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"Quando venni dagli uomini, li trovai assisi su di un’alterigia antica" (Nietzsche, Così parlò Zarathustra).

NIETZSCHE, L’UOMO FOLLE. Non abbiamo capito il Crocifisso e pretendiamo di aver capito Dioniso. (Forse è meglio rileggere il "poema celeste" sia di Dante sia di Iqbal). Una nota di Pietro Citati sulle "Lettere da Torino" - a c. di Federico La Sala

sabato 12 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
Nelle "Lettere da Torino" il suo ultimo tragico autunno
L’abisso di Nietzsche
La stagione della follia
Proclamava di essere il pagliaccio della nuova eternità, si sedeva al pianoforte e cantava a gola spiegata in preda ad una irrefrenabile euforia
Il suo amico Franz Overbeck era corso da Basilea per rintracciarlo e riportarlo a casa
Sembrava un istrione impazzito e inviava proclami firmati Dioniso oppure Crocifisso
di Pietro Citati (la Repubblica, 12.7.08)
Il 21 settembre 1888 Friedrich (...)

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> NIETZSCHE, L’UOMO FOLLE. --- TEOLOGIA E NATURA di EMERSON - a c. di Pier Cesare Bori (rec. di Roberto Mussapi -Emerson il poeta salva il «teologo»).

domenica 20 giugno 2010

Emerson il poeta salva il «teologo»

Lo scrittore americano dell’Ottocento legge la natura come una manifestazione dell’anima universale E così il punto di vista artistico diventa mistico

di ROBERTO MUSSAPI (Avvenire, 19.06.2010)

«Sono nato poeta. Poeta di terz’ordine, senza dubbio, ma poeta. Questa è la mia natura e la mia vo­cazione. Il mio canto, non c’è dubbio, è rauco, e per la maggior parte in prosa. Tuttavia sono poe­ta, nel senso che percepisco e amo le armonie che sono nell’anima e le armonie che sono nella materia e specialmente le corrispondenze tra queste e quelle». Nato a Boston nel 1803, morto nel 1882, Ralph Waldo Emerson è uno dei grandi fondatori della letteratura e del pensiero americani. Il suo saggio fondamentale, Natura, esce nel mitico quinquennio in cui esplo­de in forma piena la nuova lettera­tura americana: tra il 1850 e il 1855 vedevano la luce Moby-Dick di Melville, i capolavori di Tho­reau, Hawthorne, il mitico Foglie d’erba , grande libro di Walt Whit­man che fonda la poesia america­na, e appunto i saggi di Ralph Wal­do Emerson. Che non solo sono fondamentali come alimento del­la poesia di Whitman, ma metto­no in azione e in scena la poesia come forza motrice dell’universo letterario.

Emerson sa di essere, in senso stretto, poeta di terz’ordine, come i suoi peral­tro pochi versi dimostrano. Ma sa di essere poeta in toto, in quanto fonda il suo pensiero sulla poesia come forza simbolica al centro dell’essere. Quan­do pubblicai un’ampia scelta dei suoi saggi nel 1989 in un Oscar Mondadori (un’edizione mirata a un pubblico va­sto), speravo che la centralità della sua esperienza si imponesse nell’elabora­zione poetica e in genere culturale ita­liana. Ciò non avvenne, ma la crescen­te attenzione alla sua opera sembra di­mostrare che bisogna avere pazienza.

Una raccolta di saggi appena uscita, Teologia e natura, a cura di Pier Cesare Bori (traduzione di Massimo Lollini), attesta che Emerson sta entrando nel nostro mondo. L’elemento fondamen­tale dell’opera di Emerson è la conti­nua attenzione alle relazioni, a ciò che lega tutte le parti della realtà. Per otte­nere tale visione profonda, Emerson postulò uno «sguardo obliquo», o «in­direzione », consistente nel guardare le cose «con l’angolo meno usato dell’oc­chio... Non apprendiamo niente esat­tamente finché non apprendiamo il carattere simbolico della vita». L’agget­tivo «trascendentale» coniato da E­merson indica la parola capace di co­gliere la natura simbolica della cosa, in tal modo riunificandola ulteriormente all’anima di cui la cosa è simbolo.

Splendida la metafora della vita come «un cerchio il cui centro è ovunque e la circonferenza in nessun luogo» che pare desunta dall’osservazione del mi­racoloso crearsi e svanire della for­ma quando si lancia un sasso in un’acqua ferma. Circolarità, natura come manifestazione dell’anima universale, le due polarità che reg­gono il mondo, di cui l’interprete eletto è il poeta. Non necessaria­mente o meglio non esclusiva­mente il grande poeta, ma l’uomo che osserva la realtà dal punto di vista della poesia. Visione poetica del mondo che è anche visione mi­stica.

I grandi temi del pensiero, della natura, della storia, del mito, della morale sono rivisitati in un excursus straordinario che - para­frasando l’autore - scorre perenne­mente davanti alla Sfinge: Platone e Socrate, Buddha e Shakespeare, Coleridge e Swedenborg, i sapienti dell’umanità sfilano davanti alla statua dell’enigma. È un supera­mento del pensiero filosofico in senso stretto, nel recupero, accan­to ai filosofi, del pensiero lontano, orientale e antico, di quell’origina­rio e generante stupore. Ora nello scritto illuminante che accompa­gna la felice e necessaria scelta di saggi emersoniana, Bori indica ad­dirittura un superamento del pen­siero teologico dal quale, come egli dimostra, Emerson in parte so­stanziosa discende. Al magistero di quelli che definisce ebrei e greci, intendendo l’Antico e il Nuovo Te­stamento, Emerson accosta la pa­rola della natura stessa e la lettura di altre grandi religioni.

Non un generoso eclettismo, prosegue Bori, ma uno smarginamento e una di­scesa verso il fondo del pensiero biblico. Che non è ridimensionato ma come liberato al suo brivido germinale e al suo divenire. Emer­son esce dalla teologia grazie all’i­dea di essere poeta. Un poeta sca­dente per i suoi versi, un vero poe­ta perché mette al centro di filoso­fia e teologia la voce profetica e vi­sionaria che le originarono e anco­ra le ispirano.

-  Ralph Waldo Emerson

-  TEOLOGIA E NATURA

-  Marietti. Pagine 208. Euro 12 ,00


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