«Stupore e rammarico»: lo stop del Quirinale
Il Colle allarmato per la decisione di estendere il provvedimento a tutto il territorio
Il comunicato di Palazzo Chigi - l’inattesa decisione del Consiglio dei ministri di estendere all’intero territorio nazionale la dichiarazione di stato di emergenza per l’afflusso di cittadini extracomunitari - ieri ha suscitato le forti preoccupazioni del Colle. «Stupore e rammarico» la reazione che già nel primo pomeriggio è trapelata dal Quirinale per i modi e i contenuti del provvedimento che tocca temi molto sensibili. Come appunto le «procedure accelerate per la gestione dei nuovi centri di accoglienza» - come l’ha spiegata il Capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione Mario Morcone - cuore del provvedimento dell’esecutivo.
E ieri tutti i livelli istituzionali sono stati «scossi» dalla mossa voluta da Maroni, che infatti ha dovuto nel pomeriggio convocare un’apposita conferenza stampa evidentemente per spegnere l’incendio che rischiava di divampare.
Il presidente Fini costretto a chiedere formalmente al governo di riferire al Parlamento perentoriamente entro martedì. Contatti febbrili, un vero e proprio caso. Il titolare del Viminale con le spalle al muro costretto a telefonare direttamente a Napolitano per spiegare, spiegarsi. Ammettendo poi proprio nell’incontro co i giornalisti di aver duvuto inviare tutta la documentazione al Presidente.
Al Colle in particolare - soprattutto tenendo presenti tutti i precedenti in materia, compresi quelli relativi ai decreti adottati dal governo Prodi nel 2007 e nel 2008 - ieri è stata rilevata in particolare la diversità delle interpretazioni date per spiegare il repentino ritorno alla estensione a tutto il territorio nazionale dello stato di emergenza.
Ancora una volta la presidenza della Repubblica ha richiamato in modo fermo quei «paletti» formali - e dunque sostanziali - su cui il presidente non smette di vigilare. Come accaduto sulla questione sicurezza e sulla giustizia.
* l’Unità, 26.07.2008