L’Europa contro il crocefisso in aula
Gli studenti plaudono: "Passo avanti"
Le associazioni sfidano la Gelmini:
"La scuola laica tradizione italiana" *
ROMA Le associazioni degli studenti accolgono positivamente la sentenza emessa oggi dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo con la quale si stabilisce che esporre il crocifisso nelle classi della scuola pubblica è contrario al diritto dei genitori di educare i loro figli secondo le proprie concezioni religiose, oltre che al diritto degli alunni alla libertà di religione.
Se per Stefano Vitale, dell’esecutivo nazionale dell’Unione degli studenti, la posizione dei giudici della Corte europea è «un passo avanti» e va accolta «con favore» perché rispettosa di «una scuola plurale, democratica, laica e interculturale, che non ostacoli la libertà di scelta religiosa e la sensibilità degli studenti», la Rete degli studenti attraverso il suo leader, Luca De Zolt, ribadisce che il crocefisso va tolto delle aule perchè non è «un simbolo propriamente "laico" e giustamente la Corte europea lo a ribadito». Alla Rete degli studenti non è però piaciuta l’affermazione del responsabile dell’Istruzione, per la quale «la presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo, ma è un simbolo della nostra tradizione».
Secondo De Zolt «al ministro Gelmini non importa che nelle scuole attaccare il crocefisso in classe possa produrre crolli strutturali: l’importante è che il crocefisso ci sia». L’associazione si scaglia quindi contro l’operato dell’inquilino di viale Trastevere: «Ma come fa un ministro che ha distrutto scuola e università pubbliche - chiede De Zolt - a ergersi a paladina della cultura italiana? La Gelmini non si pone il problema di un essere un ministro, e quindi del fatto che non dovrebbe pronunciarsi continuamente contro la decisione di questo e di quel Tar, della corte costituzionale, della Corte europea? Non si rende conto di avere un ruolo istituzionale? La Gelmini lo sa che la scuola pubblica aperta a tutti e laica è una tradizione italiana? Perché non difende questa tradizione - conclude il rappresentante degli studenti - trovando le risorse necessarie?».
* La Stampa, 3/11/2009