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EV-ANGELO, COSTITUZIONE... E L’UNTO DEL SIGNORE: L’ITALIA COME VOLONTA’ E RAPPRESENTAZIONE DI UN SOLO PARTITO: "FORZA ITALIA"!!!

L’IDEOLOGIA CATTOLICO-FASCISTA DEL MAESTRO UNICO E L’ART. 7 DELLA COSTITUZIONE, UN BUCO NERO CHE DISTRUGGE L’ITALIA E LA STESSA CHIESA CATTOLICA. Per un ri-orientamento teologico-politico. Una nota - di Federico La Sala

Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio ... un cattolicesimo-ROMANO che ha sempre e per lo più confuso "Erode" con Cesare e Dio con "Mammona"!!!
mercoledì 25 aprile 2012 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il messaggio del patto costituzionale, come quello del patto eu-angelico ...e della montagna è ben-altro!!! La Costituzione è - ripetiamo: come ha detto e testimoniato con il lavoro di tutto il suo settennato il nostro Presidente, Carlo A. Ciampi - la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemlea), e non la ’Legge’ di “mammasantissima” e (...)

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> L’IDEOLOGIA CATTOLICO-FASCISTA DEL MAESTRO UNICO E L’ART. 7 DELLA COSTITUZIONE --- Superare il Concordato: una battaglia di laicità contro l’ingerenza del Vaticano.

giovedì 3 dicembre 2015

continuazione

      • Superare il Concordato: una battaglia di laicità contro l’ingerenza del Vaticano -di Carlo Troilo *

[...]

I tempi e i modi per il superamento del Concordato

L’occasione in cui affrontare questi problemi e proporre delle soluzioni ragionevoli ma coraggiose poteva essere il XX settembre del 2015 del 2011, ricorrenza del 150° anniversario dell’unità d’Italia.

Persa quella occasione, è però necessario, per le ragioni sopra esposte e per l’aggravarsi delle violazioni da parte della Chiesa, chiedere oggi il superamento del Concordato.

Naturalmente, qualunque proposta deve tener conto della realtà italiana, e in particolare del fatto che nella quasi totalità dei partiti esiste una componente di cattolici integralisti molto agguerrita e capace di condizionare ogni scelta politica.

Ma è comunque possibile - e doveroso - chiedersi come si può porre rimedio, almeno in parte, a queste situazioni che fanno dell’Italia una realtà lontana e diversa da quella degli altri grandi paesi cattolici d’Europa: il solo che non ha norme moderne sulle scelte di fine vita; che non riconosce alcun diritto alle unioni di fatto (discriminando e danneggiando così soprattutto le coppie gay); in cui, in attesa che la Magistratura finisca di demolirla, una legge incostituzionale sulla procreazione assistita continua a creare difficoltà alle coppie desiderose di avere un figlio; dove anche la nostra valida e sperimentata legge sull’aborto viene sabotata da una stragrande maggioranza di ginecologi “obiettori di coscienza”, per convinzione o per opportunismo; dove si vuole imporre il “sondino di stato” ma non si trovano mai i fondi per assicurare a decine di migliaia di malati terminali le necessarie cure palliative.

Le soluzioni possibili e il dovere delle forze laiche

Le strade da seguire sono diverse e le soluzioni possono andare da un massimo (l’abolizione del Concordato) ad un minimo (la riduzione di parte dei privilegi economici concessi alla Chiesa). Naturalmente, io qui mi fermo. Alle forze politiche il compito di definire gli obiettivi, ai giuristi quello di trovare le soluzioni.

Penso comunque, per le ragioni che ho cercato d illustrare, che sia dovere delle forze laiche - soprattutto dei Socialisti e dei Radicali Italiani, protagonisti della “primavera dei diritti civili” degli anni Settanta - porre di nuovo all’ordine del giorno il tema dei rapporti fra Stato e Chiesa, per ottenere comunque e da subito due obiettivi politici:

-  Dare un forte segnale di insofferenza verso il Vaticano (“aprire una vertenza”) per la sua politica aggressiva nei confronti dell’Italia - Riaffermare la laicità come principio supremo dello Stato, più volte ribadito dalla Corte costituzionale.

Per i nuovi capi dei Radicali Italiani - il segretario Magi e il presidente Cappato - sarebbe un bel modo per uscire dalla rigida gabbia tematica degli ultimi anni (giustizia e carceri), per i Socialisti, reduci da una bella conferenza programmatica, per tornare con grinta sui vecchi campi di battaglia della laicità.

L’8 dicembre si aprirà il Giubileo straordinario voluto da Papa Bergoglio: una manifestazione di cui francamente non si capiscono le motivazioni (a parte quella, che dovrebbe essere la stessa base permanente dell’agire della Chiesa, della “Misericordia”) e che piomba come uno tsumani su di una Capitale prostrata dalla crisi politica e morale e dalle mille difficoltà del vivere quotidiano, oltre che minacciata esplicitamente dai terroristi dell’ISIS.

Una tentazione anticlericale - sana, ma in questo caso, lo ammetto, poco costruttiva- ci indicherebbe proprio quello come il giorno adatto per aprire la “vertenza Concordato”. Ma vi è una alternativa più “istituzionale”, anch’essa non lontana nel tempo. L’11 febbraio del 2016, anniversario del Concordato, la processione delle autorità nazionali potrebbe portare nella sfarzosa sede dell’Ambasciata un dono diverso dal solito: la richiesta del popolo italiano e dei suoi rappresentanti elettivi di tornare ad essere “indipendente e sovrano”.

