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Giustizia

Le acquisizioni su Bruno Contrada - di Benny Calasanzio

venerdì 1 agosto 2008 di Emiliano Morrone
L’immagine più significativa che descrive chi era Contrada, traditore dello Stato, è quella dell’interrogatorio dopo il delitto Mattarella. Caponnetto e Falcone hanno appena finito di ascoltare il già colluso. Contrada si alza, stringe la mano ad entrambi ed esce. Falcone guarda Caponnetto e si pulisce la mano sui pantaloni. Boris Giuliano, Beppe Montana, Ninni Cassarà, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino dubitavano di lui. Sono stati tutti uccisi.
Bruno Contrada è stato ritenuto colpevole (...)

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> Le acquisizioni su Bruno Contrada - di Benny Calasanzio

martedì 29 luglio 2008
" Sono pienamente d’accordo con le risultanze dell’articolo del Sig. Colasanzio. Contrada morirà in regime di detenzione. Questo è stato decretato, questo è l’interesse di chi fin dall’inizio ha mosso questa vicenda e come ho avuto modo di scrivere, ci troveremo di fronte ad un caso più che concreto di quello riportato da Dumas nel suo romanzo. Una modernissima , attuale " maschera di ferro ". Unico delitto, l’aver attraversato indenne il periodo più discusso, là dove la lotta tra i poteri, i servizi, gli apparati, le stesse rappresentanze parlamentari ha visto una guerra atroce, con i suoi morti, i suoi reclusi, le sue vittime. Ho grande stima e rispetto per i caduti , le vittime di mafia e quelle del terrorismo. Accomuno a loro i loro familiari, come equiparo ai miei disabili le loro famiglie. Non sono un giornalista, anche se da quando avevo 19 anni, ero tra i ragazzi del Direttore Buscaroli ai tempi del glorioso Roma di Via Marina. Ho seguito, con grande interesse tutte le vicende del processo o dei kafkiani processi a Bruno Contrada. Dove a mio parere, è stato sempre presente un convitato di pietra, un ectoplasma maligno. Come ho avuto modo di scrivere, a noi studenti, ci si chiedeva di concretizzare le prove al di là di ogni ragionevole dubbio. Sembra ancora che si faccia riferimento a trasposizione di avvenimenti, parole, atteggiamenti, mai sicuramente ineccepibili. Il saluto, la mano asciugata sui pantaloni, non fà di una persona un assassino. Credo che Falcone e Borsellino, nella loro onestà, abnegazione, eroismo, avrebbero anche trovato le parole ed i fatti per fare le loro accuse.senza abbandonarsi a chiacchiere tra comari. E’ indubbio che sono morti perchè lasciati soli dalle istituzioni. Da quelle stesse forze politiche, in cui militano, o hanno limitato i loro più stretti congiunti. Limitato, chiedo scusa, è un errore freudiano, così sembra o si dice. A proposito con i si dice, ed insisto con i morti parlanti, con i re(ga)lata dei pentiti si è imbastita gran parte della vicenda giudiziaria. A napoli esiste un detto che ha carattere universale. Con le chiacchiere ed il legno il Banco di Napoli non accetta pegno. Noi di " Senza Barriere", associazione onlus, nata per tutelare i diritti dei disabili in primis e Contrada , con le sue accertate 25 patologie è un disabile, e poi per tutelare ogni specie di diritti in genere, ci chiediamo e chiediamo a tutti che lo stesso trattamento giudiziario venga riservato a tutti, non solo ai Sofri, Bompressi, Baraldini, terroristi in libertà, pentiti che campano da nababbi con i nostri soldi. Che la giustizia sia giusta, che lo stato non sia vendicativo a torto o a ragione. Chiediamo che da tutti i mezzi d’informazione esistente, venga chiesto che lo stesso trattamento e riconoscimento dei morti per mafia, venga esteso a quelli per terrorismo e che lo stato, intervenga per le loro famiglie non solo a parole, non solo con corone e lacrime di coccodrillo. Non vogliamo un nuovo caso Tortora. Ammalato, dimenticato e mai pienamente e totalmente riabilitato. Vogliamo il rispetto per il cittadino, vogliamo che chi sbaglia paghi. Tutti. Dagli intrallazzatori, ai politici, ai giornalisti, ai medici,ai giudici. Per tornare a Contrada, esorto vivamente a far spazio ad un discorso coerente, al di là di tutti i si dice, al di là delle facili scopiazzature. Si parla di un uomo, e della sua triste vicenda. Si parla di una famiglia, segnata da tale vicenda per ben quindici anni, sono state prodotte perizie mediche avallate dagli stessi medici del tribunale, e tutto questo dovrebbe bastare. Augurarsi poi che egli finisca, che trascini la sua vita, senza assistenza alcuna, nei due metri quadrati di una cella, questo è criminale, questo è inumano, questo è assassinarlo ogni giorno, ogni momento. L’Italia è stata la prima a far riconoscere internazionalmente il rigetto della pena di morte, non può e non deve farsi complice di tale crimine. Sono convinto che le parole hanno un peso, che bisogna usarle bene, ed è questo che raccomando ai miei ragazzi, esse si dice uccidono più della spada. Più di quelli che dicono di volersi far giustizia con le proprie mani. Assassini, questo è forse il peccato dei tanti, purtroppo giornalai.

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