Sinodo dei vescovi 2014: per Francesco è comunque una vittoria
di Massimo Faggioli
(The Huffingtonpost, 18/10/2014
Il Sinodo dei vescovi rinasce a 50 anni. Il Sinodo dei vescovi del 2014 rappresenta una novità assoluta nella storia della chiesa recente: vescovi che ragionano, di fronte al papa, su questioni nuove per la chiesa (divorziati risposati, convivenze, omosessuali) e si confrontano tra di loro senza timore di non essere d’accordo.
Paolo VI aveva pensato qualcosa del genere quando lo creò nel 1965, ma non era mai accaduto, specialmente coi suoi successori. Papa Francesco ha invitato i membri del Sinodo a parlare con "parresia" (la sincerità cristiana) e i vescovi lo hanno fatto. Alcuni non hanno trovato di meglio che accusare la dirigenza del Sinodo, cioè il papa, di manipolazione dell’assemblea: ma è stato un momento straordinariamente trasparente e aperto nella vita della chiesa, come non succedeva dai tempi del concilio Vaticano II 50 anni fa.
Una chiesa per linee geo-culturali. La relazione finale è stata approvata, ma tre paragrafi della relazione finale del Sinodo non hanno raggiunto la maggioranza dei due terzi, e quindi non sono stati approvati: sono i paragrafi 52 (sui divorziati), 53 (sulla comunione spirituale ai divorziati) e 55 (sugli omosessuali).
Se sono confermate le tendenze emerse durante le due settimane di Sinodo, c’è la teologia dei vescovi dell’Europa da una parte e il Nordamerica e l’Africa dall’altra: il vecchio nord del mondo contro il "global south" del cristianesimo mondiale più vicino ad una visione tradizionale della sessualità e dei valori della famiglia.
Questi tre paragrafi non hanno avuto una maggioranza assoluta (solo relativa), ma il resto del testo sì. E anche quei tre paragrafi (su 62) senza maggioranza assoluta, questo è la base del "work in progress" su questioni che la chiesa dovrà affrontare comunque nel prossimo anno. È anche da tenere presente che la mancanza della maggioranza dei due terzi al paragrafo sugli omosessuali non può essere facilmente interpretato come un "no" alle aperture verso gli omosessuali, ma potrebbe essere anche il rifiuto di accettare un testo che riflette una teologia precedente e diversa da quelle offerte da papa Francesco nei primi venti mesi di pontificato.
Una chiesa che ricomincia a discutere. Nonostante le critiche dei conservatori, il Sinodo è stato celebrato con riservatezza per tutelare la libertà di espressione dei membri, ma comunicato con grande trasparenza nei suoi passaggi fondamentali. Il papa ha voluto la pubblicazione anche del testo finale con il numero dei voti, paragrafo per paragrafo. È stato un dibattito vero: il primo nella storia dei Sinodi della chiesa cattolica, e il papa esce vincitore come colui che aveva creduto nel processo sinodale.
Francesco ha vinto perché è un papa interessato a "dare inizio a processi" e non a controllare gli esiti - come dice nell’esortazione Evangelii Gaudium pubblicata dal papa nel novembre 2013. Il grande discorso del papa di fronte ad un Sinodo privo di un’unanimità (finta) rafforza la sua posizione: un Sinodo di questo tipo era un’operazione ad alto rischio ed è riuscita.
Ora inizia un lungo viaggio, lungo dodici mesi, fino al Sinodo dell’ottobre 2015. Dopo molti anni di paralisi, la chiesa ricomincia a guardare avanti e a ragionare su questioni che il concilio Vaticano II non aveva potuto affrontare, e il magistero ufficiale degli ultimi anni aveva fatto finta che non esistessero.