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COSTITUZIONE ED EDUCAZIONE CIVICA. Crisi dei fondamenti di una civiltà....

IL SUONO E LA VOCE: CONSAPEVOLEZZA CULTURALE, EDUCAZIONE MUSICALE E FORMAZIONE. CHI NON SA ASCOLTARSI QUANDO PARLA O SUONA, PARLA O SUONA SENZA L’ASCOLTO DI NESSUNO, NEMMENO DI SE STESSO. Una nota sugli Atti di un convegno internazionale del 2005 (pubblicati nel 2008) del prof. Paolo Gallarati - con un "appunto" di Federico La Sala

Pierre Boulez ha dichiarato di aver migliorato enormemente la propria capacità di direttore d’orchestra nel momento in cui ha imparato ad ascoltarsi mentre dirigeva.
martedì 22 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Saper ascoltare significa imparare a sentire per sfumature e ragionare per forme, con tutte le prevedibili conseguenze che questo ha sulla formazione dell’individuo. Staccare l’ascolto dalla pratica musicale significa ridurre quest’ultima a semplice esercizio muscolare, soffocandone il principio essenziale che è quello, straordinario, di usare il corpo come strumento del pensiero e di trasformare il pensiero in un’espressione fisica [...] (...)

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> IL SUONO E LA VOCE --- Tutti i benefici della lettura ad alta voce: “I dati parlano chiaro, miglioramenti in comprensione dei testi, competenze linguistiche e socializzazione” (di Simone Griggio).

mercoledì 1 giugno 2022

Tutti i benefici della lettura ad alta voce: “I dati parlano chiaro, miglioramenti in comprensione dei testi, competenze linguistiche e socializzazione”

“Letture ad alta voce” è un progetto didattico educativo che mette al centro dell’ambito scolastico le storie come strumento di connessione con le competenze future dei ragazzi. Una pratica che, svolta sistematicamente dai docenti di tutte le materie, favorisce inclusione, integrazione, apprendimento e padronanza della lingua italiana. Pensato e diretto da Federico Batini, professore associato di pedagogia sperimentale all’Università di Perugia, il progetto è stato presentato al Salone del libro di Torino

di Simona Griggio (IL FATTO QUOTIDIANO, 29 MAGGIO 2022)

“Nell’attesa che tu ci leggi il finale del libro, noi stiamo cercando d’immaginare e creare il finale nella nostra mente”. Ecco cosa dice una bimba alla maestra che sta leggendo un racconto alla classe. Leggere ad alta voce storie ai ragazzi, vicende in cui si possano immedesimare, ha effetti meravigliosi su di loro. Basterebbe cominciare con un’ora di lettura ad alta voce ogni giorno per constatarlo. Dove? A scuola. “Letture ad alta voce” è un progetto didattico educativo che mette al centro dell’ambito scolastico le storie come strumento di connessione con le competenze future dei ragazzi. Una pratica che, svolta sistematicamente dai docenti di tutte le materie, favorisce inclusione, integrazione, apprendimento e padronanza della lingua italiana.

Pensato e diretto da Federico Batini, professore associato di pedagogia sperimentale all’Università di Perugia, il progetto è stato presentato al Salone del libro di Torino in una delle sue realizzazioni sul territorio,“Lettura ad alta voce a Porta Palazzo: storie di inclusione e empowerment narrativo in uno dei quartieri più vivaci di Torino”. Batini ha messo all’opera un nutrito gruppo di ricerca: una trentina di persone fra ricercatori del dipartimento Fissuf dell’Università di Perugia, esperti dell’associazione Nausika e volontari di LaAV. Obiettivo? Creare un itinerario di formazione, ricerca, monitoraggio e accompagnamento dei docenti alla pratica quotidiana della lettura ad alta voce come strumento educativo e didattico. Dalle scuole dell’infanzia alle primarie fino alle secondarie di primo grado. La sperimentazione si è svolta all’Istituto Comprensivo Torino II, nel cuore del quartiere multietnico di Porta Palazzo. Sono stati formati circa 50 docenti che hanno offerto due mila ore di lettura ad alta voce agli oltre mille studenti dell’Istituto. Lo hanno fatto con regolarità quotidiana, sistematicità, intensità crescente. Con attenzione alla varietà dei contenuti proposti e al confronto relazionale fra i partecipanti. Dalla platea dei piccoli ai teen ager.

