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EV-ANGELO, BUONA-NOTIZIA E COSTITUZIONE ITALIANA. "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST". «Et nos credidimus Charitati...»(1 Gv., 4. 1-16) !!!!

SINODO DEI VESCOVI. L’ANNO DELLA PAROLA DI DIO: AMORE ("CHARITAS") O MAMMONA ("CARITAS")?! Fatto sta che la prima enciclica di Papa Benedetto XVI (Deus caritas est, 2006) è per Mammona. Una nota di Federico La Sala

EBRAICO: "EMET" (Verità), "MET" (Morte). GRECO: "CHARIS". GRECO-LATINO: "CHARITAS" (Amore), LATINO: "CARITAS" ("Mammona").
domenica 27 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
PER RATZINGER, PER IL PAPA E I CARDINALI, UNA LEZIONE DI GIANNI RODARI. L’Acca in fuga
EPISTOLA ENCYCLICA - MIRAE CARITATIS SANCTISSIMI DOMINI NOSTRI LEONIS PAPAE XIII. DE SANCTISSIMA EUCHARISTIA
MIRAE CARITATIS. LETTERA ENCICLICA
DI SUA SANTITÀ
LEONE PP. XIII. LA SANTA EUCARESTIA

Caro BENEDETTO XVI ...
Corra, corra ai ripari (... invece di pensare ai soldi)! Faccia come insegna CONFUCIO: provveda a RETTIFICARE I NOMI. L’Eu-angélo dell’AMORE (...)

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>AMORE ("CHARITAS") O MAMMONA ("CARITAS")?! --- I vescovi in attesa della svolta (di Andrea Tornielli)

martedì 21 maggio 2013

I vescovi in attesa della svolta

di Andrea Tornielli (La Stampa, 21 maggio 2013)

Il nuovo pontificato, per il momento, non ha prodotto cambiamenti particolarmente evidenti nei contenuti del discorso che Angelo Bagnasco ha tenuto davanti ai vescovi italiani riuniti in assemblea generale.

La prolusione del presidente della Cei è stata un po’ più corta rispetto ad altre volte (10 cartelle invece che 14-15) ma ha comunque spaziato sui temi politico-sociali con particolare attenzione all’emergenza disoccupazione.

Ed è stata come sempre focalizzata anche sulle cosiddette «questioni antropologiche»: non solo sulla difesa della famiglia e della vita, ma anche sul no al riconoscimento delle coppie gay e alla denuncia dei progetti in favore dell’eutanasia. Cioè quei temi che hanno caratterizzato particolarmente i pontificati dei Papi Wojtyla e Ratzinger e le presidenze Cei del cardinale Ruini e ora dello stesso Bagnasco.

Ieri il presidente dei vescovi è entrato meno direttamente nel merito della politica italiana rispetto ad altre volte, e si è limitato a elogiare i «gesti di disponibilità esemplari ad alti livelli» (un riferimento all’accettazione della ricandidatura da parte di Napolitano) e a mettere in guardia dai «populismi inconcludenti», indicando come «l’unica cosa seria» il «pensare alla gente».

È anche vero, però, che dopo l’elezione del Presidente della Repubblica e la formazione del governo di larghe intese che vede nella sua compagine molti ministri cattolici, si sta vivendo un momento di attesa: sono ormai lontane le fibrillazioni della lunga campagna elettorale e il dibattito sugli endorsement ecclesiastici al progetto centrista di Mario Monti. Sarebbe stato difficile prevedere accenni più espliciti da parte del presidente dei vescovi.

Bagnasco nelle pagine più innovative della prolusione, quelle incentrate sui contenuti ecclesiali, ha dedicato molto spazio a citazioni di Papa Francesco, sia attingendo al magistero dei primi due mesi di pontificato, sia da discorsi e libri dell’allora cardinale arcivescovo di Buenos Aires. E non ha dimenticato le parole dedicate all’eccesso di strutture e di burocrazia: «Quando la Chiesa vuol vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni, e fa uffici e diventa un po’ burocratica, la Chiesa perde la sua principale sostanza».

Frasi che potrebbero applicarsi anche alle non piccole strutture della stessa Conferenza episcopale italiana. Nell’udienza concessa le scorse settimane a Bagnasco, Francesco aveva chiesto attenzione proprio su questo. «Sua Santità ha condiviso la necessità di avere strutture agili aveva detto il presidente della Cei dopo l’incontro con il Pontefice - evitando sprechi e dispendi di risorse; mi ha raccomandato esplicitamente di non moltiplicare organismi, che alla fine appesantiscono inutilmente».

In realtà però la «spending review», motivata anche dal timore di minori introiti dall’otto per mille negli anni a venire, era già iniziata prima dell’elezione del nuovo Papa, con tagli consistenti, ad esempio, alle spese per convegni.

Più in generale, sull’approccio pastorale di Bergoglio e sull’esempio che sta dando - con la sua predicazione semplice e immediata, la sobrietà, il tempo da lui dedicato all’incontro personale con le persone, il suo stile così poco «ingessato», i suoi continui richiami perché si esca dalla malattia dell’autoreferenzialità - i vescovi avranno tempo di discutere e di interrogarsi. E dopo la sorpresa per l’inaspettata elezione del Papa giunto «dalla fine del mondo», la Chiesa italiana potrà riflettere più in profondità su quale cambio di passo le sia eventualmente richiesto dall’esempio di Francesco, vescovo di Roma e primate d’Italia.


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