Le lodi tattiche di Berlusconi a Mussolini
di Philippe Ridet (Le Monde, 29 gennaio 2013 - traduzione: www.finesettimana.org)
Le “gaffe” di Silvio Berlusconi sono raramente dovute all’improvvisazione. Affermando, domenica 27 gennaio, Giornata della memoria dell’Olocausto, che Benito Mussolini “ha fatto molte cose buone”, a parte “le leggi razziali che rappresentano la peggiore colpa del leader”, si è assunto il rischio di scatenare una nuova polemica, ma sa che una parte dell’opinione pubblica italiana lo ha capito.
Mentre Angela Merkel, il giorno prima, dichiarava che la Germania ha “una responsabilità permanente per i crimini del nazionalsocialismo”, l’ex presidente del consiglio sostiene che “L’Italia non ha le stesse responsabilità”. “Il governo di allora, per il timore che la potenza tedesca si concretizzasse in una vittoria generale, preferì essere alleato alla Germania di Hitler piuttosto che contrapporsi. La connivenza con il nazismo, almeno all’inizio, non fu completamente consapevole.”
Non è la prima volta che Berlusconi minimizza il bilancio del regno di Mussolini, dal 1922 al 1943. Nel 2003 aveva sostenuto che “il fascismo non ha mai ucciso nessuno”. Il regime fascista ha adottato nel 1938 e del tutto liberamente, le leggi razziali, escludendo gli ebrei dall’esercito e dall’insegnamento e limitando il loro diritto di proprietà. Durante la seconda guerra mondiale, più di 7000 uomini, donne e bambini ebrei italiani furono sterminati nei campi della morte. Un bilancio a cui bisogna aggiungere gli assassini politici o l’esilio sistematico degli oppositori al regime.
Elettoralismo? Revisionismo? Impegnato in vista delle elezioni del 24 e 25 febbraio a capo di una coalizione che va dalla Lega Nord, favorevole alla secessione, a piccole formazioni neofasciste (La Destra, Fratelli d’Italia), nostalgiche di uno Stato forte, Berlusconi mirava domenica all’ala più nazionalista.
Ma, al di là del calcolo tattico, rafforza in molti italiani l’idea di un fascismo schizofrenico: uno efficiente (organizzazione dello Stato, lotta alla mafia, costruzione di infrastrutture, riorganizzazione dello Stato, instaurazione di un sistema pensionistico), l’altro cattivo (leggi razziali, privazione delle libertà civili), senza rapporto logico tra i due.
Il giornalista Massimo Giannini, autore del libro Lo Statista (Dalai), che sottolinea le analogie tra il Cavaliere e il Duce, analizza: “Berlusconi si rivolge a quella parte di opinione pubblica che crede ancora che si possa separare il buon grano dalla zizzania nel bilancio di Mussolini. Ma l’uno e l’altro hanno in comune la stessa fede nell’uomo della provvidenza, la stessa ricerca di un rapporto senza mediazione con il popolo, la stessa volontà di imporre la narrazione di una realtà virtuale con la propaganda. Ancora una volta, Berlusconi scommette sulla parte peggiore degli italiani”.
“Queste dichiarazioni non sono solo superficiali e inopportune, ma prive di senso morale e di fondamento storico, ha denunciato il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna. Dimostrano a qual punto l’Italia faccia ancora fatica ad accettare la propria storia e le proprie responsabilità”.