un poeta della grandezza di Walt Whitman arricciava il naso dinanzi ai suoi versi e preferiva ammirarlo come critico o diagnostico. Certo, non fu un campione di quelle passioni che rendono interessanti le biografie, anche perché sembrava non conoscere debolezze. Fu però autore dalle concezioni influenti. Di Dante apprezzava «l’energia unita alla simmetria»; quando individuava un nemico, sapeva sistemarlo a dovere: antitetico a Poe, lo definì «the jingle man», l’uomo dei sonagli o giullare che dir si voglia.

Eppure Emerson, che era anche poeta e filosofo e ha lasciato tracce in teologia (sosteneva: Dio è presente nell’anima e da essa direttamente intuibile), fu amato da Nietzsche. Lo scoprì quando aveva diciotto anni e lo lesse per gran parte della vita.

Non è facile tentare anche un inventario degli influssi della sua opera. L’idea che ne caratterizza scrittura e pensiero fu il nesso di finito e infinito, la capacità di individuare il fondamento trascendente della realtà sensibile nella percezione dello spirito umano.

Il suo ottimismo antropologico, che motiva una profonda sicurezza in se stessi, è uno specchio dell’anima statunitense, una sorta di premessa generale al liberalismo con stelle e strisce. Anche se Whitman ebbe riserve sui versi, ne amò lo spirito e le notevoli intuizioni; e così fece molta letteratura americana, sino alla Beat Generation, senza dimenticare che Thoreau gli deve molto, altrimenti non avrebbe osato scrivere che «la poesia è il misticismo dell’umanità».

Non si può escludere, tra i contagiati da Emerson, persino Proust; e inoltre si ritrovano in lui numerose idee del futuro pragmatismo. Qualcuno sussurra che il compositore classico statunitense Charles Edward Ives ne sia discepolo. Di certo - e basti questo esempio - quando si ascolta la Quarta Sinfonia (1909-16) non occorre essere dei critici per capire che il musicista sta inseguendo qualcosa trovabile in Emerson, il quale considerava la morale una guida all’immensa intelligenza divina. Si sospetta e si avverte che le note, simili agli eoni degli gnostici, stanno cercando di compiere il singolare percorso, anche se la complessa orchestrazione e l’uso della poliritmia richiedono per evocare quei suoni due direttori d’orchestra e l’utilizzo di strumenti allora nuovi, come il theremin.

È il caso di fermarsi con influssi e altro, anche perché tali noterelle su Emerson sono state suggerite al vostro cronista dalla ristampa di una sua opera, le due serie dei Saggi curate da Piero Bertolucci, con testo originale a fronte. In sostanza, ritorna con le edizioni La Vita Felice la traduzione riveduta e corretta che uscì nella serie Enciclopedia di autori classici, diretta da Giorgio Colli per Boringhieri. Un lavoro che fece meglio conoscere tale autore, le pagine pacate e coinvolgenti sull’eroismo o sulla prudenza, sulla fiducia in se stessi o sulle leggi spirituali, sulla “superanima” o sui doni. Il lavoro di Bertolocci archiviava la vecchia traduzione di Mario Cossa, uscita da Laterza nel 1925 nella rimpianta Biblioteca di Cultura Moderna .

Rileggere questo americano significa comprendere meglio Nietzsche. La dottrina di Emerson della self-reliance rappresentò per il filosofo tedesco un breviario di coraggio e indipendenza: contribuì ad alimentare il suo progetto di trasvalutazione morale per costruire un uomo nuovo.


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