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Enciclica "mammonica"!!!

«DEUS CARITAS EST», LA PRIMA ENCICLICA DI RATZINGER E’ A PAGAMENTO !!! - selezione a cura del prof. Federico La Sala

martedì 24 gennaio 2006 di Emiliano Morrone
[...] gli effetti del copyright voluto da Ratzinger hanno già dato i primi risultati economici per la Santa Sede. Alla casa editrice Baldini & Castoldi, che aveva usato in un’antologia un testo di Papa Ratzinger (tra l’altro di trenta righe e precedente alla sua elezione a Pontefice), è già arrivata l’ingiunzione a pagare 15 mila euro per i diritti [...]
"Deus caritas est": la verità recintata!!!
COPYRIGHT E PIRATERIA VATICANA!!! DIO ("Deus charitas est") o MAMMONA ("Deus caritas est")? (...)

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> «DEUS CARITAS EST», LA PRIMA ENCICLICA DI RATZINGER E’ A PAGAMENTO !!! ---- Papa Benedetto ha confermato il 19 giugno come l’inizio dell’Anno Sacerdotale.... Non ditelo al Papa (di Nicole Sotelo)

mercoledì 17 giugno 2009

Non ditelo al papa

di Nicole Sotelo *

Papa Benedetto ha confermato il 19 giugno come l’inizio dell’Anno Sacerdotale. Ha proclamato che "senza il ministero presbiterale non ci sarebbe Eucaristia, non ci sarebbe missione, né chiesa". Mi secca essere l’unico ad informarlo che l’Eucaristia, la missione e la chiesa esistevano già molto prima che ci fosse il prete.

Secondo il Vangelo, Gesù non era un prete e neanche i suoi discepoli lo erano. Troviamo riferimenti a Gesù come prete nella Lettera agli Ebrei. L’autore usa questo termine per riferirsi a Gesà come il nuovo ed ultimo "Sommo Sacerdote", segnando la fine della lunga serie di leader giudei. L’autore inoltre conferma che i preti non sono più necessari poiché non lo sono i sacrifici. Gesù è stato l’ultimo sacrificio ed è il nostro ultimo sacerdote.

Forse il papa ha dimenticato che Gesù non era attento al presbiterato, ma al ministero. Egli chiamava le persone ad amministrare insieme a lui, a prescindere dal loro status sociale. Egli ha chiamato pescatori e pubblicani, nonché una donna con sette demoni. Tutti erano responsabili dell’edificazione del regno di Dio.

Tutti erano invitato ad amministrare ed a farlo secondo i titoli attribuiti dalla stessa comunità sulla base dei carismi.

Alcuni erano chiamati profeti, altri maestri ed altri ancora apostoli. Solo più tardi iniziamo a vedere la nascita di una struttura ministeriale formale con una relativa terminologia, quando i seguaci di Gesù vennero influenzati ed integrati nell’Impero Romano. Fino al 215 non ci furono ordinazioni rituali di vescovi, preti o diaconi.

La creazione della struttura clericale comportò la divisione dei cristiani in "clero" e "laici". Nei primi anni del cristianesimo, tuttavia, Paolo ricordava ai seguaci di Gesù "Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3,28).

Dopo la nascita dell’ordinazione e del presbiterato, si è sviluppato l’ordine gerarchico tra i fedel. Il termine "ordinazione" deriva dal latino "ordinare" che significa "fare ordine". Si è sviluppato dall’usenza romana del termine "ordines" che si riferiva alle classi del popolo di Roma distinte a seconda della eleggibilità ai ruoli governativi.

I laici sono diventati "di-ordinati" rispetto al clero. Il termine "laico" deriva dalla parola "laikoi" che si riferisce a quelli che nella società Greco-Romana non erano "ordinati" nell’ambito di una struttura politica prestabilita.

Il termine "clero"deriva da "kleros" che significa "gruppo separato". Mentre molti cristiai continuarono ad amministrare all’interno della chiesa, e perfino alcune donne acquisivano il titolo di diacono, prete o vescovo, molti a cui era attribuito questo titolo facevano parte di un gruppo ristretto di uomini appartenenti ad un particolare contesto socio-politico o ordine religioso.

Questo è perdurato fino al 1964 quando il Vaticano II ha ricordato alla chiesa che il ruolo di ministro, o prete, non era limitato agli ordinati, ma era una chiamata per tutti i battezzati. Il documento Lumen Gentium, proclamava che i laici sono stati "resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano" (31).

