Attenti al Cav post-fascista
di Bruno Gravagnuolo (l’Unità, 17.09.2008)
Salvate il soldato Fini. Ancora sulla svolta «antifascista» di Fini. Inequivoca, netta, s’è detto. E conferma plateale della giusta battaglia «antirevisionista» contro le ambivalenze di An. E contro tutti quelli che hanno sempre negato la centralità del fondamento antifascista di Costituzione e Repubblica: da Della Loggia, a Pera, a Pansa, etc. Ora anche Fini lo dice chiaro e tondo: valore positivo e costituzionale, l’antifascismo! Nondimeno Fini è un po’ solo, dentro e fuori An. E Berlusconi tace e parla d’altro: «siamo tutti democratici e questo basta». Lo ha ribadito nel corso del grottesco Porta a Porta di ieri l’altro. Con la Vezzali e Miss Italia «coccodè», e Vespa scambiato... per Fede. Dunque, insidia trasformista. Con il Cav post-fascista e anti-antifascista (vedi lodi a Balbo). La Russa e Alemanno (post?) fascisti. E Fini all’angolo, e devitalizzato, da liberal-conservatore. Salvate il soldato Fini? Sì, nel senso di insistere sul tema. Ma fino a un certo punto, perché l’uomo è flessibile e ambizioso. E potrebbe finire da sgabello premierale del Cav post-fascista al Quirinale. Per meriti antifascisti...
Attali adieu. Evviva! Qualche volta il... bene trionfa. La «Attali» alla romana è naufragata. E Amato ha deciso di dare forfait. Ora è vero che stavolta ex malo bonum: il motivo addotto è stata la rivalutazione di Alemanno del fascismo. Ma quella commissione papocchio non andava fatta a prescindere. Per motivi di decenza politica. Non si progettano, in commissione bypartisan, futuro e sviluppo di Roma. Con famosi e non, e un ex premier (post)socialista nominato da un sindaco An. Adesso se la facciano loro la «commissione». Con l’ex ministro di Fi. Non più alla romana ma alla napoletana. Alla San Marzano.
Balbo assassinato? Un lettore di Ravenna, Tommaso Pagnani, ci chiama, dopo aver letto un nostro pezzo su Italo Balbo. E ci dice: «Mio padre Salvatore era a Tobruk, il 6 giugno 1940. Vide con chiarezza i due aerei italiani che volavano basso e rientravano verso il porto. Avevano lo stemma del fascio dipinto e ben visibile, e solo uno dei due fu mitragliato: quello di Balbo». Interessante. E però Folco Quilici, figlio di una delle vittime con Balbo (era il suo uomo di fiducia) ha scritto Tobruk 1940 (Mondadori). Dove esclude il complotto, pur confermando l’idea del «Balbo anti-Mussolini». Ricerca puntigliosa. E attendibile.