I risultati? Strepitosi. Chi ascolta ogni giorno la lettura delle storie acquisisce strumenti molto più adatti a sviluppare eccellenti processi di apprendimento. E questo è un dato importante sul futuro di ogni successo scolastico. “La risposta al progetto - spiega Batini - è stata energica e a tratti addirittura sorprendente: curiosità, soddisfazione, miglioramenti nell’attenzione e nel coinvolgimento. I dati presentati all’evento torinese parlano chiaro. I risultati sono davvero eccellenti. In termini di comprensione dei testi, competenze linguistiche e di socializzazione“. Il progetto di Batini punta al potenziamento delle abilità di bambini e ragazzi attraverso la cosa apparentemente più semplice: la lettura di storie ad alta voce. Ma dietro questa apparente semplicità c’è ben altro. Il miglioramento dei processi di sviluppo cognitivi, psicologici, identitari ed emotivi.

“A scuola - spiega - riempiamo i ragazzi di contenuti ma non lavoriamo sistematicamente sul far loro sviluppare i muscoli per capire questi contenuti”. I ragazzi, per lui, vanno stimolati a fare domande. Non valutative ma aperte. Un esempio? “Secondo voi cosa succederà ora nella storia?”, “Come si sentirà il personaggio?”. Oppure: “Perché vi è piaciuta questa storia?”, “Avete mai avuto esperienza di ciò che accade al personaggio?”. Insomma, un apprendimento piacevole che ribalta il metodo tradizionale della didattica: quello della domanda valutativa di comprensione. Spesso per mettere il voto e via allo scrutinio. Obiettivo del progetto di Batini è invece di elevare la qualità e l’efficacia del sistema educativo, innovare i processi di apprendimento dei bambini e dei ragazzi. Per arrivare, usando le parole di una docente coinvolta, a dar loro “la possibilità di sentirsi liberi, sentirli ridere di cuore anche se all’interno del contesto scolastico”.

Un’utopia? La sperimentazione a Torino dimostra il contrario. Porta Palazzo è uno dei cinque nuclei pulsanti del quartiere torinese Aurora. Confinante con il centro storico della città di Torino. Il fulcro di Porta Palazzo è piazza della Repubblica, la piazza più estesa di tutta la città. Quella che ospita il mercato all’aperto più grande d’Europa. Il suo nucleo è storicamente interessato da un tasso di presenza di immigrati fra i più alti della città. “Una caratteristica - puntualizza il professore - che lo rende un laboratorio di integrazione e convivenza urbana complesso”.

Voluto da Fondazione Scuola-Riconnessioni, “Lettura ad alta voce a Porta Palazzo” , ha preso avvio proprio in questo contesto. Nei quattro differenti plessi, scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo II di Torino. Per un totale di 1.032 studenti coinvolti. Ma come si misurano i risultati? Con test mirati a valutare, prima e dopo un periodo intensivo di training narrativo, le abilità linguistiche, emotive, di comprensione e le funzioni cognitive delle bambine e dei bambini coinvolti. “Il caso di Porta Palazzo - prosegue Batini - ci ha messo di fronte a condizioni di svantaggio fortissime sulle abilità linguistiche e di comprensione”. L’esperienza è stata particolarmente significativa a causa della forte presenza multietnica nelle classi.

“Anche durante la pandemia, con la mediazione delle tecnologie, il gruppo di ricerca ha proseguito l’esperimento. Che si è rivelato un antidoto alla perdita di competenze osservata nelle altri classi”, spiega. E aggiunge: “Il giorno dopo il lockdown abbiamo registrato la partecipazione di decine di insegnanti con adesione delle famiglie”. Il futuro del progetto di lettura ad alta voce nelle scuole? “Creare una massa critica di insegnanti. A loro, che hanno letto ogni giorno con impegno, passione e dedizione, agli splendidi bambini e ragazzi e alle loro famiglie, va il mio ringraziamento”. La lettura ad alta voce quotidiana, intensiva e progressiva, inoltre, avvicina i ragazzi all’autonomia. “Aumentando le sessioni e la complessità dei testi, da illustrati o legati ad esperienze dirette per età, fino a quelli più complessi, si sviluppano abilità cognitive superiori”. Alla fine del percorso uno studente sente l’esigenza di cercare da solo le proprie letture. E non importa se sia su libri digitali o cartacei.

La conclusione di Federico Batini è chiara e profonda: “Che la lettura si apprenda a sei anni è un equivoco. La lettura è dialogo fra esperienza e abilità. Una palestra per il cervello e anche un piacere che all’inizio arriva attraverso la mediazione di chi legge”. E non può essere solo la famiglia. Poi c’è il fattore dell’immedesimazione. Importantissimo. Le storie proposte devono essere varie. I ragazzi devono potersi riconoscere per anticipare le proprie tappe evolutive. Grasso, timido, pauroso, eroe. Non importa. E I Promessi Sposi? “Sono un punto di arrivo non di partenza”.


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