Il presbiterato, che deriva dalle basi dei ministeri primitivi dei seguaci di Gesù, è stato restituito a tutti i cristiani. Tutti sono nuovamente chiamati al ministero. Tutti i cristiani sono chiamati a far parte dei ruoli profetici, sovrani e, sì, anche presbiterali relativi la missione della chiesa.

Quindi mentre il papa esorta i preti ordinati alla riflessione in questo Anno Sacerdotale, la chiamata arriva a tutti noi, affinché riflettiamo su come stiamo vivendo il nostro ministero per la chiesa e per il mondo.

Non mi preoccuperei di dire al papa che l’Eucaristia, la missione e la chiesa esistevano già molto prima dei preti, e neanche che l’Anno Sacerdotale dovrebbe essere un anno dedicato a tutti i laici, piuttosto mi preme che siamo noi a capirlo.

Questo Anno Sacerdotale è una opportunità per tutti i fedeli cristiani per riflettere sul ministero presbiterale, e attraverso di esso, riprenderci il nostro.

-  Testo reperito da Patrizia Vita
-  Traduzione di Stefania Salomone

-  Don’t tell the pope
-  by Nicole Sotelo

Pope Benedict has declared June 19 as the beginning of the Year of the Priest. He has proclaimed that “without priestly ministry, there would be no Eucharist, no mission and even no church.†I hate to be the one to inform him, but Eucharist, mission and church existed long before the rise of priesthood.

According to the Gospels, Jesus was not a priest, nor were his disciples. We do see reference to Jesus as a priest in the Letter to the Hebrews. The author uses the word to refer to Jesus as the new and last “High Priest,†ending a long line of Jewish leaders. The author claims that priests are no longer necessary because no more sacrifices are needed. Jesus was the ultimate sacrifice and is our final high priest.

Perhaps the pope has forgotten that Jesus was not focused on priesthood. He was focused on ministry. He called people to minister alongside him, regardless of their status in society. He called out to fishermen and tax collectors and the woman with seven demons. Everyone was responsible for engendering the kingdom of God.

All were invited to minister and they did so with various titles given to them by the community based on their gifts. Some were called prophet, others teacher and still others apostle. It was only later that we begin to see the emergence of a formal ministry structure and corresponding terminology as the followers of Jesus were influenced and integrated into the Roman Empire. It is not until 215 A.D. that we have evidence of an ordination ritual for bishop, priest and deacon.

The emergence of the clerical structure eventually led to a division of the Christian faithful into “clergy†and “laity.†In the early years of Christianity’s emergence, however, Paul reminded Jesus’ followers, “There is no longer Jew or Greek, there is no longer slave or free, there is no longer male and female; for all of you are one in Christ Jesus†(Galatians 3:28).

After the rise of ordination and priesthood, there develops a hierarchical order among the faithful. The word “ordination†derives from the Latin “ordinare†which means “to create order.†It developed from the Roman usage of the words “ordines†that referred to the classes of people in Rome according to their eligibility for government positions.

The laity became “dis-ordered†from the clergy. The word “laity†originates from the word “laikoi†that referred to those in Greco-Roman society who were not “ordered,†or “ordained†within the established political structure. The word “clergy†comes from the word “kleros,†meaning “a group apart.â€

While many Christians continued to minister within the church and even some women carried the titles of deacon, priest and bishop, most carrying this title were part of a limited group of men commissioned within the context of a particular socio-political and religious order.

This endured until 1964 when the Second Vatican Council reminded the church that the role of minister, or priest, was not limited to the ordained, but was a call to all the baptized. The document, Lumen Gentium, proclaimed that the laity were “made sharers in the priestly, prophetical and kingly functions of Christ; and they carry out for their own part the mission of the whole Christian people in the Church and in the world†(31).

Priesthood, which arose out of the foundation of the early ministries of Jesus’ followers, was now returned to all Jesus’ faithful. All people are called to ministry again. All Christians are meant to share in the prophetic, sovereign and, yes, even priestly roles within the mission of the church.

So while the pope is exhorting ordained priests to reflection in this Year of the Priest, the call goes out to all of us to reflect on how we are living out our ministry in the church and world.

I would n’t worry about telling the pope that Eucharist, mission and church existed long before the priesthood, nor that the Year of the Priest should really be a year dedicated to all the laity. Instead, we need to understand this ourselves.

The Year of the Priest is an opportunity for the entire Christian faithful to reflect on priestly ministry, and in so doing, to claim our own.

* Il Dialogo, Mercoledì 17 Giugno,2009 Ore: 19:02


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