RIFONDAZIONE AL BIVIO - IL CONGRESSO DI CHIANCIANO *
"Grazie per quello che mi avete dato"
L’addio di Bertinotti commuove il Prc
Standing ovation per l’ex leader.
E Fausto fa mea culpa: «Sconfitte
tutte le ipotesi di unità a sinistra»
CHIANCIANO TERME (SIENA)«Grazie per quello che mi avete dato in questi anni. Vi voglio bene». Fausto Bertinotti nel salutare tutta la platea del congresso di Rifondazione non trattiene la commozione e con lui tutti i delegati che per un momento superano le divisioni interne e si alzano in piedi per applaudire l’ex segretario del partito.
Bertinotti scende in platea e tutti corrono a salutarlo. «Grazie, sei sempre il numero uno», gli urlano dalla platea mentre Marco Ferrando ex del Prc e ora leader del Partito comunista dei lavoratori gli dice con un sorriso: «Sbrigati ad andare via prima che ti rifanno segretario». Il congresso fatica dunque a riprendere con gli interventi perchè in platea l’attenzione è tutta per l’ex presidente della Camera. Uomini e donne con le lacrime agli occhi, Bertinotti che ringrazia tutti e poi per salutare fino all’ultima fila l’ex segretario del Prc decide di salire su una sedia. A quel punto è di nuovo ovazione: «Grazie, grazie ancora a tutti», dice Bertinotti mentre i delegati si riavviano al loro posto e il congresso riprende il suo svolgimento.
Quello che Bertinotti ha pronunciato dal palco del congresso di Rifondazione è stato un vero e proprio mea culpa: «Non ho difficoltà a riconoscere che avevo pensato, davanti ad una campagna elettorale asfittica, che bisognava andare oltre. Se avessimo avuto successo, l’unità della sinistra era un’ipotesi reale ma la sconfitta elettorale dice che sono state sconfitte tutte le ipotesi di unità a sinistra». «Ma - avverte l’ex presidente della Camera - non buttiamo il bambino con l’acqua sporca. Chi oggi pensa ad un processo costituente deve dire che altro è il cammino, altri sono i protagonisti e diversa è la meta. Più che un assemblaggio di pezzi bisogna riprendere la politica degli avi, una nuova politica per una nuova società civile».
Quindi, aggiunge il leader storico di Rifondazione, «da dove ripartiamo? Dalla realtà, dal basso, dalla non delega. O sarà democrazia partecipata o non ci sarà una sinistra degna della sfida del ventunesimo secolo. Abbiamo bisogno della ricostruzione di un nuovo movimento operaio».
* La Stampa, 26/7/2008.