NOTE

1) Sull’otto per mille vanno fatte due osservazioni. La prima, di carattere economico, riguarda il meccanismo perverso per cui la massa degli otto per mille non destinati (oltre la metà sul totale dei contribuenti) non va, come sarebbe normale, allo Stato, ma viene ridiviso in base alle stesse percentuali degli otto per mille destinati. E poiché quasi il 90% di questi va alla Chiesa Cattolica, ecco che questa vede quasi raddoppiarsi - indebitamente - il totale delle sue entrate a questo titolo, giungendo a circa un miliardo di euro l’anno. La seconda osservazione, di carattere politico/morale, riguarda l’uso che la Chiesa fa dei proventi dell’otto per mille. Riprendo i dati da una fonte insospettabile, il bilancio annuale della CEI. Su cinque euro versati dai contribuenti, la conferenza dei vescovi dichiara di spenderne uno per interventi di carità in Italia e all’estero (rispettivamente 12 e 8 per cento del totale). Gli altri quattro euro servono all’autofinanziamento. Prelevato il 35 per cento del totale per pagare gli stipendi ai circa 39 mila sacerdoti italiani, rimane ogni anno mezzo miliardo di euro che il vertice Cei distribuisce all’interno della Chiesa a suo insindacabile parere sotto voci generiche come "esigenze di culto", "spese di catechesi", attività finanziarie e immobiliari (banale ma non inutile richiamare la recente vicenda del Cardinale Bertone). La Chiesa valdese, per fare un confronto, destina l’intero ammontare del suo otto per mille a finalità di beneficenza o di studio. -E’ giusto aggiungere che nella cultura cattolica è in corso da anni un coraggioso, doloroso e censuratissimo dibattito sul "come" le gerarchie vaticane usano il danaro dell’otto per mille "per troncare e sopire il dissenso nella Chiesa". Una delle testimonianze migliori è il pamphlet "Chiesa padrona" di Roberto Beretta, scrittore e giornalista dell’Avvenire. Al capitolo "L’altra faccia dell’otto per mille", Beretta osserva: "Chi gestisce i danari dell’otto per mille ha conquistato un enorme potere, che pure ha importantissimi risvolti ecclesiali e teologici". Continua: "Quale vescovo per esempio - sapendo che poi dovrà ricorrere alla CEI per i soldi necessari a sistemare un seminario o a riparare la cattedrale - alzerà mai la mano in assemblea generale per contestare le posizioni della presidenza?"

2) La fonte più ricca di dati e più attendibile è il rapporto annuale sulla secolarizzazione curato da Critica Liberale, una Fondazione diretta da Enzo Marzo che ebbe come primo presidente Norberto Bobbio. Le fonti su cui è costruito il rapporto sono documenti prodotti da enti o istituzioni che li pubblicano per i loro scopi (la Chiesa cattolica nel suo Annuario statistico, la Cei, l’Istat, il Miur, il Ministero della Salute).
-  Tre soli dati (sono del 2004 e ovviamente negli ultimi dieci anni sono peggiorati per la Chiesa). - battesimi: nel decennio 1994-2004 c’è stato un calo di circa 12 punti percentuali (dall’89,4% al 77,46% dei bambini nati in quell’anno - matrimoni: dal 1991 al 2004 i matrimoni concordatari sono scesi dall’82,53% al 68,83% delle legittime unioni. La percentuale delle nozze solo civili è passata dal 17,5% del 1991 al 31,2% del 2004 - unioni di fatto: sono passate da 207 mila del 1993 a 556 mila nel 2004.

3) Il Vaticano ha rifiutato due volte di firmare convenzioni internazionali sui diritti civili. La prima volta si è trattato del “no” alla depenalizzazione della omosessualità proposta dalla Francia e approvata dall’ONU: un rifiuto particolarmente grave perché in molti paesi l’omosessualità è punita addirittura con la pena di morte. Motivo del rifiuto: il timore che la lotta alla discriminazione degli omosessuali possa portare alla legalizzazione delle unioni tra gay. La seconda volta il Vaticano ha espresso il proprio dissenso nei confronti della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità - il primo trattato sui diritti umani del Terzo Millennio - entrata in vigore nel maggio del 2008. Il Vaticano ha rifiutato di firmarla perché il documento non ha inserito un divieto esplicito nei confronti dell’aborto.

4) “Non si può pretendere - argomenta Romano - che la Chiesa abbia un Papa piuttosto che un altro, come accadde nel 1903 quando l’Austria mise il veto all’elezione del cardinale Rampolla. Non si può condizionare la scelta di un vescovo all’approvazione dell’autorità civile, come pure accadde per molti secoli in Europa. Ma la Chiesa non può, a sua volta, intervenire nelle scelte elettorali dei cittadini o addirittura dare indicazioni di voto ai parlamentari cattolici”. E Romano ricorda, oltre a molti altri casi, che la Conferenza episcopale, con una nota del 27 marzo 2007, dichiarò che “la legalizzazione delle coppie di fatto era inaccettabile” e aggiunse: “Nessun politico che si proclami cattolico può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società. Sarebbe incoerente quel cristiano che sostenesse la legalizzazione delle unioni di fatto”. Il parlamentare cattolico aveva quindi il “dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro qualsiasi progetto di legge che possa dare un riconoscimento alle unioni gay”. Queste affermazioni - conclude Romano - non sono, compatibili, a mio avviso, con l’art. 1 del Concordato del 1984”.

* MICROMEGA, 30 novembre 2015


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