«Rifondazione per la sinistra» non perde tempo, fissa l’agenda per settembre
Riunione a Roma con Giordano.
Vendola: «La sconfitta del congresso mi dà più libertà di movimento e meno vincoli»
di Simone Collini l’Unità 30.07.208
NICHI VENDOLA l’aveva detto dal palco di Chianciano: «Do appuntamento a tutti i compagni della mozione due nell’area politico-culturale Rifondazione per la sinistra». Non si è perso tempo. Nella sala Libertini di viale del Policlinico, sede del Prc, ieri si sono riuniti Franco Giordano, Gennaro Migliore e tutti gli altri sostenitori della costituente di sinistra usciti sconfitti dal congresso di Rifondazione comunista. Si è deciso di dar vita immediatamente all’operazione, fissando per il 27 settembre un’assemblea nazionale alla quale saranno invitate forze politiche (non solo quelle confluite nell’Arcobaleno) associazioni e singole personalità.
L’appuntamento verrà preparato con assemblee su tutto il territorio perché la strategia dell’«autonomia» messa a punto da Vendola prevede una battaglia interna al partito per mantenere saldo il fronte (e anzi, attraverso nuovi tesseramenti, «rovesciare gli equilibri») e una campagna esterna tesa a lanciare la costituente con modalità diverse da quelle sperimentate con l’Arcobaleno. E se quello che è mancato allora è stato un approccio anche culturale e di formazione, un ruolo di primo piano su questo terreno lo giocherà la fondazione a cui darà vita in autunno Fausto Bertinotti. Ieri l’ex presidente della Camera ha discusso con gli altri redattori del prossimo numero di “Alternative per il socialismo”: si è concordato sul fatto che nella rivista questa stagione dei congressi non debba occupare che un minimo spazio.
In questa situazione, il mantenimento del tesoriere da parte dei bertinottiani può essere d’aiuto. E il fatto di aver perso il congresso con il 47,3% anziché averlo vinto con il 50% più uno, inizia a pensare Vendola, può addirittura essere un vantaggio. «La sconfitta del congresso in realtà mi dà più forza, più libertà di movimento e meno vincoli», rifletteva ieri il governatore pugliese nel suo ufficio sul lungomare di Bari. I sostenitori della sua mozione entreranno neli organismi dirigenti ma non nella segreteria, e pazienza se veramente Paolo Ferrero continuerà a proporre la gestione unitaria facendo anche tenere una sedia vuota nell’organismo di gestione politica.
Dopo una giornata dedicata alla riflessione, Vendola dice che «Ferrero ha costruito la più brutta vittoria della sua vita, io la più bella sconfitta della mia vita»: «Noi volevamo il partito della ricerca, dell’innovazione, non degli slogan e delle catacombe». Vendola, che pensa di ricandidarsi alle regionali del 2010, dice anche di sentirsi «il leader di questo partito»: «Poi ci sono quelli che non riempiono il pianerottolo di casa». La sconfitta brucia, ma dietro lo sfogo c’è lo sguardo sul futuro. Anche perché Vendola sa che Ferrero è sorretto da una maggioranza fatta di quattro minoranze messe assieme, che è a rischio sia che si parli del simbolo con cui andare alle europee (l’area Pegolo-Giannini, 7,7%, vuole correre insieme al Pdci) che della permanenza o meno nelle giunte locali (i trotzkisti, 3,2%, vogliono rompere ovunque). E sa anche che Ferrero avrà difficoltà a farsi ascoltare nei territori dove a guidare il partito sono segretari a lui contrari. Come già si è visto ieri: dopo che è stata letta una lettera in cui Ferrero chiedeva un incontro prima di assumere decisioni, il comitato politico del Prc della Calabria ha approvato un documento con cui conferma l’ingresso nella giunta Loiero. Cioè quello che Ferrero non voleva. Ma il potere decisionale, da statuto, è nelle mani dei segretari regionali.