Florenskij, da Platone alla Trinità
di Armando Torno (Corriere della Sera, 04.03.2012)
Pavel A. Florenskij (1882-1937) si cominciò a conoscere in Italia allorché Alfredo Cattabiani, direttore della Rusconi, fece tradurre nel 1974 La colonna e il fondamento della verità, l’opera più fascinosa del pensatore russo. Da allora le versioni si sono moltiplicate e la figura di Florenskij - teologo oltre che filosofo, esperto di scienza e tecnica oltre che di iconologia - è diventata nota.
In questi giorni ritorna Il significato dell’idealismo (Se, pp. 175, 20) nella versione riveduta di Rossella Zugan, con una postfazione di Natalino Valentini (prima edizione italiana, Rusconi 1999). Pagine che contengono le riflessioni che Florenskij scrisse per il platonismo o il problema degli universali; tuttavia in esse le analisi toccano i temi dell’arte, della teologia e del misticismo. Particolarmente attuali sono le parti che trattano la «dissoluzione della personalità in Picasso» o quelle dedicate a «l’idea, il volto, lo sguardo». Ovviamente il punto di partenza è Platone. Quello di arrivo, invece, sono le «prefigurazioni della Trinità».