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EUROPA. ITALIA, 2008 ....

ULTIMA NOTIZIA. Una riunione di grandi intellettuali (uomini e donne) delle Accademie e delle Università della Penisola ha deciso all’unanimità di approvare il nuovo inno "nazionale": "Forza Italia"!!!

Per l’avvio del nuovo anno scolastico e del nuovo anno accademico..... è prevista la presenza di tutti i Premi No-bel del Mondo.
martedì 15 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
Una riunione di grandi intellettuali (uomini e donne) delle Accademie e delle Università della Penisola ha deciso all’unanimità di approvare il nuovo inno "nazionale": "Forza Italia"!!!
Alla fine, però, il Presidente della riunione, entusiasta ma non del tutto soddisfatto, ha detto: «Di più, molto di più». E ha proposto la sostituzione, nella "Nona" di Beethoven, dell’inno "nazionale" al posto del vecchio "Inno alla gioia".
Un applauso che non finiva mai ha accolto le parole del (...)

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> ULTIMA NOTIZIA. --- La parola «berlusconiano» si usa come insulto al supermercato: ovviamente, da parte della maggioranza silenziosa che fino a ieri, al Cavaliere, ha rumorosamente leccato i piedi (di Jacopo Jacoboni - Tutti antiberlusconiani. L’ ultimo sport nazionale).

martedì 29 maggio 2012

-  Tutti antiberlusconiani
-  L’ultimo sport nazionale
-  degli ex amici del Cavaliere

-  di Jacopo Jacoboni (La Stampa, 28/5/2012)

      • Piovono pietre su Berlusconi, ma è molto più che voltagabbanismo: è un processo collettivo di Revirgination

Uno da Almodovar le critiche a Berlusconi se le aspetta, da Tremonti e Formigoni, e Belpietro e Gasparri, in teoria, no.

Celebriamo in questi giorni una tragedia nazionale che investe la politica e i media, ex berlusconiani che forse - ma sarebbe psicanalisi - non sanno neanche più di esserlo stati, e l’ostentano. Quasi meglio chi, come Daniela Santanchè, lo difende perinde ac cadaver, «se qualcuno pensa che Berlusconi debba fare un passo indietro sbaglia profondamente». Ma se ha sentito il bisogno di ribadirlo è perché tanti lo pensano, e lo dicono, senza imbarazzi.

E’ una un po’ triste Revirgination collettiva. Giulio Tremonti in tv da Formigli aveva messo su l’aria dell’osservatore economico, non di colui che fu il potente ministro dell’Economia. Enfatizzò la dialettica che ebbe con l’allora premier, «quello che cercai di fare è noto», sospirò. Adesso dà un’intervista a «Chi» - pensosa rivista di critica del berlusconismo diretta dal mai berlusconiano Alfonso Signorini - e confida: «Quando ero ministro non ho mai pensato di fare le scarpe a Berlusconi. Silvio avevi i voti e, quindi, il potere. Allora non era scalabile». Allora, appunto; oggi, invece...

I cambi di casacca dei paria sarebbero il meno, la Carlucci, Santo Versace. Le lettere dei deputati frondisti - gli Stracquadanio, le Giustine Destro - farebbero sorridere. Già più rivelatrici di questa antropologia gregaria sono certe conversazioni intercettate, come la Prestigiacomo che si lascia andare, «Berlusconi purtroppo non è intelligente»; o miserie come la Minetti che dà al Cavaliere del «vecchio di m...». Per non dire del senso di ripulsa quando pezzi da novanta del berlusconismo - per esempio Roberto Formigoni, il Celeste che farebbe forse meglio a occuparsi dei suoi, di guai - ne sanciscano spensieratamente la fine prima che lo sappia l’interessato: a ottobre il governatore lombardo già gonfiava il petto, «non sarà Berlusconi il nostro candidato». Oppure di Roberto Calderoli, che tra i leghisti era l’ufficiale di collegamento col berlusconismo, il quale fa il sardonico sulla proposta del Cavaliere semipresidenziale, «si finge di voler cambiare tutto quando invece non si vuole cambiare niente...». Era il ministro per le Riforme di Berlusconi, vi rendete conto?!?

«Libero» sembra diventato «Il Fatto». Belpietro sulla proposta del semipresidenzialismo del Pdl scrive cose come «fossimo nel Cavaliere, invece di pensare al Colle penseremmo al Pdl». È già leggenda, in tema Rai, la lite di qualche mese fa tra Gianluigi Paragone e Stracquadanio, col conduttore che gridò al deputato «avete sbagliato tutto! voi politici non siete i padroni della Rai!». Ma assistiamo anche al patetico fenomeno di polemisti superberlusconiani che s’arrampicano sugli specchi e si professano pro Grillo.

Ecco. Dopo le amministrative Ignazio La Russa in tv si sentiva in condizioni di dettare la linea al Capo, «fossi stato in Berlusconi non avrei incontrato Monti prima dei ballottaggi». E Maurizio Gasparri, da sempre superberlusconiano, oggi non teme più il reato di lesa maestà: «Se Berlusconi dovesse dire che non vuole più andare avanti con il Pdl il partito andrà avanti lo stesso. È un problema suo se non ne vuole far parte». Un problema suo? Non ci si crede.

Sarebbe nulla se tutto questo riguardasse solo la tragedia di un uomo ridicolo; illumina invece le inclinazioni peggiori di un Paese, il voltagabbanismo, la ricerca di facili colpevoli, e un’inestirpabile tendenza all’autoassoluzione: l’autobiografia di una nazione. Quel che è peggio, forse, è che il Palazzo è davvero uno specchio (magari leggermente deformato) di ciò che accade nella società italiana. Filippo La Porta su Europa notava che ormai la parola «berlusconiano» si usa come insulto al supermercato: ovviamente, da parte della maggioranza silenziosa che fino a ieri, al Cavaliere, ha rumorosamente leccato i piedi.


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