Operazione-verità della Cgil. Roma, sabato in piazza con i precari anche SdL e RdB
La scuola della Gelmini: niente fondi e 57mila posti di lavoro tagliati
di Roberto Farneti (Liberazione, 01.09.2009)
Altro che semplice «razionalizzazione», come è stata provocatoriamente definita da Mariastella Gelmini. I tagli alla scuola pubblica decisi dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti e avallati dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sono la causa dello "tsunami" che si è abbattuto su tutti gli istituti di ordine e grado con il recente avvio del nuovo anno scolastico e che sta già provocando seri danni in parecchie zone del Paese, soprattutto in quelle situazioni dove la mancanza di risorse è tale da imporre risparmi a scapito della qualità degli studi.
A ristabilire la verità sulla condizione «deformata» della scuola italiana, contraddicendo le «mistificazioni» della ministra, è la Flc Cgil, che ieri a Roma ha presentato un dossier ricco di numeri e di esempi concreti. La prima questione, la più spinosa, è quella dell’occupazione. Mentre gli studenti iscritti sono in continua crescita (a settembre erano quasi 8mila in più rispetto all’anno scorso ) «nell’anno scolastico appena iniziato sono stati tagliati 42.104 docenti e 15.167 Ata per un totale di 57.271 unità: è il taglio di personale più pesante mai realizzato», sottolinea con voce ferma Mimmo Pantaleo, segretario nazionale Flc-Cgil. Inoltre saranno oltre 18 mila i docenti e 7mila gli ausiliari precari che non avranno più lavoro: 25mila licenziamenti contro i 12mila di cui parla Gelmini. Iinfatti, ai fini del calcolo, non si può utilizzare - come fa la ministra - il semplice saldo tra i tagli e i pensionamenti, perché di fatto il personale di ruolo in sovrappiù verrà utilizzato per coprire i posti fino all’anno scorso coperti dai precari. Questo quindi comporterà una riduzione dei posti disponibili. «Il governo non può dire di voler risolvere il problema dei precari se tramite i suoi provvedimenti li ha licenziati», osserva Fulvio Fammoni, segretario confederale Cgil. C’è poi il problema delle risorse. «I bilanci delle scuole - accusa la Cgil - sono stati privati dei fondi per il funzionamento didattico e amministrativo, cioè per i bisogni quotidiani, dal materiale didattico per i laboratori e le biblioteche al materiale per le pulizie». Nelle scuole non ci sono i soldi per pagare i supplenti, mentre la mancanza di collaboratori scolastici ha costretto tre istituti della provincia di Pisa a ridurre l’orario delle lezioni. Le famiglie che hanno richiesto il tempo pieno o saranno costrette a rinunciarvi («a Bologna è rimasta inevasa la richiesta di 57 classi di tempo pieno in più rispetto all’anno scorso») o dovranno accontentarsi di "parcheggiare" i figli in classi private delle attività formative tipiche del tempo pieno. «La mancanza di fondi - si legge nel dossier - impedisce anche la messa in sicurezza dell’edilizia scolastica».
Per tutte queste ragioni la Flc Cgil sta preparando nuove iniziative di contrasto alla politica del governo e parteciperà al corteo dei precari di sabato prossimo a Roma, con partenza alle ore 15.00 da Piazza dei Cinquecento e arrivo a viale Trastevere davanti alla sede del MIUR. In piazza con i precari ci saranno anche i sindacati SdL Intercategoriale e RdB, impegnati nella costruzione dello sciopero generale nazionale indetto dal Patto di Base per il 23 ottobre. Secondo SdL e RdB, quella del governo sulla scuola «è un’operazione che, oltre ad offendere la dignità e la professionalità dei docenti, lede gli stessi principi costituzionali che garantiscono ai cittadini tutti un’istruzione pubblica di qualità».