Scuola, torna il vecchio stile, restano i tagli
Tutti in fila. A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico, il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini mette in riga gli studenti. E in Consiglio dei Ministri fa approvare una serie di misure che, secondo, lei serviranno a sconfiggere il bullismo e a rimettere un po’ di sale in zucca agli scolari italiani. Peccato che passano poche ore e si scatena la bufera di chi con i ragazzi ci lavora ogni giorno. Ma andiamo con ordine, direbbe la Gelmini.
Si comincia con il ritorno del voto in condotta: chi non arriverà alla sufficienza, sarà bocciato. Dunque, spiega la Gelmini, «la valutazione della condotta e del comportamento farà media». Ritornano anche i voti, al posto dei giudizi, garanti, secondo il ministro di maggiore «chiarezza». Marcia indietro anche sul numero degli insegnanti: alle elementari si torna al maestro unico, e ancora non è chiaro che fine faranno tutti gli insegnanti ora impiegati nelle scuole primarie. Si torna ad insegnare educazione civica, perché la scuola, sottolinea il ministro Gelmini «deve rimettere al centro la persona e preparare i ragazzi ad essere cittadini consapevoli dei diritti e dei doveri e conoscitori dei principi costituzionali». Forse, tra le prime lezioni, non guasterebbe un bel ripasso dei principi di uguaglianza e di unità nazionale, visto che la ministra ha accusato gli insegnanti del Sud di essere meno preparati di quelli del Nord (teoria da lei stessa verificata quando, per sostenere l’esame da avvocato, si è trasferita da Brescia a Reggio Calabria).
La Rete degli Studenti esprime «la più netta contrarietà» al decreto legge: «Si tratta come abbiamo sempre sostenuto - spiegano - di un enorme passo indietro per il diritto inalienabile di ogni studente di essere valutato per ciò che sa e ha appreso, senza la spada di Damocle di un giudizio, privo di obiettività, sul comportamento. Lo Statuto degli Studenti - ricordano - è una carta equilibrata, che prevede diritti e doveri, con precise sanzioni per ogni situazione, anche grave, che si può generare: come ogni sistema di sanzioni, prevede una giustizia a più gradi con la possibilità di appello».
Non sono d’accordo nemmeno gli studenti dell’Azione Cattolica, certamente più vicini alla ministra ma che non esitano a bocciarla: un «cinque» alla Gelmini per il metodo con cui ha scelto di legiferare in materia di istruzione. Anche qui, infatti, come in tema di giustizia, di economia, di sicurezza, il governo ha optato per il decreto legge, «in contrasto - ricordano gli studenti cattolici - con quanto annunciato dal ministro meno di un mese fa, quando queste nuove norme ci sono state indicate come gli elementi fondanti di un disegno di legge in materia scolastica. Meglio sarebbe - proseguono - non sacrificare, con la scelta della decretazione d’urgenza il dibattito in sede parlamentare e nei luoghi istituzionali di confronto tra il Ministero e i rappresentanti degli studenti, dei docenti e dei genitori». Ma ormai la frittata è fatta.
«I nostri ragazzi avrebbero bisogno di una scuola che li prepari a una società complicata e a un mondo del lavoro difficile e invece dal ministro Gelmini e dal governo di centrodestra arrivano messaggi incongruenti, quando non insulti per gli insegnanti», si infervora Marina Sereni, vicepresidente dei deputati Pd: «Non si capisce perché la responsabile dell’Istruzione - prosegue la Sereni - non impieghi i suoi sforzi per non far tagliare i fondi per lo studio e si prodighi invece a far diventare gli istituti pubblici delle fondazioni che non farebbero altro che disegnare scuole di serie A e serie B per ragazzi di serie A e serie B».
* l’Unità, Pubblicato il: 28.08.08, Modificato il: 28.08.08 alle ore 18.57