Il senatur torna sul gesto dell’indice alzato relativo all’inno di Mameli
"Non mi piace la schiavitù. La canzone del Piave è meglio"
Camera, Bossi attacca Fini
"Era meglio se non parlava"
MILANO- "Poteva non intervenire". Umberto Bossi boccia così le parole di Gianfranco Fini che, alla Camera, ha appena finito di condannare il dito medio del Senatur contro l’inno d’Italia. "Solo strumentalizzazioni, visto che nell’inno di Mameli c’è scritto pure che i bambini si chiamano Balilla" taglia corto il ministro leghista.
In mattinata Bossi era tornato sull’argomento. Tornando a spiegare la sua avversità all’inno di Mameli: "A me non è mai piaciuto, fin dai tempi della scuola, preferisco la canzone del Piave. Quella è una canzone di popolo, è più vicina alla Marsigliese". Non piace al Senatur la frase "..schiava di Roma". "Noi siamo per abolirla la schiavitù in ogni sua accezione - continua il leader del Carroccio - Il nord, la Lombardia, il Veneto mica possono essere schiavi di qualcuno".
Nel frattempo, alla Camera, la polemica esplode. Il Pd annuncia che da stasera fino al 27 luglio, serata di chiusura, alla Festa dell’Unità di Roma risuoneranno le note dell’Inno di Mameli. Alessandra Mussolini, nel corso della seduta, accosta un piccolo registratore al micofono del suo e fa sentire l’inno di Mameli in aula: "E’ un omaggio a Bossi, è bello farlo sentire qui".
Nel tardo pomeriggio il ministro leghista arriva a Montecitorio. Ascolta le parole di Fini e replica secco: "Meglio se non interveniva..". E a chi gli dice che la condizione posta dal presidente della Camera per il federalismo è l’unità nazionale, replica secco: "Il federalismo non è la seccessione, la Lega rispetterà l’unità nazionale".
* la Repubblica, 21 luglio 2008.